Siamo ancora in tempo, ma bisogna agire in fretta e bene. Mentre il Financial Times pubblica la speciale classifica che vede l’Italia al quinto posto tra i paesi al mondo in cui la variante Delta circola di più (sarebbe responsabile del 26% dei contagi) le indicazioni e i moniti arrivano dal mondo della scienza che guarda avanti e rimarca, con preoccupazione, la necessità di non sottovalutarne i rischi. Più contagiosa del 50%, ormai lo si sa, di quella Alpha (la ex inglese) e per la quale una sola dose di vaccino potrebbe non bastare. «Non la si sta seguendo abbastanza», ha spiegato ad “Agorà” su Rai3 il direttore del reparto Malattie Infettive del Sacco di Milano Massimo Galli. «I focolai identificati sono pochi e limitati».

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Che fare? Il governo si sta muovendo: il ministro Speranza ha disposto una nuova «indagine rapida» per stimare la diffusione nel paese delle principali varianti del coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta. La circolare, dal titolo «Stima della prevalenza delle varianti VOC (Variant Of Concern) in Italia: lineage B.1.1.7, P.1, B.1.617.(1,2 o 3) e B.1.351, e altre varianti del virus SARS-CoV-2», dispone una indagine «coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con le Regioni e PPAA ed in particolare con i laboratori da queste ultime identificati». Prenderà in considerazione «i campioni notificati il 22/06/2021, corrispondenti a prime infezioni, da analizzare tramite sequenziamento genomico».

Variante Delta del Covid, cosa sappiamo:dalla contagiosità ai sintomi

Eccola, la parola chiave: sequenziamento genomico: indispensabile per mappare in tempo reale le varianti sul territorio. Il problema è che per essere efficace, secondo quando spiega il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo della Malattie, deve raggiungere una soglia minima di sequenziamenti pari al 5%, meglio ancora se del 10%. E in Italia, oggi come oggi, con i sequenziamenti siamo all’1,3%. Troppo poco. L’Istituto Superiore di Sanità ha annunciato che da settembre nascerà la rete italiana per il sequenziamento, che coordinerà i laboratori regionali. Ma settembre è lontano.

Intanto, la buona notizia è che da oggi in Italia arrivano nuovi test rapidi in grado di riconoscere la variante Delta andando «per esclusione»: i tamponi, ha spiegato il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca, non cercano come quelli fino ad ora utilizzati le mutazioni nella proteina Spike, ma una mutazione denominata “N501Y”. Che è presente nelle varianti Alpha, Beta (la ex sudafricana) e Gamma (la ex brasiliana). Un tampone positivo, in assenza della mutazione “N501Y”, farebbe scattare l’allarme e un nuovo algoritmo diagnostico alla ricerca della tanto variante Delta.

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