Quando la speranza e la bellezza sconfiggono il tempo
A Roma ha aperto al pubblico una mostra interessante e ricca di spunti: "Tempo barocco". Esposti quadri maestosi dove Tempo, Eros, Bellezza e Speranza sono rappresentati in scene che fanno riflettere
Il Tempo, si sa, è un vecchio con le ali e la falce. Passa veloce, colpisce senza pietà, e divora i propri figli, come fece il dio Kronos: il Tempo, appunto.
Ma da secoli nell’arte il Tempo è associato a Eros, l’Amore, che invece è un giovanetto, anch’egli con le ali, e spesso cieco.
Ed è associato a Kairòs, l’Occasione, raffigurata come una figura con il ciuffo, da afferrare al volo, in bilico su una sfera che gira rapida.
Da tempo non vedevo una mostra più interessante e ricca di spunti di Tempo barocco, allestita a Palazzo Barberini a Roma, a cura della direttrice Flaminia Gennari Santori e di Francesca Cappelletti (la nuova direttrice della Galleria Borghese, che ospita una mostra di Damien Hirst in dialogo con Bernini e Caravaggio).
L’idea della caducità delle cose è tra i temi eterni della storia dell’arte: c’è un mosaico del primo secolo avanti Cristo con un teschio, che è una delle icone dell’arte contemporanea. Ma l’antidoto al tempo, il suo rivale naturale, è l’amore.
In mostra c’è una feroce tela di Van Dyck in cui il Tempo, appunto un vecchio malvagio, taglia le ali di Eros (sotto): come a dire che con il passare degli anni non solo il desiderio ma anche il sentimento è destinato a passare.
In realtà, Eros che colpisce a caso con le sue frecce è una forza primordiale ed eternamente giovane, irresistibile e irrefrenabile: «Scuote l’anima mia Eros» scrive Saffo; «Omnia vincit Amor», l’amore vince ogni cosa, ribadisce Orazio, il poeta dell’attimo fuggente.
Ed ecco il mito di Kairòs, l’Occasione, quasi sempre una bella ragazza bionda. Prima o poi ci attraversa la strada, prima o poi arriva e passa per tutti: l’importante è avere l’intelligenza per riconoscerla, e la forza morale per coglierla.
A quel punto potrebbe finire per ognuno di noi come nella splendida tela di Simon Vouet (sopra), arrivata per l’occasione dal Prado. Raffigura una donna incoronata di fiori, la Speranza, e una armata di lancia, la Bellezza, che si fanno gioco del Tempo, un uomo livido e rancoroso, ma alla lunga impotente.
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