Il tempo stringe, gli spazi alternativi in città non si trovano e i contratti d’affitto sono cari: gli enti dello Stato con sede a Cuneo vorrebbero tutti farne a meno, ma non trovano dove trasferirsi. E la scadenza è dietro l’angolo: i contratti sono in vigore fino a febbraio 2022. Ma da anni sono sempre senza esito le ricerche di uffici e spazi per lasciare il Puf, il palazzo degli uffici finanziari di via Bongioanni che in passato ha avuto enormi problemi strutturali. Anche se negli ultimi mesi la situazione è migliorata. Ad esempio ieri gli utenti e i dipendenti del palazzo spiegavano che «gli ascensori sono stati tutti sostituiti e non si guastano da tempo». Una notizia positiva, dopo anni di interventi dei vigili del fuoco per persone bloccate all’interno. Il Puf è il palazzo più alto del capoluogo, con 12 piani occupati per meno della metà. Tutti i contratti d’affitto sono con l’Agenzia del Demanio, che a sua volta paga 1,2 milioni di euro l’anno a una società privata che aveva rilevato nel 2004 tutto il palazzo: è la «InvestiRe sgr», sede a Milano. Oltre agli affitti il Demanio paga in media ogni anno 400 mila euro per utenze, riscaldamento, bollette e manutenzioni ordinarie e straordinarie, rimaste a carico dell’ente pubblico. Nei 64 mila metri quadri, prima della pandemia, lavoravano in circa 500: ai primi tre piani l’Agenzia delle Entrate, al terzo c’è anche l’Ispettorato provinciale del lavoro, al settimo e undicesimo piano ci sono Dogane e Monopoli di Stato, mentre Commissione tributaria, direzione del Tesoro e Ragioneria dello Stato sono tra il settimo e il decimo piano, infine l’ufficio esecuzione penale esterna al quinto. E sempre prima del Covid c’erano circa 500 utenti in media al giorno. Poi la pandemia ha svuotato il palazzo e ridotto fortemente gli accessi. È almeno da 5 anni che i vari enti cercano sedi alternative, senza fortuna. Dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli (90 addetti) all’Agenzia delle Entrare (270 dipendenti), contattando anche l’Inail di piazza della Costituzione, privati, demanio, enti pubblici. Ma soluzioni non se ne trovano. Tra chi ha fatto ricerche di spazi alternativi negli ultimi mesi c’è l’Uepe, ufficio esecuzione penale esterna, che fa parte del ministero di Giustizia: poco più di 20 addetti ma anche a loro il demanio ha detto che «in città per ora non ci sono spazi disponibili», né pubblici né privati. L’Agenzia delle Dogane starebbe valutando - ma sono indiscrezioni non confermate - anche l’acquisto di un immobile in centro a Cuneo, pur di lasciare per sempre il Puf. L’ultimo ente che sta di nuovo cercando altri uffici in città è il Mef, ministero dell’Economia e delle Finanze, che per la Ragioneria territoriale dello Stato e per la Commissione tributaria cerca oltre mille metri quadri di spazi attrezzati. Il sindaco Federico Borgna: «Il Puf è una ferita aperta per la città. Un’operazione nata male negli Anni ‘90 con i costi pagati dal ministero del Lavoro e proseguita in modo sbagliato con la cartolarizzazione del 2004, la finanza creativa del Governo Berlusconi con ministro Giulio Tremonti. Decenni di scelte errate, per un obbrobrio architettonico, che paga tutta la comunità». Per anni il Puf è stato al centro delle cronache cittadine tra ascensori bloccati, perdite d’acqua e allagamenti nei parcheggi sotterranei, crolli delle coperture esterne, vetrate andate in frantumi per il calore e riscaldamento rotto. Agli ultimi piano si vedono alcune finestre rotte nei piani vuoti e sostituite da pannelli in legno.