In Estremo Oriente il culto della natura è, o è stato in epoca pre-moderna, un atteggiamento filosofico profondo, capace di determinare la vita quotidiana, e non un semplice vezzo; se il re e i cortigiani di Versailles si baloccavano (a volte) con travestimenti da contadini e pastorelle, la corte imperiale giapponese si trasferiva in blocco in campagna per assistere alla fioritura dei ciliegi. A Tokyo si possono tuttora visitare – noi a suo tempo lo abbiamo fatto – i diversi giardini che si ispirano alle differenti versioni dello zen, ed esiste un’arte antica, l’Ikebana, che si esplica nella coltivazione e nella composizione dei fiori. Le peonie, note anche come “rose senza spine”, hanno avuto origine in Oriente (a quanto pare in Cina, benché fossero note già nella Grecia antica e citate nell’Iliade), e nella Cina e nel Giappone di oggi si trovano appassionati disposti a pagare per il privilegio di sedersi di fonte a un cespuglio di questi fiori e ammirarlo.

In Italia gli amanti delle peonie stanno aumentando, ed è a loro, ma non solo a loro, che è rivolto il libro “Peonie” (Ediagricole New Business Media, 222 pagine, 22 euro) scritto da Lucia Romani Adami, vivaista specializzata in tali piante. L’apparenza del volume è di un manuale di giardinaggio, che in quanto tale difficilmente troverebbe collocazione nella sezione Cultura de lastampa.it, ma in realtà nelle sue pagine c’è molto di più: cultura, storia e sì, anche consigli di giardinaggio, accostando filosofia e pratica, e questo è molto orientale come ispirazione. Tenete a mente “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”.

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