Nessun flop. Almeno così sostengono nel Pd che rilanciano che hanno votato circa 40mila persone. Il dato fa prefigurare in ambienti dem un'affluenza finale sopra l'asticella raggiunta la quale i vertici romani del Pd si direbbero soddisfatti. Certo, non è niente a che vedere con i circa 100mila partecipanti del 2013, quando vinse Ignazio Marino, ma rispetto ai 43 mila voti validi del 2016 (47mila votanti) nessuna débacle. Tra i sette contendenti, il favorito è senza dubbio il dem Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia nel Conte bis. "Stiamo dimostrando che il popolo del centrosinistra c'è", il commento soddisfatto del segretario dei democratici Enrico Letta, che già a metà pomeriggio ha parlato di una "grande affluenza", tanto nella Capitale quanto a Bologna. Dopo una lunga riflessione interna al Pd - che in prima battuta avrebbe preferito Nicola Zingaretti - Gualtieri, accademico, deputato dem ed ex titolare dell'Economia, si è fatto avanti agli inizi di maggio. Ora è su di lui che punta forte il partito guidato da Letta: l'obiettivo è vincere le primarie, poi il ballottaggio e, infine, guadagnare la prima poltrona di Palazzo Senatorio. Chissà, magari anche grazie ad un'alleanza giallorossa da costruire al secondo turno. Ma, la strada è ancora lunga e ricca di ostacoli. Gualtieri, dopo aver votato, ha parlato di "una bellissima giornata" con "oltre mille volontari" in campo, ma soprattutto con i romani che hanno dimostrato di voler contribuire alla costruzione di una "grande squadra e alleanza". Quindi, la sottolineatura: con il caldo e la partita dell'Italia "la partecipazione è ancora più straordinaria". A sfidarlo altri sei candidati: Imma Battaglia, Giovanni Caudo, Paolo Ciani, Stefano Fassina, Cristina Grancio e Tobia Zevi. In mattinata, il comitato di Giovanni Caudo, minisindaco del III municipio ed ex assessore all'Urbanistica della giunta Marino, ha segnalato in alcuni seggi "leggerezze nei controlli dei documenti o addirittura di palesi violazioni". Ci sarebbero stati dei problemi, poi risolti, con il voto dei sedicenni e dei cittadini stranieri. Mentre, sul fronte social, sotto i riflettori è finito il Pd romano che ha postato su Facebook una scheda con sei caselle vuote e un solo nome barrato: quello di Gualtieri. La trovata ha infastidito la candidata Imma Battaglia, storica attivista Lgbt: "Vorrei ricordare che i voti si conquistano con l'informazione, con i programmi e con le idee, e non oscurando dei nomi". E il leader di Azione Carlo Calenda non ha perso occasione per polemizzare, con la consueta ironia: "Alla voce primarie aperte. Un vero esercizio di democrazia. Daje". "Non sentirete da me una sola parola polemica", replica gelido Letta. Anche dopo le primarie, per la sfida del Campidoglio il campo del centrosinistra resterà affollato, visto che contro il ticket del centrodestra Michetti-Matone sono candidati sia Calenda sia la sindaca del M5s Virginia Raggi. Già dal mattino, nei 187 gazebo sparsi per la città, si respirava un cauto ottimismo: da San Giovanni a Donna Olimpia fino a Cesano, la gente si è messa in fila per votare e, tra gli altri, al seggio di Monteverde è stato avvistato anche Nanni Moretti. In via Appia, ai lati del banchetto protetto alla buona per votare, le urne erano due scatoloni, una con la scritta "Municipio" e una con quella "candidato sindaco". Le schede, invece, come negli altri gazebo, erano due fogli bianchi identici, differenti l'uno dall'altro solo per i colori con cui erano riportati i nomi dei candidati, tanto che alcuni elettori hanno segnalato il rischio che, una volta piegate, potessero essere inserite nell'urna sbagliata. "Abbiamo cercato di differenziare il più chiaramente possibile, più di così non possiamo fare", facevano spallucce i volontari. A loro e a tutti i militanti è andato il ringraziamento più accorato di Letta: "Hanno reso possibile questa giornata di festa, di popolo e di democrazia".

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