Einstein Telescope

La Sardegna si candida a ospitare in miniera la ricerca sulle onde gravitazionali

La Regione ha deciso di inserire il progetto nel piano degli investimenti presentati nell’ambito del Recovery Fund con un programma di spesa di 300 milioni di euro. 

di Davide Madeddu

Onde gravitazionali svelano nascita nuovi buchi neri

3' di lettura

Un’occasione da sei miliardi di euro spalmati in nove anni grazie allo studio delle onde gravitazionali. È l’impatto economico stimato con la realizzazione dell’Einstein Telescope nella miniera di Sos Enattos a Lula in provincia di Nuoro. Ossia l’osservatorio per lo studio delle onde gravitazionali a duecento metri di profondità, nelle gallerie scavate, a iniziare dal 1868 dalla società Paganelli, per estrarre galena, blenda (da cui si ricava piombo e zinco) e argento, ma chiuse da decenni.

Le risorse della Regione

Per raggiungere questo traguardo, dato che l’Europa deve ancora decidere in quale sito ospitare la tecnologia e la strumentazione necessaria per studiare le onde gravitazionali (in corsa ci sono Sos Enattos e un sito del Limburgo proposto dal gruppo olandese di Nikhef), la Regione ha deciso di inserire il progetto nel piano degli investimenti presentati nell’ambito del Recovery Fund con un programma di spesa di 300 milioni di euro. 

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L’impatto economico

«Si tratta di un progetto strategico che avrà un grande impatto sull’economia e lo sviluppo dell’isola - annuncia il presidente della Regione Christian Solinas - per questo motivo abbiamo deciso di sostenerlo con un importante investimento». Ossia 300 milioni di euro «a fronte di un costo di realizzazione totale di 1,7 miliardi che saranno coperti, per la parte restante, da fondi nazionali ed europei». L’impatto economico complessivo calcolato dalla Regione è di «6 miliardi di euro nei nove anni necessari per la costruzione, più un valore annuo di circa 127 milioni di euro e oltre 700 posti di lavoro quando entrerà in funzione». Le ricadute in ambito regionale sono state stimate in un 50-60 per cento. 

Luogo ideale per la ricerca

Il luogo ideale, sia per il silenzio legato alla scarsa popolazione sia per il silenzio sismico legato alla presenza di roccia granitica, è il sottosuolo del sito minerario dove l’attività estrattiva è cessata da decenni. Qui il progetto prevede la costruzione di un “gigantesco interferometro sotterraneo triangolare per la ricerca delle onde gravitazionali”. L’osservatorio, utilizzando l’infrastruttura dei pozzi e gallerie, sarà collocato a circa 200 metri di  profondità, avrà un perimetro di circa 30 chilometri composto da bracci lunghi 10 chilometri. Se un’onda gravitazionale attraversa l’interferometro, la lunghezza dei bracci oscilla e questa infinitesima variazione viene rivelata dall’esperimento. «La sua sensibilità permetterà di “ascoltare” un volume d’universo almeno mille volte superiore rispetto a quello osservato dalla rete attuale di rivelatori avanzati».

Gli sviluppi

In questo viaggio ci sono poi anche gli sviluppi tecnologici che riguarderanno la sensoristica ad altissima sensibilità, i sistemi di controllo a basso rumore, la meccanica di precisione, l’ottica quantistica, oltre che i laser ad alta potenza e l’intelligenza artificiale.

Il sostegno al progetto

A sostenere questo progetto, nato in un contesto europeo, 41 enti di ricerca e università, coordinati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dall’omologo istituto olandese Nikhef. Del consorzio fanno parte l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e le Università di Sassari e Cagliari. Il Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) supporta la candidatura italiana di Einstein Telescope (in Sardegna) tramite un protocollo di intesa con Infn, Regione Sardegna e Università di Sassari, finanziato con 17 milioni di euro.

La sfida finale

«Siamo in una fase cruciale, in Europa si sta per decidere sull’ingresso di ET tra le grandi infrastrutture di ricerca su cui puntare nel prossimo futuro, e si sta lavorando alla valutazione dei siti candidati a ospitarlo per decidere dove sarà realizzato -  conclude il presidente della Regione -. La credibilità della candidatura della Sardegna, che inizialmente sarebbe potuta sembrare debole, sta crescendo sempre più grazie alla grande collaborazione fra tutti gli enti coinvolti, fra cui la Regione, che è sempre stata in prima linea. Oggi aggiungiamo ulteriore forza a questa candidatura inserendola nel piano di investimenti del Recovery Fund. L’accesso ai fondi e la rapidità di spesa insita nel Recovery ci permettono di consolidare l’impegno della Regione Sardegna, che ha già finanziato la costruzione del laboratorio SARGRAV - di fatto il punto zero, il primo seme di Einstein Telescope (ET)». 

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