«Il Covid ha stravolto la mia vita, e la vita di tutti noi. Mia mamma è volata in cielo durante la pandemia, ma nel pieno di una situazione drammatica mi sono fatto forza per ricominciare. E questo film parla di rinascita e di speranza». Sebastiano Somma ha vissuto in prima persona la tragicità dell’epidemia da coronavirus, dagli spettacoli interrotti alla perdita della madre. Per questo, durante le riprese del film «Lupo Bianco» nel quale interpreta il vercellese Carlo Olmo, ha rivolto un pensiero speciale alle vittime del Covid. «Ieri, in una scena, ho voluto aggiungere una dedica a tutte le anime salite in cielo in questo periodo», ha raccontato l’attore partenopeo durante la conferenza di presentazione del film, che si è tenuta domenica al Modo Hotel. Con lui gli altri attori protagonisti, la moglie Morgana Forcella (che interpreta Angela, compagna di Olmo), Francesca Rettondini (nel ruolo dell’infermiera), il regista Tony Gangitano, il produttore esecutivo Antonio Chiaramonte e la sceneggiatrice Beatrice Genova. Hanno portato i saluti del Consiglio comunale il presidente Gian Carlo Locarni, della Regione il consigliere Carlo Riva Vercellotti, e di Ascom il presidente Tony Bisceglia.

Il noto attore di fiction è a Vercelli ormai da qualche settimana per la pellicola che racconta le gesta dell’avvocato vercellese. «Il primo impatto con la città è stato nel vostro bellissimo Teatro Civico - ha raccontato -, dove erano in corso prove della Ducale. Ho visto tanti giovani entusiasti. Mi sono intrufolato anche in altri luoghi del circondario, nei posti in cui si mangia bene. Sto scoprendo anche questi aspetti del territorio. Comprese le zanzare». Somma ha descritto il primo approccio con Olmo e la sua storia: «Questa è una produzione complessa, sia per la pandemia, sia per i temi che affronta. Le incertezze dell’inizio stanno sparendo, ma ho bisogno costantemente di confronto con Carlo e Angela per capire le loro emozioni, i rapporti che hanno costruito negli anni. Ci sono poi i loro momenti di sconforto, di aggressività, la leggerezza e i sorrisi a cui devo ancora attingere». —

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