Adulti in sovrappeso, Eurostat: in Italia percentuale più bassa Ue

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Col 46% è ben al di sotto della media europea del 53%. Lo certificano i dati forniti da Eurostat riferiti al 2019

In Italia gli adulti in sovrappeso sono il 46%, una percentuale significativa, ma la più bassa tra i Paesi dell'Unione europea. Lo certificano i dati forniti da Eurostat riferiti al 2019, secondo cui la media europea di persone con i chili di troppo è pari al 53%. In generale, in Ue la percentuale è superiore tra gli uomini rispetto alle donne, e più è anziana la fascia di età, maggiore è la quota di persone in sovrappeso (ad eccezione degli over 75): la quota più bassa si registra tra i soggetti di età compresa tra i 18 e i 24 anni (25%), mentre le persone tra i 65 e i 74 anni hanno la quota più elevata (66%).

Altri numeri

I dati Eurostat evidenziano anche che la percentuale di persone in sovrappeso sembra diminuire all'aumentare del livello di istruzione: con un basso livello di istruzione la media si attesta al 59%, con un'istruzione media al 54% e al 44% per gli adulti con un livello di istruzione elevato.
Tra i risultati emerge, inoltre, che la percentuale di adulti in sovrappeso varia tra gli Stati membri dell'Ue, con le quote più elevate registrate in Croazia e Malta, dove il 65% degli adulti era considerato sovrappeso nel 2019. Le quote più basse sono invece state registrate in Italia (46%), Francia (47%) e Lussemburgo (48%).

Coldiretti: in sovrappeso 1 bimbo su 3

Tra i bambini, invece, secondo quando emerso da una recente analisi della Coldiretti, il 30% (quasi un bimbo su tre) è obeso o in sovrappeso, con una tendenza aggravata dalla pandemia. I lockdown e le misure di prevenzione contro il Covid con la chiusura a più riprese delle scuole, secondo Coldiretti hanno "impattato in modo rilevante sulla salute dei minori", portando a un aumento del consumo di cibi spazzatura e bevande zuccherate, a fronte di una diminuzione del tempo dedicato all'attività fisica e a un incremento delle ore passate davanti alla tv e al pc. Da uno studio dell’Università di Buffalo condotto in collaborazione con l’Università di Verona è emerso che il blocco degli spostamenti ha portato bimbi e adolescenti a consumare in media un pasto in più (spesso a base di cibi spazzatura e bibite gassate), a ridurre il consumo di frutta e verdura, a incrementare di ben 5 ore il tempo passato davanti allo schermo e a dedicare meno tempo all'attività fisica. Quest'ultimo effetto si è verificato soprattutto tra i bimbi che vivono nei grandi centri urbani e che non hanno avuto a disposizione un giardino o uno spazio verde.

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