Dopo la pandemia ripartire dalle donne, ecco la sfida dei Grandi

di Monica Ricci Sargentini

I dati del Barometro G7 2021, Per i cittadini una maggiore diversità di genere favorisce la crescita del business e anche tecnologie più efficenti. Il Women’s Forum lancia lo She-Covery

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Le donne sono quelle che hanno pagato di più lo scotto della pandemia ma la ripartenza potrebbe dare loro una grande opportunità perché nei Paesi del G7 è alta la consapevolezza che una loro maggiore partecipazione in politica come nelle imprese possa portare benefici nella vita reale di tutti. Lo rivela il Barometro G7 2021 - Women’s Forum for the Economy&Society-Ipsos, che il Corriere ha ottenuto in anteprima. L’indagine, condotta su un campione complessivo di 3500 persone, indaga il rapporto tra la percezione e la realtà dell’uguaglianza di genere in quattro ambiti: business, tecnologia, clima e salute.

Per ottenere un cambiamento l’unica strada è far sì che le donne abbiano un maggiore accesso alle posizioni di senior management nelle grandi aziende. Questo favorirebbe una crescita del business per il 78% degli italiani (70% la media G7), attirerebbe nuovi talenti (Italia 76%; 74% media G7), aumenterebbe il benessere dei dipendenti e le loro condizioni di lavoro (Italia 81%; 77% media G7) e favorirebbe la capacità di innovare e pensare in modo diverso (Italia 85%; 78% media G7). Per innovare è necessario che le donne si avvicinino di più alle materie Stem (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics), oggi le ingegnere informatiche dietro agli algoritmi sono solo il 22%, gli altri sono quasi tutti maschi bianchi mentre nella cybersecurity la presenza femminile è ridotta all’11%. Per l’80% degli italiani intervistati un maggior equilibrio tra i sessi nelle facoltà universitarie e nelle aziende Stem renderebbe le applicazioni tecnologiche e gli strumenti di Intelligenza Artificiale più efficienti (la media G7 è 72%) e per l’88% dei nostri connazionali favorirebbe il coinvolgimento nella trasformazione della società. Nel mondo oggi ci sono 224 milioni di imprenditrici ma queste hanno accesso solo all’1% degli appalti. I finanziamenti vanno tutti agli uomini.

Certo rimane il difficile equilibro tra casa e lavoro. Il 49% delle donne pensa che tenere insieme tutto sia impossibile e che sia necessario scegliere tra la carriera e i figli.È la presa d’atto di una realtà dovuta alla mancanza di una strategia da parte dei governi per supportare le madri lavoratrici e far sì che anche gli uomini si facciano carico del lavoro di cura come accade per esempio in Francia dove sono state attuate delle vere politiche pro-famiglia. C’è poi un dato negativo: il 46% degli intervistati ritiene che le diseguaglianze di genere siano esagerate (53% uomini e 39% donne) e il 43% crede che «le donne non scelgono le stesse carriere degli uomini perché non vogliono». In questo Italia e Francia si distinguono come campioni d’eccellenza per la seria consapevolezza del tema e presa di coscienza dell’urgenza di agire (95%). Ultimi nella classifica: Giappone e Germania.

È un anno cruciale per l’Italia che ha la Presidenza del G20. Per questo il Women’s Forum, di cui Chiara Corazza (qui la sua intervista con il Corriere) è la rappresentante speciale, chiede che il recovery plan diventi una She-Covery, in cui le donne abbiano un ruolo attivo, non ricevendo nuovi finanziamenti ma partecipando alla distribuzione delle risorse e alle sfide che segneranno il futuro del Paese.

E veniamo alla pandemia che, come si sa, ha colpito duramente la popolazione femminile. In Italia l’85% delle intervistate dichiara di aver paura del futuro rispetto al 73% degli uomini (la media nel G7 è 75% contro 65%). Il 56% delle madri di bambini al di sotto dei 6 anni si sente sopraffatta contro il 34% dei padri. C’è da ripensare alla sanità, raccogliere dati disaggregati per sesso e capire come venire incontro al forte malessere delle donne. Solo così si potrà ripartire per costruire un mondo migliore.

24 giugno 2021 (modifica il 25 giugno 2021 | 01:48)