Spettacoli

Il ritorno degli Zen Circus: "Senza concerti non si può vivere"

Il ritorno degli Zen Circus: "Senza concerti non si può vivere"
Dopo la pausa forzata, la band guidata da Andrea Appino affronta un nuovo tour: "Sarà come una messa per tornare a una religione che non potevamo più praticare"
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Gli Zen Circus sono in studio, "abbiamo cominciato le prove solo da due ore" dice Appino, stanno per riattaccare la spina, per ripartire, per dare di nuovo fuoco alle polveri del loro rock e della loro canzone, perché "senza suonare dal vivo non si può stare, abbiamo vissuto in studio per un anno, ora è il momento di ricominciare, preparatevi al peggio".

Ma il "peggio", per adesso è passato e gli Zen Circus, forti di un ultimo, bellissimo, album intitolato profeticamente L'ultima casa accogliente, uscito nel 2020 subito prima del grande stop, stanno per rimettersi in strada con un nuovo e attesissimo giro di concerti: il 3 luglio ripartirà da Livorno il loro tour, che farà poi tappa a Torino (10/7), Bologna (13/7), Genova (14/7), Gardone Riviera (Bs, 15/7), Pordenone (22/7), Padova (25/7), Veruccio (Rn, 29/7), Bergamo (6/8), Roma (8/9), Milano (10/9) e Firenze (11/9). Appuntamenti live per tornare a raccontare con energia, passione e rabbia le loro storie. Quelle di un'Italia che non si ferma, non si piega, non si arrende, che pensa e ragiona, che protesta e costruisce, che si oppone e immagina e che nelle loro canzoni si è, un più di venti anni, magnificamente rispecchiata.

Musica "positiva", comunque, anche quando Andrea Appino, Karim Qrqu, Massimiliano 'Ufo' Schiavelli e il "compagno di viaggio" Francesco 'Maestro' Pellegrini, sembrano più scuri, più preoccupati, il loro sguardo è sempre indirizzato verso il futuro. Persino adesso, persino in questo anno drammatico: "Abbiamo cercato di prendere il lato positivo di un simile problema", dice ancora Appino, "sfruttando la possibilità di lavorare su noi stessi, scoprendo quanto mancano alcune cose che davi per scontate. Venivamo da un periodo delirante, due dischi di fila, poi il Festival di Sanremo, poi il nostro libro, ci saremmo voluti fermare comunque nel 2020. Ma quando il fermo non è stato più fisiologico ma una costrizione, ci siamo resi conto di quanto ci definisse quello che stavamo facendo. Siamo nati come gruppo che faceva busking nelle strade, siamo diventati una delle band più live in Italia, non riusciamo a prescindere dai concerti, ci siamo resi conto di quanto fosse importante per noi, molto più di quanto non pensassimo".

Come sarà, allora, tornare dopo questa lunga pausa?

"La cosa più bella è che anche noi non lo sappiamo, lasceremo forse parlare di più la musica, noi faremo casino e la gente non potrà stare sotto al palco, faremo un concerto più da teatro. Certo non è esattamente nelle nostre corde, magari saremo più progressive e psichedelici. Forse più che un concerto sarà una messa, l'occasione per tornare a professare una religione che non potevi più praticare, come musicista e come spettatore. Sarà il risorgimento della nostra religione, della nostra musica, più consapevoli di quello che è la nostra potenzialità".

E scoprirete anche come sarà suonare dal vivo un album, 'L'ultima casa accogliente', che dal vivo non ha avuto tempo di crescere.

"Sì, abbiamo un disco che sembra scritto per essere suonato dal vivo. Ed è in sintonia con questi tempi, parla tanto di ricerca di sé, anche se è stato scritto prima. E poi la prima data sarà a Livorno, a casa nostra, sarà un bellissimo modo per capire cosa è accaduto, per parlare di cos'è stato l'isolamento, il sentirsi soli, ma anche per riconoscerci e ritrovarci".

La musica, la vostra in particolare, ha sempre raccontato non solo l'attualità ma anche il futuro...

"E' vero che siamo spesso stati in sintonia con la realtà e credo che sia così anche per questo album, una cartina di tornasole del momento che si sta vivendo. Non so perché accada, mi fa effetto rileggere ora le parole di alcune canzoni che sembrano presagire quello che è poi accaduto. Ma la musica ha questa forza, questa capacità, accade a tanti, non solo a noi. Basta avere le orecchie aperte, è successo con la new wave, con l'onda del grunge, ma anche con i trapper che raccontavano l'avvento della loro rivoluzione espressiva".

E in questo caso la musica dal vivo celebra anche il ritorno alla vita insieme.

"Festeggeremo, i nostri live sono sempre stati delle grandi feste, questa volta festeggeremo sulle macerie, non a caso il concerto si conclude con Vivi si muore. Perché mai come oggi l'importante è esserci".