Bagnolo in Piano, la scuola dove si impara con l’enigmistica

È stata inserita fra le materie dell’istituto Comparoni: il cruciverba è diventato uno strumento per insegnare l’italiano, la storia, la geografia e la matematica
Bagnolo in Piano la scuola dove si impara con lenigmistica

L’enigmistica per imparare. Nella scuola di Bagnolo in Piano, poco distante da Reggio Emilia, è stata inserita fra le materie di insegnamento dell’istituto Ezio Comparoni. Il cruciverba, dalla scorsa primavera, è diventato uno strumento per insegnare l’italiano, la storia, la geografia e la matematica. Chiaramente non l’unico, come precisa, parlando a Repubblica, Grazia Luisa Porzio, docente di Lettere alle scuole medie: «Non immaginatevi verifiche di soli cruciverba e sudoku: il metodo "enigmistico" è all’opposto: sono gli studenti a costruire i cruciverba, scrivendo le tracce che servono a trovare la soluzione». E il giudizio sarà più positivo quanto più gli studenti riusciranno a dare una definizione precisa e sintetica.

L’idea di utilizzare l’enigmistica a scuola è venuta all’assessore al Bilancio Roberto Dallari, che in campagna elettorale aveva promesso un «festival dell’enigmistica»: dal 14 al 17 ottobre, quest’anno, ci sarà la prima edizione, con un programma fatto di incontri letterari, tornei e un maxi cruciverba lungo 10 metri. Durante l’organizzazione dell’evento, «è nata l’idea di coinvolgere l’istituto comprensivo. Da tempo sono convinto che l’approccio "enigmistico", inteso come sviluppo del pensiero laterale per risolvere problemi semplici o complessi, sia di grande aiuto nella vita», ha spiegato Dallari. «Anche agli esami di ammissione. Ho notato molte analogie tra i test universitari e La Settimana Enigmistica. E così le scuole dirette da Chiara de Ioanna hanno sposato il progetto».

In classe, gli studenti si esercitano a creare i cruciverba, più che a risolverli. «In un orizzonte lessicale sempre più pieno di neologismi, acronimi e abbreviazioni, affinare capacità logiche può essere utile a padroneggiare meglio lingua e ragionamento», aggiunge la professoressa Porzio, referente del progetto. «Un esempio? Anziché sottolineare i complementi in una frase già data, chiediamo di formarne una ex novo. Anche questo è un approccio enigmistico. Molti ragazzi mi chiedono a cosa serva l’analisi logica in un’epoca in cui Google risponde a tutto. Ma quando si parla davanti a un pubblico in carne e ossa lo smartphone serve a poco».

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