Il report

Brusaferro, Iss: «Con virus dovremo convivere, ma grazie ai vaccini lo controlleremo»

Quasi il 99% dei deceduti non aveva completato il ciclo vaccinale. Tra i morti che erano vaccinati si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media

di M.Se.

Covid, 4.522 nuovi casi e 24 morti

3' di lettura

Quasi 99 deceduti per Covid su 100 dallo scorso febbraio non avevano terminato il ciclo vaccinale, e fra quelli che invece lo avevano completato si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media.

Lo afferma un approfondimento contenuto nel report periodico sui decessi dell’Istituto Superiore di Sanità.

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Fino al 21 luglio sono 423 i decessi SARS-COV-2 positivi in vaccinati con “ciclo vaccinale completo” e rappresentano l’1,2% di tutti i decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti dallo scorso 1 febbraio (in totale 35.776 decessi).

Brusaferro: quarta ondata dipende da noi

«La quarta ondata dipende da noi, il virus stiamo imparando a conoscerlo e come tutta la tipologia di questi virus continua a mutare, quindi siamo davanti ad una sfida continua. Ma sappiamo anche quali sono le misure per rallentarne la circolazione. Oggi abbiamo la vaccinazione e grazie allo sforzo globale dell’uomo stiamo modellando, per la prima volta, una pandemia». Lo ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ospite del webinar “L’Italia dei vaccini” promosso dall’Osservatorio Riparte l’Italia. «il virus circolerà ma la capacità di controllarne la diffusione dipenderà dalla nostra capacità di vaccinarci, e poi dalla nostra capacità di mantenere l’attenzione - ha rimarcato - e le precauzioni con alcune piccole misure, dalla mascherina al distanziamento, che possono aiutarci in maniera decisiva». «Oggi guardiamo all’Italia che ha i vaccini e li mette in campo, ma dall’altra parte del Mediterraneo i vaccini sono meno disponibili», ha ricordato Brusaferro.

Il presidente dell’Iss ha poi ribadito come «la vaccinazione a ciclo completo riduce in maniera spettacolore il rischio di finire in terapia intensiva o di morte, parliamo di ridurre del 95-97% la probabilità che se contrai l’infezione necessiti di un ricovero in rianimazione». L’Italia, ha aggiunto, «sta facendo, con altri paesi europei, una campagna unica nella storia, ma basta attraversare il Mediterraneo per vedere milioni di persone non coperte da vaccino, in cui il virus continua a circolare e mutare».

«Con questo virus dovremo convivere, controllandolo»

«L’immunità di gregge o di comunità – ha specificato Brusaferro – è qualcosa che dobbiamo valutare, quello che possiamo certamente ottenere tanto più quanto riusciremo a vaccinare è rallentare e controllare la pandemia. L’immunità di gregge, con un virus di queste caratteristiche e un contesto internazionale dove continua a circolare, è un qualcosa che non possiamo definire come tale ma possiamo parlare di una immunità che ridurrà significativamente la circolazione. Ma con questo virus dovremmo conviverci sapendo che sapremo controllare la situazione e riducendo al minimo i rischi e i danni» ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Età media più alta e maggior numero di patologie

L’1 febbraio, spiega l’Iss, è scelto come data indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall’inizio della campagna.

L’analisi è basata su un campione di 70 cartelle cliniche dei 423 decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti fino al 21/07/2021 in vaccinati con “ciclo vaccinale completo” (16.5%). Rispetto alla totalità dei decessi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche, rileva l’Iss, nel campione dei deceduti con “ciclo vaccinale completo” l’età media risulta decisamente elevata (88.6 vs. 80 anni).

Inoltre, il numero medio di patologie osservate in questo gruppo di decessi è di 5,0, molto più elevato rispetto ai decessi della popolazione generale (3,7).

«Da febbraio a oggi – ha sottolineato Silvio Brusaferro – ovvero, da quando abbiamo iniziato a vaccinare anziani e fragili, il 99% delle vittime Covid non aveva fatto un ciclo vaccinale completo, e dati che usciranno a breve lo confermeranno. Inoltre la vaccinazione a ciclo completo riduce in modo spettacolare il rischio di terapia intensiva, del 95-97%».

Complicanze e terapie

Dopo l’insufficienza respiratoria acuta, le sovrainfezioni sono le complicanze maggiormente diffuse nelle persone decedute con ciclo vaccinale completo. Terapia antibiotica e steroidea sono le terapie più utilizzate su questi pazienti.

Possibile ridotta risposta immunitaria

“I risultati qui presentati - conclude il report - possono avere due possibili spiegazioni. In primis, i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati.

In secundis, questo risultato può essere spiegato dal fatto che è stata data priorità per la vaccinazione alle persone più anziane e vulnerabili e che quindi questa rappresenta la popolazione con maggiore prevalenza di vaccinazione a ciclo completo alla data in cui è stata eseguita questa valutazione”.

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