Il cadavere di Saman non si trova, né ci sono segni che lascino intravedere sviluppi nelle ricerche in corso da quasi due mesi nelle campagne intorno all’azienda agricola dove lavorava il padre della diciottenne, scappato in Pakistan con la moglie e accusato di omicidio premeditato insieme alla coniuge, a due cugini e allo zio della ragazza. La prospettiva che il corpo non venga mai trovato, disegnata da un inquirente esperto in questo genere di operazioni, diventa più concreta di giorno in giorno. 

A nulla è servito il rinforzo, lo scorso weekend, di unità cinofile dalla Svizzera addestrate all’individuazione di tracce ematiche e resti umani, sette cani che si sono aggiunti a quelli dei carabinieri impegnati da settimane nelle attività di ricerca. Sembrava che la caccia fosse circoscritta a una ventina di serre in modo particolare, ma la terra smossa complica la vita agli investigatori, confondendosi con le tracce di eventuali scavi compiuti per seppellire il cadavere. 

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La natura argillosa del terreno, oltre alla sua vastità, cinquanta ettari solo la tenuta dell’azienda Le Valli, coltivata prevalentemente ad angurie, rendono l’impresa ancora più ardua. L’opera dei carabinieri comunque va avanti, con perforazioni e carotaggi di tutte le serre e delle aree ad oggi ancora inesplorate che, sulla base delle evidenze raccolte, potrebbero essere state utilizzate come luogo per occultare il corpo di Saman. 

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Una prassi propedeutica al successivo impiego delle unità cinofile, in campo già da stamattina. Intanto l’area di ricerca si estende: i carabinieri di Guastalla stanno iniziando ad allargare il raggio d’azione alle spalle della casa crollata, a circa un chilometro dall’azienda agricola, dove si trova un boschetto al setaccio proprio in queste ore da parte dei militari insieme ai cani del nucleo carabinieri di Bologna. In mattinata saranno analizzati anche gli esiti delle attività svolte con l’elettromagnetometro, che sarà utilizzato ancora nelle serre e nelle zone ancora da ispezionare. 

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