Cassazione

L’azienda elettrica paga se non rispetta l’impegno ad applicare la tariffa oraria

Nel conto anche l’abuso del processo e la minaccia di interrompere la sommistrazione malgrado il provvedimento cautelare imponesse alla società di proseguire l’erogazione

di Patrizia Maciocchi

(AdobeStock)

2' di lettura

Enel Energia Spa non mantiene l’impegno di applicare una tariffa differenziata per fasce orarie e tipo di consumi, installando un contatore utile a fare questo tipo di calcolo. E il giudice straccia il conto inviato dalla società ad un utente per chiedere circa 8 mila euro di conguaglio annuale, per consumi che neppure il Ctu era stato in grado di ricostruire. La società paga poi anche le spese per abuso del processo.

La promessa non mantenuta

La severità della Corte di cassazione (sentenza 534) è giustificata dal mancato rispetto di una promessa fatta al consumatore, attirato da un proposta conveniente sulle modalità di somministrazione dell’energia nella sua abitazione. La sorpresa al cittadino era arrivata con un conguaglio annuale, con il quale veniva richiesta la cifra di 8 mila euro. La risposta di Enel al rifiuto di pagare, era stata la minaccia di interrompere la fornitura.

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Per l’utente inevitabile cercare un giudice a Berlino per far valere le sue ragioni: due le richieste una, immediata, per ottenere un provvedimento cautelare che scongiurasse il rischio di un black out, e poi una causa di merito per la condanna di Enel alla risoluzione del contratto e al risarcimento per non aver ottemperato agli impegni presi: fasce orarie e contatore.

Impossibile quantificare i consumi

La Cassazione chiude la partita chiarendo che nulla è dovuto dall’utente, per consumi che neppure il Ctu era stato in grado di quantificare. Mentre la Società paga tutte le spese per abuso del processo, avendo insistito nel proposito di interrompere il servizio, nonostante il provvedimento del giudice che imponeva di proseguire l’erogazione. La misura cautelare non era, infatti, venuta meno, come riteneva la ricorrente, per il solo fatto che il cliente aveva chiesto la risoluzione del contratto. La fornitura era attiva ed era interesse del cittadino mantenerla e non farsela interrompere da Enel.

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