Sei già abbonato? Accedi
Hai scelto di non dare il consenso alla profilazione pubblicitaria e del contenuto e di aderire all’offerta economica equivalente.
Accesso Consentless

Naviga il sito di Iodonna.it, Amica.it, Oggi.it, Living.corriere.it, Viaggi.corriere.it, Abitare.it e Style.corriere.it rifiutando tutti i cookie di profilazione ad eccezione di quelli tecnici necessari.

Hai cambiato idea e preferisci dare il consenso?1

Naviga il sito di iodonna.it con pubblicità profilata e senza abbonarti

Due startup in un anno: la sua bambina e la birra fatta con il pane

In un anno ha messo in cantiere due startup: Biova Project che, per ora, produce birra fatta con il pane invenduto e soprattutto la sua bambina, Chiara, che oggi ha 9 mesi. Emanuela Barbano racconta così l’ultimo periodo della sua vita, in cui la sua carriera e la sua vita personale hanno subito dei drastici e stimolanti giri di boa. Fondatrice, con il socio Franco Di Pietro, della una casa produzione video torinese Duelfilm, è venuta in contatto per lavoro con una onlus che si occupa di eccedenze alimentari e le si è aperto un mondo. Così Emanuela ha ideato, ancora una volta con il suo socio, Biova Project, startup di surplus food management: “Vogliamo recuperare gli scarti alimentari – racconta -. Abbiamo iniziato con la birra fatta con il pane recuperato e proseguiremo con altri prodotti. Ora, per esempio, stiamo lavorando a un prodotto da forno, uno snack, fatto con gli scarti della birrificazione”.

Come nasce la birra fatta con il pane

Biova lavora con i “grandi sprecatori”: catene di panetterie, ma anche gdo e panificatori industriali. “Abbiamo partnership con Coop, con U2, Eataly – racconta – su ogni bottiglia di Biova si può leggere dove è stato recuperato il pane per produrla. Normalmente la facciamo distribuire in esclusiva alle stesse catene che ci hanno fornito la materia prima”. Biova è una birra artigianale che sostituisce una parte di malto, la materia prima, con il pane che a fine giornata andrebbe buttato: “Per ora riusciamo a inserire un 30% di pane ma stiamo lavorando per portare la ricetta al 40% di pane e 60 di malto d’orzo”.

birra fata con il pane

Un progetto replicabile

Emanuela vuole portare il progetto della birra con il pane e altri alimenti lavorati derivanti dalle eccedenze alimentari in tutta Italia. Per farlo, non ha aperto stabilimenti produttivi ma collabora con birrifici artigianali. Per ora disponibile prevalentemente nelle regioni del Nord Ovest, Biova si sta diffondendo lentamente anche altrove, dal Veneto alla Campania.

“Il nostro obiettivo è portare un cambiamento – conclude l’imprenditrice e neomamma – molte grandi aziende ci contattano per inserire il nostro progetto nel loro bilancio di sostenibilità. Noi abbiamo il vantaggio di partire già sostenibili. Ricordiamo sempre, come dice il mio socio, che dalle briciole può nascere la rivoluzione”.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA