Lifefulness: come raggiungere la pienezza della vita attraverso il Buddismo

È possibile vivere una vita piena, serena, libera da ansie e paura? La risposta è sì, e uno dei modi è mettendo in pratica ciò che insegna il Buddismo. Ecco come
Lifefulness come raggiungere la pienezza della vita attraverso il Buddismo

Il libro di cui vi sto per parlare è arrivato in una soleggiata mattina di giugno. Mi arrivano molti libri da consultare per lavoro, di solito li accantono in attesa di capire se e come parlarne. Ma questo no, questo ho iniziato a sfogliarlo subito e più lo leggevo, più ne ero incuriosita. E più lo leggevo, più mi leggeva dentro.

“Lifefulness” è il nuovo libro scritto per Giunti da Giuseppe Cloza, buddista praticante da più di 40 anni, che dopo il successo del precedente lavoro Felicità in questo mondo”, prova ad accompagnarci – con parole semplici, come in un dialogo – in un affascinante viaggio alla scoperta del Buddismo.

«È limitante definire il Buddismo una religione: esso è più una pratica, uno stile di vita, che aiuta ad affrontare le cose con un’energia positiva che ti sgorga da dentro, ti riempie e si espande intorno a te, creando un’armonia dinamica e contagiosa», mi spiega l'autore, raggiunto al telefono.

«Focalizzandomi in particolare sul Buddismo di Nichiren e Nam myoho renge kyo, cerco di illustrare un approccio concreto per viverlo al meglio nel quotidiano, scoprendo gli effetti benefici della pratica buddista sul nostro corpo, ma anche le ripercussioni sulle parti più profonde dell’animo e sulle cose e le persone che ci circondano. Ci ho messo molti anni a scrivere questo libro, perché ho voluto disegnare un percorso che svela anche i punti di contatto fra Buddismo e scienza, psicologia, altre filosofie e religioni».

L'obiettivo del libro? «Far capire che qualunque sia la situazione, comunque ci si senta… tutto si può risolvere. E non è mai troppo tardi. Tutte le ferite si curano, tutti gli errori si riparano. Un veleno può trasformarsi in medicina. Tutto può sempre rinascere, stupendoci, come un fiore che sboccia da un seme nascosto in una terra arida. Il Buddismo ti dà l’energia della vita, che è come la pioggia per il seme».

Forse non è un caso che io abbia cominciato a leggerlo: sono in una fase di ripresa, di rinascita della mia vita, e molte delle cose scritte nel libro, le sto già vivendo sulla mia pelle, inconsapevolmente. Che sia buddista senza saperlo? «Questo non è un libro per chi è già buddista, né è un incoraggiamento a diventarlo. È un libro per tutti, che fa capire come scoprire quello stato di beatitudine che ognuno ha dentro di sé e che viene definito buddità, non sia affatto in contrasto con qualunque altra condizione su questa terra: uno può essere cattolico praticante e praticare anche il Buddismo, può lavorare nella finanza come me, un mondo all'apparenza molto materialistico, e vivere secondo i precetti del Buddismo».

E quali sarebbero? «Innanzitutto, il Buddismo insegna che non bisogna rivolgersi a un'entità superiore, a un Dio all'infuori di noi, perché il divino è già dentro di noi. Dobbiamo imparare a guardarci dentro, a riscoprire quell'anima bambina, libera da dogmi e sovrastrutture. Perché c'è questa strana convinzione che la felicità sia un obiettivo da raggiungere, ma così non saremo felici mai, perché a ogni traguardo ne vorremo un altro, e se non lo raggiungeremo ci sentiremo dei falliti. Invece, la felicità va accettata, adesso siamo felici, qui e ora.

E poi, dobbiamo imparare a disimparare: la vita è quella cosa che accade quando siamo distratti, quando lasciamo che sia il nostro inconscio a guidarci. Basta controllare tutto con la mente, stacchiamo i pensieri e ritroviamo la spontaneità del cuore».

Quindi, è così facile? Basta imporsi di non pensare? «No, non basta, anche perché più ci imponiamo di non pensare a qualcosa, più ci pensiamo. Bisogna andare più in profondità. Noi abbiamo già dentro di noi tutto ciò che ci serve per essere felici, per stare bene.

Siamo come uno smartphone di ultima generazione: questi strumenti sono complessi e ricchi di funzionalità, che noi possiamo azionare solo sfiorandoli, purchè vi sia una connessione. Ecco, noi siamo proprio così: solo sfiorando la nostra anima, possiamo fare tutto quello che vogliamo, purchè però abbiamo a disposizione la connessione, altrimenti non funzioniamo. Il Buddismo e in particolare, Nam myoho renge kyo, servono a riattivare questa connessione».

Cosa sarebbe Nam myoho renge kyo? «Non è un incantesimo, né una formula magica. Se vogliamo definirlo, è un mantra, una frase in cinese antico, Daimoku del Sutra del Loto, ovvero gli insegnamenti principali di Siddharta. Nichiren Daishonin nel Medioevo arrivò alla conclusione che la recitazione di questa frase potesse racchiudere tutti i principi del Buddismo.

Il suo suono produce delle vibrazioni, che ci riportano in connessione con l'antica energia da cui ha avuto origine l'universo e a cui siamo connessi da sempre, e che hanno il potere di riattivare tutte le cellule del nostro corpo, scuotendoci dal torpore e “risvegliandoci” nel profondo».

Quindi, basta recitare questo mantra per vedere le cose cambiare? «No, bisogna che vi sia coerenza tra quello che desideriamo e come viviamo. Possiamo anche desiderare l'amore, ma se poi dentro di noi crediamo di non meritarlo, non arriverà. E non ci sarà mantra che possa fare la magia. L'universo ascolta i cuori che chiedono con ardore e convinzione e Nam myoho renge kyo non può fare altro che facilitare questo processo.

Ma prima dobbiamo togliere, fare spazio, spazzare via ciò che ci inquina e accettare che siamo perfetti così come siamo, con le nostre debolezze e le nostre fragilità. Fare il meglio che possiamo con quello che abbiamo. E renderci conto che ora abbiamo già tutto quello che ci serve per essere felici. Ecco come si realizza una vita in pienezza».

La parte finale del libro è tutta dedicata alla pratica, ovvero a come tradurre in concreto i principi del Buddismo. Qui sotto e nella nostra gallery vi riportiamo i principi più difficili da applicare, ovvero le cose da non fare. Buona lettura e buona pratica!

Non usare le parole per ferire

Le parole hanno un potere immenso, possono creare o distruggere. Sapete cosa significa la famosa formula magica “Abracadabra”, utilizzata da sempre come gioco o nei cartoni animati? Deriva dalle parole in aramaico Avrah KaDabra, che significano “Io creo quel che dico”. Ecco, usate le parole per seminare amore e non veleni. Vi tornerà indietro.

Non fare le cose perché ci si aspetta in cambio una ricompensa

Non fate nulla per avere in cambio qualcosa, perché di certo quel qualcosa non arriverà. Donate, amate gratuitamente: solo così otterrete quel che desiderate nel cuore.

Non giudicare e non criticare

La tendenza a giudicare è umana, ma è bene non farlo. Questo non significa che bisogna sempre stare zitti, ma solo che va fatto al momento giusto, se richiesto e soprattutto davanti e non dietro alle spalle.

Non fare confronti e paragoni

Fare confronti è la via più diretta e veloce per l'infelicità. Noi non saremo mai nessun altro, e proprio qui sta la nostra forza e unicità. Siamo Budda proprio perché siamo noi, perfetti nelle nostre imperfezioni. Senza inutili paragoni sterili.

Non lamentarsi

Chi si lamenta disperde energia negativa: non sta tentando di cambiare le cose, anzi, le attrae proprio così come sono per continuare a lamentarsene, in un circolo vizioso di negatività.

Non cercare di avere ragione a tutti i costi

Se si cerca di avere sempre ragione, la vita diventa un conflitto continuo. Puntualizzando ogni cosa, non si ottiene nemmeno sta gran soddisfazione, ma solo un dispendio inutile di energie. Lascia correre, scegli la felicità.

Non cercare di cambiare gli altri

Perché vogliamo cambiare l'altro? Per renderlo forse più vicino alla nostra idea. Ma la compassione viene dall'accettazione. Amarsi per come si è, reciprocamente. Ecco ciò che conta.

Non presumere

Pensiamo di sapere cosa sia giusto per noi, cosa ci aspetterà, cosa ci renderà felici, ma in realtà non lo sappiamo, o meglio solo il nostro inconscio lo sa, ma lo teniamo soffocato, represso. Quindi? Lasciamo andare le nostre aspettative, le nostre pretese... e le cose giuste arriveranno al momento giusto.

Non riempirsi la testa con liste di scopi e obiettivi

Se i nostri obiettivi non sono coerenti con quello che “sentiamo” nel nostro profondo, quelle cose non succederanno, non li spunteremo mai dalla nostra to do list. Quindi? Pensiamo a liberarci dai blocchi inconsci. Poi il cuore ci accorderà alla vita e la vita accadrà, così come l'abbiamo sempre sognata.

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