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Ex Ilva continuerà a produrre: il Consiglio di Stato cancella lo stop di sindaco e Tar

di Michelangelo Borrillo

Ex Ilva continuerà a produrre: il Consiglio di Stato cancella lo stop di sindaco  e Tar

Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, potrà proseguire con regolarità la sua attività produttiva. Il Consiglio di Stato, all’esito dell’udienza del 13 maggio 2021, ha infatti disposto l’annullamento della sentenza del Tar di Lecce (n. 249/2021) che, confermando una precedente ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci di febbraio 2020, aveva ordinato lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo — e la fermata degli impianti connessi — dell’ex Ilva di Taranto perché inquinanti.

Istruttoria «non adeguata e contraddittoria»

Secondo i giudici dell’appello — la sentenza del Tar era stata impugnata al Consiglio di Stato non solo da Acciaierie d’Italia (all’epoca ArcelorMittal Italia) ma anche da Ilva in amministrazione straordinaria e Invitalia — «va dichiarata l’illegittimità dell’ordinanza impugnata e ne va conseguentemente pronunciato l’annullamento» perché «il potere di ordinanza non risulta suffragato da un’adeguata istruttoria e risulta, al contempo, viziato da intrinseca contraddittorietà e difetto di motivazione», così come si legge nelle 60 pagine di motivazione della sentenza. Di più, secondo i giudici del Consiglio di Stato, il «potere di ordinanza» del sindaco ha «finito per sovrapporsi alle modalità con le quali, ordinariamente, si gestiscono e si fronteggiano le situazioni di inquinamento ambientale e di rischio sanitario, per quegli stabilimenti produttivi abilitati dall’Aia», l’Autorizzazione integrata ambientale. Per i giudici di appello della quarta sezione di Palazzo Spada, inoltre, non si è evidenziato «un pericolo ulteriore rispetto a quello ordinariamente collegato allo svolgimento dell’attività industriale».

L’urgenza dell’ordinanza «senza presupposti di legge»

Nel dettaglio, sull’ordinanza del sindaco il Consiglio di Stato «ha ritenuto che in concreto il potere di ordinanza d’urgenza fosse stato esercitato in assenza dei presupposti di legge, non emergendo la sussistenza di fatti, elementi o circostanze tali da evidenziare e provare adeguatamente che il pericolo di reiterazione degli eventi emissivi fosse talmente imminente da giustificare l’ordinanza contingibile e urgente, oppure che il pericolo paventato comportasse un aggravamento della situazione sanitaria in essere nella città di Taranto, tale da indurre ad anticipare la tempistica prefissata per la realizzazione delle migliorie dell’impianto». Tutto questo «pur senza negare la grave situazione ambientale e sanitaria da tempo esistente nella città di Taranto, già al centro di vicende giudiziarie penali e di una sentenza di condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Umani (relativa però alla precedente gestione dello stabilimento, rispetto alla quale le misure intraprese negli ultimi anni hanno segnato «una linea di discontinuità»)».

Giorgetti: ora il piano industriale

La sentenza del Consiglio di Stato era attesa per riavviare il discorso dell’ingresso dello Stato nel gruppo siderurgico. E lo ha sottolineato il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, in una nota: «Alla luce del pronunciamento del Consiglio di Stato sull’ex Ilva, che chiarisce il quadro operativo e giuridico, il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone. L’obiettivo è rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell’acciaio accogliendo la filosofia del Pnrr recentemente approvato». E questo è anche l’auspicio dei sindacati: «È l’ultima chance — avverte Rocco Palombella, segretario generale della Uilm — sarebbe inaccettabile se la politica continuasse a non decidere sul futuro di oltre 15 mila lavoratori. L’unica soluzione per garantire contemporaneamente il risanamento ambientale, la salute dei cittadini e dei lavoratori, l’occupazione e un futuro industriale ecosostenibile è l’accelerazione della transizione ecologica, prevedendo sin da subito un cronoprogramma di tutti gli interventi da mettere in campo».

Il piano di Acciaierie d’Italia

La risposta di Acciaierie d’Italia non si è fatta attendere. Con una nota la società ha comunicato «di essere pronta a presentare già dalla prossima settimana, insieme con i suoi partner industriali Fincantieri e Paul Wurth (ex Italimpianti), la propria proposta di piano per la transizione ecologica dell’intera area a caldo dello Stabilimento di Taranto, tramite l’applicazione di tecnologie innovative ambientalmente compatibili e con l’obiettivo di una progressiva e costante riduzione delle quote emissive, che vada anche oltre le attuali prescrizioni. Il piano è un progetto di durata pluriennale allineato agli obiettivi di compatibilità ecologica stabiliti dall’Unione europea per i target di impatto climatico ed energetico ed è suddiviso in più fasi tali da consentire la puntuale rilevazione dei risultati raggiunti. L’obiettivo è la produzione di Green Steel nel nostro Paese». Acciaierie d’Italia si è detta inoltre disponibile «a verificare la proposta di piano di transizione ecologica e trasformazione industriale con tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle comunità locali, al sindacato e agli operatori dell’indotto».

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