Covid, scatta il Freedom Day in Inghilterra: stop alle restrizioni

di Luigi Ippolito

Da mezzanotte pub e discoteche aperti e senza più limite al numero di persone che possono radunarsi. Ma molte persone continuano ad indossare la mascherina

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DAL CORRISPONDENTE LONDRA È scattato il Freedom Day, ma non ha il sapore della libertà: da oggi in Inghilterra sono cadute praticamente tutte le restrizioni imposte a causa del Covid, eppure nella realtà si fa fatica ad accorgersene. Stamattina nei supermercati c’era più gente con la mascherina che senza e perfino per strada, dove non è mai stata obbligatoria, in tanti continuavano a indossarla.

La verità è che l’opinione pubblica è molto più cauta del governo di Boris Johnson, che pure dal canto suo ha avvolto in mille distinguo la fine delle limitazioni. Solo il 31 per cento della popolazione ritiene che Boris abbia fatto bene a togliere i divieti, mentre il 55 avrebbe preferito mantenerli.

E il primo ministro, pur non potendo fare marcia indietro, pena il suicidio politico, ha fatto di tutto per frenare gli entusiasmi: «Dobbiamo ricordarci che questo virus è ancora lì fuori – ha detto -. I casi stanno salendo, possiamo vedere quanto la variante Delta sia estremamente contagiosa. Allora vi prego, vi prego, vi prego, siate cauti. Fate il prossimo passo con tutta la prudenza e il rispetto per le altre persone e per i rischi che la malattia continua a presentare».

Sul piano pratico, la tappa finale del recupero della libertà non era una svolta radicale: la grande riapertura era già avvenuta il 17 maggio, con la ripresa di pub, ristoranti, cinema, teatri e palestre. Quello che cambia da oggi è che le mascherine non sono più obbligatorie in nessun caso, i locali pubblici possono operare a piena capacità, le discoteche e i grandi eventi ripartono e non c’è più la raccomandazione a lavorare da casa.

Tuttavia è la portata simbolica del Freedom Day che era importante. Voleva essere il segnale del ritorno alla normalità, ma il dilagare della variante Delta lo ha praticamente svuotato. Pur essendo venuto meno l’obbligo legale, lo stesso governo, spaventato dall’impennata dei contagi, ha detto che «ci si aspetta» che la gente continui a indossare le mascherine nei luoghi affollati: e così i supermercati raccomandano ai clienti di portarle (e lo staff le indossa ancora al completo), mentre il sindaco di Londra chiede che restino in uso sui mezzi pubblici. Anche negli uffici, stamattina non c’è stata la corsa alla scrivania: la maggioranza continua a lavorare da casa.

La gente, d’altra parte, non ha bisogno di farsi pregare. Secondo i sondaggi, meno diun terzo degli adulti andrebbero a una festa affollata e solo poco di più sarebbe dell’idea di recarsi a teatro. Addirittura, appena il 20 per centro dei giovani è disposto a entrare in una discoteca: e anche se ieri notte c’erano le code davanti a molti locali da ballo, la maggioranza si tiene alla larga.

Un atteggiamento che comincia a destare preoccupazione fra gli psicologi: c’è chi parla di «sindrome della caverna», della paura di riemergere all’aperto dopo un lungo periodo di cattività, che ha finito per far introiettare timori e abitudini. Ma conta soprattutto il fatto che gli esperti prevedono che si raggiungeranno presto i 100 mila contagi al giorno, anche se il governo giustifica la riapertura col fatto che il successo dei vaccini tiene molto basso il livello di ospedalizzazioni e decessi.

Le critiche a Johnson non mancano, sia da parte degli scienziati che dell’opposizione, con il leader laburista Keir Starmer che ha bollato la fine delle restrizioni come un errore avventato: «Il primo ministro – ha detto – ha essenzialmente messo tutta la nazione in una macchina, ha schiacciato l’acceleratore e ha tolto la cintura di sicurezza».

Chi va in serafica controtendenza è il principe Carlo: che ha fatto sapere che cestinerà la mascherina e la indosserà solo se gli verrà esplicitamene richiesto (e vedremo chi oserà farlo).

19 luglio 2021 (modifica il 19 luglio 2021 | 12:26)