Il ritorno di Ciampolillo (di nuovo sul filo di lana): «Il mio voto li ha salvati»

di Tommaso Labate

L’ex 5 Stelle era tra gli incerti sulla richiesta di sospensiva del ddl Zan, ma poi è stato decisivo il suo sì

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«Ho salvato il ddl Zan? Pare proprio che sia così». Lesto come la manona sinistra di Gigio Donnarumma sull’ultimo rigore calciato dall’Inghilterra — e, per una volta, senza che ci sia qualcuno a dirgli «’ndo stai?», come ha fatto il premier Draghi col portiere della Nazionale — l’indice rapace della mano destra di Alfonso Ciampolillo, ormai «Lello» per tutti, scongiura il ritorno in commissione della legge che sta infiammando Palazzo Madama. L’uomo che a fine gennaio aveva scritto la prima pagina di storia della moviola applicata a una votazione di fiducia di Palazzo Madama, con la presidente Casellati chiamata a verificare al fotofinish se avesse risposto alla chiama sul governo Conte II in tempo utile perché il suo «sì» fosse valido, torna a scrivere il suo nome nella cronaca politica che conta.

Cambiano le stagioni, allora era inverno pieno e oggi è estate inoltrata; cambiano gli orari della votazione, quella volta era notte e adesso è giorno; cambia l’oggetto del contendere, dall’ultima fiducia incassata al Senato da Conte alla legge sull’omotransfobia: ma l’uomo che dentro l’emiciclo che fa sì o no con la testa all’ultimo secondo, e che decide che si fa come dice lui, rimane sempre lo stesso. E cioè Ciampolillo. Certo, nel celebre precedente era stato il marcatore decisivo di una vittoria di Pirro, visto che la strada che col suo voto avrebbe dovuto traghettare il suo corregionale Conte dal «bis» al «ter» si sarebbe interrotta all’improvviso. Stavolta chissà, la norma sostenuta da Pd, M5S, Leu e Sinistra va avanti, anche se dovrà passare attraverso il voto segreto.

Corsi e ricorsi di una storia che si ripete, e che vede il senatore pugliese come lo spietato condor della pulsantiera del Senato pronto a incidere il suo nome sul tabellone quando il gioco si fa duro. La richiesta della sospensiva del centrodestra, che avrebbe ricacciato in commissione il ddl Zan, era a un passo dal risultare approvata, con sì e no assestati su 135 effettivi a testa. Se poi è finita 136 a 135, con un risultato che consente al disegno di legge di proseguire il suo iter in Aula, è stato per un punto che il senatore ex M5S, poi capofila di quei contiani di ritorno ascritti alla truppa dei «responsabili», si è autoattribuito.

«Ho salvato il ddl Zan? Pare proprio che sia così», è la frase ricolma di malcelata modestia che Ciampolillo ha messo a verbale a fine votazione. Ascritto al fronte degli indecisi, col suo nome escluso dai tabellini che gli osservatori di Palazzo avevano diligentemente compilato sulla sospensiva per separare i favorevoli dai contrari, il parlamentare talmente amico degli alberi da eleggerne uno come sua residenza segna un punto contro Salvini. E anche uno contro Renzi, che pure ha votato insieme a lui. L’ultima volta, sul governo Conte, i due «Matteo» ebbero la meglio alla distanza. Anche stavolta deciderà la storia, quel tempo lungo su cui la mano di Ciampolillo può poco. Sulla cronaca, s’è visto anche ieri, va fortissimo.

14 luglio 2021 (modifica il 14 luglio 2021 | 22:13)