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Lo streamer provocatore su Twitch e il gusto per il dramma

Lo streamer provocatore su Twitch e il gusto per il dramma
Gabbrone ha fatto irruzione nel Crazy Cat Café di Milano e si è fatto cacciare via in diretta. E non è il solo che lo fa. Ecco cosa succede quando cerchi di costruirti una community dando il peggio di te e poi fai finta che non sia colpa tua
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In queste ore probabilmente vi sarà capitato di trovarvi di fronte alla notizia di un locale di Milano, il Crazy Cat Cafè, inondato di recensioni negative a causa di un incontro decisamente poco piacevole con uno streamer di Twitch, tale Gabbrone. Se così non fosse ecco un breve riassunto della situazione.

Cosa vuol dire IRL
Tra i molti tipi di dirette che è possibile fare su Twitch ci sono anche le cosiddette IRL, ovvero In Real Life. Di solito sono momenti in cui lo streamer trasmette direttamente dal telefono mentre passeggia in giro per la città o visita un luogo particolare. Fin qua non ci sarebbe niente di male, ma una sottocategoria di questo genere di streaming nasce col preciso scopo di disturbare chi sta attorno sfruttando l'apporto del pubblico. Perché ciò rende più interessanti e affascinanti le dirette di Twitch rispetto a un video di YouTube sta proprio nella diretta, nell'imprevisto, nel contenuto creato assieme a chi ti segue.

Volendo infatti è possibile fare in modo che un messaggio della chat venga letto ad alta voce da un sintetizzatore vocale, previo il pagamento di una piccola donazione allo streamer. È facile quindi immaginare la scena e le conseguenze di un ragazzo che entra in un locale accompagnato da una selva di bestemmie e rumori molesti di vario tipo che escono dal telefono. È esattamente ciò che è successo al Crazy Cat Cafè di Milano, con in più i fan dello streamer che prima hanno iniziato a chiamare il locale per aumentare il livello dello scherzo e dopo hanno iniziato a lasciare recensioni negative per "punire" i proprietari, rei di aver cacciato il loro beniamino. Tra questi pareri con una stella si potevano leggere cose tipo tipo "Nel locale oltretutto ci sono femministe e persone LGBTQ" questo per far capire il tono medio del dibattito.

L'evento in sé è ovviamente qualcosa di poco conto, è l'ennesima e inevitabile deriva infantile che domani sarà già roba vecchia di uno strumento che può essere utilizzato per commentare in diretta una missione su Marte, ascoltare una ragazza in bikini che sussurra in un microfono, ammirare le gesta di un giocatore particolarmente bravo o fare una maratona benefica. Tuttavia, è anche l'esempio dei meccanismi che ormai si innestano in automatico all'interno di alcune community su Twitch, ma anche fuori, e su cui la piattaforma dovrebbe fare più chiarezza o essere in grado di rispondere in maniera più puntuale.

La responsabilità che non c'è
Dopo gli eventi del Crazy Cat Cafè, infatti, lo streamer ha adottato il tipico protocollo di deresponsabilizzazione che scatta in questi casi. Ha preso le distanze da ciò che era successo, si è dissociato, ha cercato sostegno all'interno di spazi amici per esporre le sue ragioni in un contraddittorio "soft", si è scagliato contro quelli che avrebbero sfruttato l'evento per farsi pubblicità e così via. La colpa è sempre di altri.

È senza dubbio vero che gli atti di disturbo peggiori sono arrivati dal pubblico e che il pubblico non è stato incitato a farlo, ma è anche vero che tutto è andato esattamente come doveva andare e sia lo streamer che i suoi fan ne erano consapevoli perché era esattamente il tipo di reazione che si stava cercando. Allargando un po' il campo di analisi, il meccanismo non è molto diverso da quello di ogni "shitstorm" ovvero le tempeste di insulti che arrivano chi si permette di toccare chiunque abbia un discreto seguito sui social. Lo stesso meccanismo con cui Salvini pubblica una foto di eventuali contestatori, accompagnate da frasi tipo "Cosa gli diciamo?".

Dissociarsi, sostenere che siano solo piccole parti della propria community sono paraventi dietro cui si nasconde chi sa benissimo da chi è composto il proprio seguito, un seguito che viene coccolato e nutrito con contenuti che devono essere sempre più estremi, così capitalizzarne l'attenzione (e i soldi). La diretta dal Crazy Cat Cafè fa parte di un format ben preciso, non una situazione che è sfuggita di mano Gabbrone, così si chiama lo streamer, e non è neanche un problema esclusivamente suo, visto che in rete è pieno di contenuti di questo tipo e quando smetterà lui ne arriverà un altro.

È ciò che succede quando ti arrivano in mano degli strumenti senza che tu abbia la coscienza di utilizzarli al meglio, che è uno dei più grandi problemi di internet nel momento in cui è arrivato sui nostri smartphone e si è diffuso attraverso i social network.

Se volessimo essere particolarmente indulgenti potremmo dire che Gabbrone ha semplicemente avuto la sfortuna di ritrovarsi a 19 anni con uno strumento in grado di fargli commettere errori in pubblico molto velocemente e mostrarci cosa si ha spesso in testa quell'età: ragazze, voglia di fare casino e bomberismi vari. Ognuno di noi è stato o ha conosciuto persone così, prima però almeno erano fastidiose solo nei confini della classe o del quartiere.

Scherzi di dubbio gusto
Siamo di fronte alla versione sotto steroidi degli scherzi telefonici e le buffonate di altro tipo che i ragazzi hanno sempre fatto. Ma il punto è che quelli che una volta erano ragazzi (e i ragazzi hanno anche il diritto a essere stupidi, incoscienti e superficiali) oggi sono persone con un pubblico fatto di centinaia di loro coetanei, pubblico del quale non sembrano avere consapevolezza, se non quando contano i soldi delle donazioni o qualche marchio poco lungimirante li chiama per sponsorizzare un prodotto. Quando poi succede qualcosa di brutto ecco che partono i "mi dissocio", gli appelli contro la censura e la dittatura del politicamente corretto.

Twitch sta vivendo in questo periodo una fase di profonda trasformazione. La pandemia ha accelerato determinati processi che hanno portato la piattaforma famosa per lo streaming di videogiochi ha un contenitore sempre più ampio in cui convivono realtà di molti tipi e spesso per emergere sulla massa c'è la tentazione di giocare al limite del regolamento e questo può essere fatto in molti modi. Volendo è possibile segnalare il proprio stream come non adatti ai minori, ma anche in questo caso parliamo di un paravento facilmente aggirabile.

Di recente il dibattito si è concentrato moltissimo sulla questione delle dirette in piscine gonfiabili fatte da ragazze in costume da bagno o di contenuti che sfiorano il soft porn con gemiti nel microfono e pose provocanti. Si è parlato di decenza, di imbarazzo a condividere la piattaforma con determinati spettacoli e, giustamente, anche di regole di condotta ed esposizione dei minori. Commenti che di solito, non si sa come mai, non spuntano fuori quando di mezzo c'è un ragazzo che cerca di farsi cacciare da un locale, che molesta ragazze per strada e che in generale adotta comportamenti non proprio educativi. Sembra quasi che dia più fastidio una donna in costume che un personaggio in grado di danneggiare un'attività commerciale per capriccio e di alimentare comportamenti diseducativi nei più giovani. Chissà perché.

Legale o illegale?
E se da una parte Twitch è abbastanza chiara sui contenuti espliciti nel suo regolamento salvo poi prendere provvedimenti poco chiari, lo è molto meno su quanto accaduto a Milano, che rappresenta a oggi una zona grigia difficilmente incasellabile, sanzionabile e rilevabile, molto meno di una musica protetta da copyright. Là, grazie agli algoritmi che le rilevano, la tirata d'orecchie arriva senza pietà. Questo perché fondo quanto successo non è illegale, o comunque sarebbe difficile imbastirci sopra una causa, è solo infantile. Il problema sono le conseguenze, che erano ampiamente immaginabili.

Forse è arrivato il momento di cercare le responsabilità. Da una parte, Gabbrone e altri dovrebbero essere responsabili di ciò che le rispettive community possono, e vengono istigate a fare, dall'altra però le prime responsabili sono le piattaforme: Facebook, YouTube, Twitch non sono prive di colpa, perché i contenuti sopra le righe, il dramma e le polemiche sono la più forte moneta di scambio, più di qualunque discussione costruttiva. Se i contenuti aggressivi, infantili e polemici hanno successo è solo perché il sistema li premia come la via più semplice per ottenere attenzione. Ecco che Gabbrone va nei bar per farsi cacciare, ecco che Pillon alimenta l'algoritmo con i commenti indignati e riesce a raggiungere sempre più persone. E se qualcuno ti attacca, c'è sempre chi è disposto a difenderti riempiendo di recensioni negative un locale. Per fortuna alla fine la storia si è risolta bene per il Crazy Cat Cafè, che adesso ha molti più follower ed è pieno di recensioni positive, mentre quelle negative sono state progressivamente cancellate. E intanto Gabbrone è stato bannato da Twitch (ma per quanto?).