Il parere degli esperti

Obbligo vaccinale o Green pass: «Modello Macron anche in Italia»

Da Roberto Burioni ad Andrea Crisanti, gli esperti chiedono di «valutare» l’obbligo di vaccinazione o del Certificato Covid Ue. L’esempio della Francia di Macron

di Alberto Magnani

Articolo aggiornato il 14 luglio alle ore 10:11

Virus rialza la testa: "i vaccini proteggono fino al 100%"

5' di lettura

Da forme di lockdown «selettivo» per chi rifiuta il vaccino a un obbligo a tutti gli effetti, magari parametrato sulle fasce anagrafiche più restie alla somministrazione. La risalita dei casi di Covid, trainata dalla proliferazione della variante Delta, sta spingendo virologi ed infettivologi a chiedere una revisione sulla libertà di non vaccinarsi, considerata come una delle falle nella campagna di somministrazioni italiana.

Nel mirino sembra esserci soprattutto la fascia degli ultra 60enni, con un “buco” di 2,5 milioni di persone rispetto alla tabella di marcia delle vaccinazioni, ma la stretta potrebbe allargarsi ad altri blocchi della popolazione. Come? Una delle ipotesi, emersa anche da fonti vicine al governo, è di seguire l’esempio della Francia di Macron e rendere obbligatorio quasi ovunque il cosiddetto Green Pass (il Certificato Digitale Covid). Ma le soluzioni prospettate sono diverse e non si esauriscono nel ricorso, tassativo, al certificato europeo. Vediamole.

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Andreoni: valutare l’obbligo per gli over 60

Fra le posizioni più aperte sull’obbligo vaccinale c’è quella di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.

Andreoni sostiene che si debba «ragionare seriamente» su qualche imposizione per gli over 60, dove l’incidenza di «esitanti» o scettici è così elevata da intralciare l’andamento dell’intera campagna. «C’è in ballo il bene della collettività», ha aggiunto, sottolineando che «gli oltre 2 milioni di over 60 che ancora non sono vaccinati sono un macigno enorme».

Il blocco anagrafico ha rappresentato da subito una delle categorie più ostiche per il processo di somministrazioni dei farmaci, anche se non sono del tutto chiare le motivazioni del gap rispetto ad altri gruppi anagrafici. Fra le ipotesi ci sono una conoscenza meno diffusa dei farmaci in sé o una minore dimestichezza con i sistemi di prenotazione, oltre a quote di scettici o «esitanti» diffusi in tutte le generazioni.

Burioni: soluzione politica, obbligo vaccinale per tutti

Roberto Burioni, professore di Virologia all’Università San Raffaele di Milano, ha ingaggiato da diverso tempo una battaglia personale contro il mondo dei cosiddetti no vax. Non stupisce la sua polemica sulle quote di popolazione ostili al vaccino anti-Covid, rianimata da un tweet dove accusa gli scettici di alimentare i contagi, né la sua spinta per misure più rigide sulle somministrazioni.

Nel suo caso, la proposta è quella di un obbligo vaccinale universale, tanto più impellente con il boom di casi legati alla variante Delta. La scelta, ammette, sarebbe «politica e non scientifica». In Italia, ha scritto sempre via Twitter, «finiscono in rianimazione ultracinquantenni che hanno rifiutato il vaccino con una folle scelta e si infettano giovani non ancora vaccinati. La soluzione è a portata di mano ma è politica e non scientifica: obbligo per tutti».

Crisanti: vaccino obbligatorio può aiutare. La provocazione: niente copertura medica ai no vax

Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell'Università di Padova, si era schierato nel 2020 a favore dell’obbligo di vaccinazione contro il Covid. In un secondo momento ha smussato la posizione, mantenendo comunque la linea del rigore su tempi e urgenza della campagna di somministrazioni.

In una intervista all’agenzia Adnkronos, Crisanti ha ribadito che l’obbligatorietà del vaccino «potrebbe aiutare», ma non è facile ingiungerla senza precondizioni specifiche (come nel caso della scuola, dove la vaccinazione «è legato all'ammissione» dei bambini). In maniera più provocatoria, Crisanti ha suggerito anche l’ipotesi di «levare» la copertura sanitaria a chi rifiuta di farsi inoculare il vaccino per ragioni di pregiudizio od ostilità ideologica al farmaco. «Ci sono persone che non si vogliono vaccinare per pregiudizio - ha fatto notare in un collegamento con la trasmissione In Onda - In quel caso, penso che il miglior deterrente che ci sia è togliere la copertura sanitaria se si prendono il covid: un giorno in rianimazione costa 2.500 euro, non capisco perché lo debba pagare il servizio sanitario, visto che è una decisione loro».

Bassetti: chi non si vaccina stia a casa

Anche Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, non ha mai evocato esplicitamente l’obbligo di vaccinazione. Ma la sua linea è orientata verso la maggior severità possibile nei confronti di chi sceglie di non vaccinarsi, con tanto di ipotesi di un lockdown “selettivo” per i no vax.

«Abbiamo una fascia di resistenza alla vaccinazione più ampia di quello che prevedevo, si parla di un 20-25% della popolazione: arriveremo ad ottobre probabilmente con un italiano su 5 non vaccinato - ha detto Bassetti in un intervento alla trasmissione Stasera Italia - È tanto, parliamo di 12-14 milioni di italiani», dice il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova a Stasera Italia.

Da qui l’ipotesi, accolta da diverse contestazioni, di un lockdown riservato alla popolazione che rifiuta il vaccino, come forma di tutela delle libertà riacquisite da chi si è sottoposto al ciclo completo di somministrazioni.

«Negli ultimi giorni ho sentito parlare di lockdown o nuove zone rosse - ha detto - Se uno non vuole vaccinarsi, a casa ci starà lui. La stessa cosa nella scuola: non potremo pensare di mettere ragazzi vaccinati in Dad».

Green pass? Ok, ma più rigido

Le posizioni sembrano convergere di più sull’obbligo del Certificato digitale Covid, il documento Ue noto in Italia col vecchi nome di Green Pass. L’approccio si ispira a quello inaugurato nella Francia di Emmanuel Macron, dove la certificazione diventerà indispensabile per l’accesso a cinema, teatri, bar, ristoranti, treni e aerei (mentre è già scattato l’obbligo vaccinale per i sanitari).

L’ipotesi di importare il modello francese in Italia, ora discussa in ambito governativo, può funzionare come un compromesso perché non creerebbe discriminazioni: il certificato è accessibile ai vaccinati, certo, ma anche a chi si è sottoposto al test con esito negativo o è guarito dal Covid nei sei mesi precedenti.

Tre casi diversi che garantiscono un margine di scelta e possono fare da leva alle richieste di vaccini, come successo in Francia con il boom di 2 milioni di prenotazioni in 24 ore.

La tesi è sposata da Bassetti del San Martino («Ogni attività deve essere regolamentata dal Green pass. E questo è uno strumento per incentivare chi non si è vaccinato») e da Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano. «Io credo - ha detto Pregliasco ad Adnkronos - che sia l’elemento per facilitare un’adesione al vaccino». È un modo, aggiunge, «per riuscire a contemperare una convivenza civile col virus. Quindi ognuno di noi si prende la responsabilità e l’onere degli eventi avversi che possono capitare, però lo si fa in un’ottica di solidarietà e di qualità di vita complessiva della comunità. Dobbiamo pensare anche agli altri, a noi stessi e ai nostri fragili».

Burioni del San Raffaele di Milano ritiene «inevitabile» che si arrivi a un obbligo analogo a quello francese. Crisanti (Università di Padova) aveva manifestato qualche perplessità sullo strumento.

Ora sembra più favorevole, ma chiede di «adattarlo» e integrarlo con nuove misure restrittive. Il modello originario del pass, ha dichiarato Crisanti, è stato «travolto» del virus e va calibrato sull’emergenza: «Al di là del certificato - ha detto Crisanti - sarebbe importante non poter viaggiare senza due dosi o un tampone molecolare recente e in ogni caso cinque giorni di quarantena. E a parte quest’ultima vorrei le stesse garanzie al ristorante e vorrei in discoteca».

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