Fedez contro il Vaticano: «Hanno un debito di 5 miliardi e si preoccupano del Ddl Zan»

La reazione di Fedez e di molti artisti del mondo dello spettacolo, da Paola Turci a Vladimir Luxuria, in merito all'intervento del Vaticano che vorrebbe che il Ddl Zan non passasse in Senato
Fedez contro il Vaticano «Hanno un debito di 5 miliardi e si preoccupano del Ddl Zan»

Per un artista come Fedez, che ha scelto di dedicare il tanto chiacchierato discorso del concerto del Primo Maggio alla necessità di approvare in Senato il Ddl Zan per proteggere il popolo dai cosiddetti «crimini d'odio», trovarsi di fronte all'obiezione del Vaticano, che ha invitato il governo a ritirare il disegno di legge perché «violerebbe l'accordo di revisione del Concordato», significa trovarsi di fronte a una dichiarazione di guerra**. «Riassumendo: il Vaticano, che ha un debito stimato di 5 miliardi di euro su tasse immobiliari mai pagate dal 2005 ad oggi per le strutture a fini commerciali, dice all’Italia "guarda che con il DDL Zan stai violando il #Concordato”»** ha scritto il rapper su Twitter con profonda amarezza, sostenuto da tantissimi colleghi che, come lui, hanno espresso grandi perplessità nei confronti dell'intervento della Santa Sede che, prima di oggi, non si era mai pronunciata in maniera così netta sull'approvazione o meno di una legge dello Stato italiano.

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«L’intervento del Vaticano contro il DDL Zan non è una difesa del Concordato, ma un attacco pericoloso all’articolo 7 della nostra Costituzione sulla laicità dello Stato, siamo una democrazia non una teocrazia» ha scritto Vladimir Luxuria, mentre la cantante Paola Turci ha rincarato, sempre su Twitter, la dose: «Le persone sono tutte uguali di fronte a Dio ma non per il Vaticano, che si oppone a una proposta di legge per fermare chi discrimina. Complimenti». A insistere, però, sono stati anche la conduttrice Giulia Innocenzi («Il Vaticano che interferisce con lo stato italiano per chiedere di fermare il DDL Zan rifacendosi al Concordato ci dice solo una cosa importante: che dobbiamo abolire il Concordato») e il wedding planner e conduttore tv Enzo Miccio, che ha aderito alla campagna #StopConcordato.

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Il nodo principale della questione consiste, infatti, nella presunta violazione di alcuni principi sanciti dall’accordo tra Italia e Santa Sede del 1984: per la Santa Sede, il Ddl Zan potrebbe minare «la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» e potrebbe non garantire «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Padre Alberto Maggi, da sempre in prima linea nell'accoglienza delle persone omosessuali, si è espresso così: «Il presidente della Cei Bassetti non molto tempo fa ha detto chiaramente che non si tratta di affossare la legge, ma di migliorarla. E su questo si può essere tutti d'accordo. Ora arriva questo tuono dal Vaticano e mi chiedo: sarà uno sgambetto alla Cei o persino al Papa stesso?».

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