Tutta la gestione del fascicolo sulla strage della funivia del Mottarone nel tribunale di Verbania è irregolare. Il balletto di competenze tra giudici, l’anomala informalità dei provvedimenti, la ripetuta assenza del capo dell’ufficio, le comunicazioni via mail e chat, l’arbitrarietà dei criteri di assegnazione e (soprattutto) sottrazione del fascicolo configurano «un triplo pasticcio» senza precedenti nella storia giudiziaria italiana. Questa la conclusione della settima commissione del Consiglio superiore della magistratura, che non senza imbarazzo ha esaminato il dossier bocciando i tre provvedimenti del tribunale. Mercoledì prossimo il documento sarà discusso e votato dal plenum.

La vicenda era diventata di dominio pubblico dopo che il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, aveva sottratto il processo alla giudice per l’indagine preliminare Donatella Banci Buonamici, che pochi giorni prima aveva annullato l’arresto dei tre indagati disposto dalla Procura. Le Camere Penali, principale associazione degli avvocati penalisti, avevano proclamato uno sciopero denunciando «l’inusitata decisione di inaudita gravità» che, dietro «implausibili formalismi burocratici», otteneva l’obiettivo di «eliminare bruscamente dal processo un giudice che adotta decisioni sgradite al pm».

Diversi consiglieri del Csm avevano sollevato il caso. I consiglieri Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita avevano chiesto «immediatamente» approfondimenti, per «valutare con la massima tempestività la correttezza della decisione adottata». Loredana Miccichè, Paola Braggion, Antonio D’Amato e Maria Tiziana Balduini (Magistratura Indipendente) si erano associati alla richiesta, affinché «la commissione competente fosse investita con urgenza della questione».

Al di là del clamore mediatico della polemica, il Csm deve sempre verificare la regolarità con cui vengono assegnati i fascicoli negli uffici giudiziari, secondo tabelle predefinite in modo da rispettare il principio naturale del giudice naturale. Cosa che è stata fatta in due tempi. Prima il Consiglio giudiziario di Torino (organo misto composto da magistrati, avvocati e docenti) ha raccolto i documenti e ascoltato i protagonisti. Poi ha inviato le carte a Roma.

Dal dossier si scopre che in realtà sono tre i provvedimenti sotto esame. Il primo risale a febbraio. La gip Elena Ceriotti viene esonerata dal presidente del tribunale fino a fine maggio, «per smaltire l'arretrato». I nuovi fascicoli vengono distribuiti agli altri gip. Il provvedimento, dice ora il Csm, è sbagliato nei presupposti, irrituale per la mancata comunicazione formale, confuso nei meccanismi che determina per la distribuzione dei fascicoli tra giudici.

Il secondo provvedimento è quello con cui, il 27 maggio, quattro giorni dopo la strage, la presidente della sezione gip, Banci Buonamici, «assegna a sé medesima il fascicolo con l'assenso del presidente del tribunale» anziché smistarlo alla collega Annalisa Palomba, come previsto dalle tabelle stabilite a febbraio. «Era impegnata in altra udienza», si difende la Banci. Falso, accerta il Csm: l'udienza era finita alle 13,02 e la Palomba era libera nei due giorni successivi. In ogni caso, altri giudici supplenti avrebbero potuto occuparsene.

Il terzo provvedimento è di nuovo del presidente del tribunale, Montefusco: il 7 giugno, mentre la Banci sta per decidere sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dagli indagati e dopo che i due hanno avuto intense conversazioni, le toglie il fascicolo e lo assegna alla Ceriotti, poiché nel frattempo «il suo esonero è finito». In realtà il provvedimento risulta «privo di presupposti legali», difettosamente motivato, in contrasto con i precedenti. Questa è la più grave delle «plurime violazioni», rilevata dal Csm con più nettezza rispetto al parere del Consiglio giudiziario di Torino, che pure aveva definito il provvedimento «contraddittorio, infondato, incoerente».

E ora? Gli atti giudiziari (sia della Banci che della Ceriotti, che giusto ieri ha dato il via all’incidente probatorio) restano validi. La palla torna al presidente del tribunale che, «in modo conforme» alla decisione del Csm, dovrà decidere a chi assegnare definitivamente il fascicolo. Possibile un altro cambio di giudice (e sarebbe il terzo) sebbene in pieno incidente probatorio finirebbe per aumentare i problemi, creando ulteriori motivi di incompatibilità in un piccolo ufficio giudiziario.

Quanto al Csm, il caso non è chiuso. Potrebbe valutare eventuali motivi di incompatibilità ambientale tra i magistrati protagonisti della vicenda e provvedimenti sulle loro carriere. Le comunicazioni sono agli atti, assieme all'audizione torinese, «molto ricca» secondo diverse fonti, della gip Banci.

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