BRUXELLES. Ridurre le partenze e aumentare i rimpatri. Il punto di svolta europeo sulle politiche migratorie si concentra sulla dimensione esterna, e non delude le attese su un accordo politico tra i leader dell’Ue riuniti a Bruxelles per il vertice del Consiglio europeo.

I capi di Stato e di governo conferiscono alla Commissione europea il mandato di individuare i Paesi terzi chiave, quelli affidabili politicamente e strategici per porre freno ai flussi, e di predisporre misure operative e linee di finanziamento per l’autunno.

Si tratta, nello specifico, di rafforzare «azioni concrete e sostegno tangibile» per i paesi prioritari di origine e di transito. Per questi interlocutori «prioritari» si chiedono «piani d'azione», con obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete.

L’obiettivo è quello di limitare gli sbarchi evitando che questi avvengano. Per questo si punta sul coinvolgimento dell’Alto commissariato per i rifugiati della Nazioni Unite (Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), organismo internazionale collegato dell’Onu, per lavorare sul terreno di transito dei migranti prima che si mettano in viaggio per l’Unione europea e ne raggiungano i confini. Si tratta di sostenere rifugiati e sfollati in loco, nella regione, favorirne lo stop e l’inversione di marcia.

Il compito affidato alla Commissione europea, da svolgere comunque «in stretta cooperazione con gli Stati membri», non sarà semplice. Dovendo interloquire con governi diversi, si richiede un approccio «flessibile e diversificato». Vuol dire stringere accordi tutti diversi, da negoziare caso per caso, volta per volta.

Per permettere di realizzare hotspot nei Paesi terzi, i capi di Stato e di governo decidono di ricorrere alle risorse destinate alle politiche di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (Ndici), e di «fare il miglior uso possibile di almeno il 10% della dotazione finanziaria» complessiva. Lo strumento finanziario per l’azione esterna dell’Ue vanta risorse per 79,5 miliardi di euro, e la decisione dei leader è quella di usare circa otto miliardi di questo capitolo di spesa per ridurre il numero di arrivi. Qui le scadenze per la Commissione sono più precise: non si rinvia all’autunno bensì a novembre. E’ entro questo termine che l’esecutivo comunitario dovrà dire come intende usare questi otto miliardi di euro.

C’è poi unità nel respingere i ricatti di chi vede nei flussi uno strumento per cercare di destabilizzare l’Unione europea e i suoi Stati membri. Il Consiglio europeo «condanna e respinge» ogni tentativo di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici. Nessun riferimento in particolare, ma sullo sfondo c’è sicuramente la Bielorussia. I leader di Lettonia e Lituania hanno denunciato le intenzioni del governo di Minsk diaprire le frontiere con le repubbliche baltiche ai migranti, in particolare iracheni e iraniani.

L'accordo sulla dimensione esterna dei fenomeni migratori si aggiunge all'altra intesa trovata dai leader per la Turchia. I leader dei Ventisette offrono 3,5 miliardi di euro al governo turco per chiudere la rotta balcanica.

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