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Green pass dopo due dosi: ipotesi estensione a trasporti e locali

Il governo valuta anche un maggior ricorso a tamponi, tracciamento e l’ipotesi di quarantena di 5 giorni per chi arriva dai Paesi con alto tasso di contagi

Aggiornato il 15 luglio 2021, ore 13:45

Covid, pressing per il pass alla francese

4' di lettura

Con l’avanzare della variante Delta il governo discute nuove misure di contenimento del virus. L’Italia ha superato la soglia dei 25 milioni di immunizzati contro il Covid, il 47% della popolazione sopra i 12 anni. Ma i contagi restano in risalita, tanto che quattro regioni rischiano il ritorno della zona gialla, e per dare ulteriore impulso alla campagna vaccinale specie tra giovani e over 60 si fa strada l’ipotesi del Green pass allargato. Anche se la linea maggioritari nel governo sembra di puntare a una “via italiana” più “blanda” rispetto al modello francese (Macron ha annunciato l’estensione del pass sanitario, da agosto, ai caffé, ai ristoranti, ai centri commerciali, agli aerei, ai treni, ai pullman di lunga percorrenza, e strutture mediche). Il tema sarà affrontato nei prossimi giorni, con una cabina di regia che potrebbe essere convocata da Draghi a inizio settimana, lunedì o martedì. Ancora prima il presidente del Consiglio potrebbe chiedere un parere al Cts.

La via italiana, ipotesi obbligo per trasporti a lunga distanza

È stata la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini a parlare di «via italiana al Green pass». Anche il sottosegretario al ministero della Salute Pierpaolo Sileri ha chiuso all’ipotesi di un green pass sul modello francese («Non ha senso con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi»).

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Il quadro non è ancora definito. In base alle ipotesi che sono circolate in queste ore, non sarà necessario per andare a mangiare al ristorante o per bere un caffé al bar, ma il green pass (che attesta lo stato di vaccinazione, di guarigione dal Covid o la negatività di un recente tampone) che già oggi viene utilizzato per partecipare a matrimoni o effettuare visite alle Rsa, potrebbe essere esteso: dai di trasporto a lunga percorrenza come i treni, all’ingresso in palestra, in piscina e in discoteca (in questo modo i locali potrebbero riaprire: il via libera potrebbe essere il 24 o il 26 luglio).

Green pass solo dopo il richiamo

Unico dato certo in vicenda green pass sembra che sia questo. Il green pass sarà rilasciato soltanto a vaccinazione completa, ossia solo dopo il richiamo, mentre allo stato attuale basta la prima dose. Infine, la terza componente della strategia con cui il governo punta a contenere la variante Delta: un’ulteriore proroga dello stato di emergenza, che allo stato attuale scadrebbe il 31 luglio e che a questo punto potrebbe essere prolungato almeno fino a fine ottobre. Tutte queste soluzioni dovrebbero essere adottate da una cabina di regia, ovvero il tradizionale vertice tra il presidente del Consiglio e i rappresentanti delle forze della maggioranza, probabilmente all’inizio della prossima settimana.

I nodi da sciogliere

Sul tema del pass resta però una serie di nodi da sciogliere, come quello della costituzionalità, oltre ai problemi di privacy che ne scaturirebbero e che poi andrebbero presi in esame dal Garante.

Le mascherine all’aperto

Sempre a fine luglio scade l’ordinanza che toglie le mascherine all’aperto ma solo nelle «zone bianche» e che dovrebbe anch’essa essere prorogata. C’è poi la questione dell’apertura delle discoteche sulla quale il Governo prende tempo (la data iniziale era il 10 luglio): l’accesso dovrebbe essere garantito solo a chi ha il green pass. Ma si studia anche l’ipotesi di quarantena di 5 giorni per chi arriva in Italia dai Paesi con alto tasso di contagi (come Spagna e Portogallo), nonché l’obbligo per le Regioni di effettuare un numero fisso di tamponi per rimanere in fascia bianca.

Allerta variante Delta

L’ultimo monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità fotografa la situazione e mette in guardia dai rischi. «La circolazione della variante delta è in aumento in Italia. Questa variante - si legge - sta portando a un aumento dei casi in altri paesi con alta copertura vaccinale, pertanto è opportuno realizzare un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi». Di qui la necessità di «continuare a monitorare con grande attenzione la circolazione delle varianti del virus SarsCoV-2»; «rafforzare le attività di tracciamento dei casi e dei contatti di caso»; «applicare tempestivamente e scrupolosamente sia le previste misure di contenimento della trasmissione, che le misure di isolamento e quarantena».

L’andamento delle vaccinazioni

Attualmente il 42,7% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. Il 14,8% ha ricevuto una sola dose. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 67,7% mentre il 47,4% è completamente vaccinato. Ma ci sono ancora circa 20 milioni di over 12 da vaccinare. Mentre il tasso di mortalità tra chi ha ricevuto il ciclo completo è praticamente pari a zero e la copertura contro l’infezione sfiora l’80%.

Ipotesi modifica dei parametri

È presumibile che l’aumento dei contagi possa far entrare alcune regioni di nuovo in fascia gialla nelle prossime settimane. Almeno finché il parametro di riferimento sarà solo quello dei 50 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. Le regioni sono in pressing per una rimodulazione degli indicatori. Chiedono che pesi di meno il numero di contagi e più il numero dei ricoveri, visto che il primo aumenterà nelle prossime settimane («A fine agosto potrebbero essere oltre 30mila al giorno, cioè quanti oggi in Gran Bretagna», secondo Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Ct) mentre il secondo dovrebbe restare abbastanza stabile grazie al progressivo ampliamento della platea vaccinale.

Più tamponi

E i tecnici del ministero della Salute studiano anche criteri più stringenti sul numero minimo di tamponi da eseguire per non farsi sfuggire il virus. Se ne era parlato già a maggio quando si erano ipotizzati 100 test ogni 100mila abitanti in «zona bianca», 150 tamponi in «gialla», 250 in «arancione» e 500 in «zona rossa».

Quarantena a cinque giorni

Dopo l’aumento di casi in Spagna e Portogallo il ministero della Salute sta valutando infine di introdurre una quarantena obbligatoria di cinque giorni per chi torna in Italia da questi Paesi. Una misura già applicata per chi rientra dal Regno Unito e che si potrebbe ritenere necessaria per evitare quanto era accaduto la scorsa estate quando ci fu un’impennata di nuovi contagi provocata proprio dal ritorno incontrollato di chi aveva trascorso le vacanze all’estero. Un’eventualità da scongiurare in vista della ripresa di settembre delle attività e soprattutto perché le scuole — questo è l’obiettivo dichiarato del governo — possano riprendere con gli studenti al 100% in classe. E per questo si sta cercando di incentivare la vaccinazione dei professori, così come degli studenti che hanno più di 12 anni.

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