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Una serie tv per non dimenticare Alfredino

Una famiglia al mare come tante, un bambino gracile che gioca sotto lo sguardo attento dei genitori. Quel bambino, si scoprirà poco dopo, è cardiopatico, e in attesa di un difficile intervento chirurgico di lì a qualche mese. Per fargli passare l’estate all’aria aperta così che si irrobustisca un po’ prima dell’operazione,  la mamma e il papà decidono di portarlo in una loro casetta in campagna a Vermicino, vicino Frascati. Potrà correre e giocare. Che rischi ci sono? Nessuno, sembrerebbe.  Invece il piccolo Alfredo Rampi, 6 anni, il 10 giugno del 1981 sprofonda in un pozzo artesiano. E non ne uscirà più, nonostante gli sforzi eroici di alcuni soccorritori, in una catena di speranze e disillusioni che viene raccontata oggi nella serie tv Sky original Alfredino – Una storia italiana, in prima tv il 21 e il 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW.

Luca Angeletti e Anna Foglietta sono Ferdinando e Franca Rampi, i genitori di Alfredino.

Chi ha più di 50 anni non può non ricordarsi cosa faceva, dov’era, mentre Alfredino agonizzava in fondo a quel pozzo. L’Italia diede il meglio e il peggio: ci furono soccorritori volontari che fecero tutto il possibile per salvare il bambino a sprezzo della loro vita ma ci furono anche gravi errori, incapacità, mancanza di organizzazione. E fu anche il primo caso di tv del dolore, con milioni di spettatori incollati a 18 ore di diretta, il microfono calato nel buio per farci ascoltare la voce di Alfredino, i telecronisti senza pietà, gli ingorghi di macchine, l’arrivo del presidente della Repubblica Sandro Pertini (qui Massimo Dapporto), rimasto sempre al fianco dei genitori in quelle ore tremende.

Non era facile raccontare quel coacervo di emozioni, quell’ansia e quella rabbia che ci prese tutti, quando si capì che non si poteva fare più niente. Ma bisogna dire che la serie di Sky affronta la storia con grande delicatezza, senza scivolare nel sentimentalismo: «Non mostriamo mai il bambino nel pozzo, e solo una volta facciamo ascoltare la voce. Anche per la musica, abbiamo scelto quella elettronica, che lascia un senso di sospensione, non atrappa le lacrime», dice il regista, Marco Pontecorvo. L’obiettivo, quarant’anni dopo, è «utilizzare la distanza del tempo come un filtro, per raccontare – al netto dell’emotività – anche quello che è successo dopo, la grande eredità di Alfredino: la nascita della Protezione Civile».

L’arrivo del presidente Sandro Pertini (Massimo Dapporto) a Vermicino.

La scelta della fiction è stata quella di andare oltre il trauma e allargare lo sguardo, al mondo che girava intorno, e a quello che è successo dopo: «Sempre in grandissima sintonia con il Centro Alfredo Rampi onlus», continua il regista. Se la famiglia infatti è rimasta con discrezione dietro le quinte, il Centro, che da 40 anni promuove con grande impegno e grandi risultati la sicurezza di bambini e adolescenti, è stato vicino alla produzione: «Ogni volta che finivo un montaggio lo rivedevo con loro, e alla fine sono stati molto contenti. Volevamo rispettare cho ha sofferto».

Il regista si è preparato a lungo, prima di affrontare il set: «ho guardato i filmati delle teche Rai, ho letto il libro di Walter Veltroni L’inizio del buio, ho incontrato i giornalisti che seguirono la vicenda, e soprattutto gli speleologi e i volontari che si calarono nel pozzo». Furono in parecchi, generosi e motivati, ma fallirono. Dai primi, Tullio Bernabei e Maurizio Monteleone all’ultimo, quell’Angelo Licheri che si ferì nel disperato tentativo di tirar su Alfredino, e gli ruppe perfino un polso, ma con ce la fece e lo salutò: «Ciao, piccolino». Intanto il bambino era scivolato di altri 30 metri, per colpa della nefasta idea di scavare un tunnel parallelo, che fece però crollare quello dove si trovava il bambino.

Vinicio Marchioni è il vigile del fuoco Nando Broglio

Al centro di tutta la vicenda c’è una donna forte, coraggiosa: Franca Rampi, interpretata da una sensibile Anna Foglietta. «La madre di Alfredino ha seguito passo dopo passo tutti i soccorsi, non si è mai mossa. E alla fine, nella disperazione, ha detto che non condannava nessuno, perché tanti si erano prodigati oltre le loro forze. Quello che mancava era il coordinamento. Non doveva più succedere un’altra Vermicino». Fu proprio allora che si gettarono le basi con la legge che istituiva la Protezione Civile. E sappiamo bene, anche quest’anno, quanto sia stata utile. Dobbiamo tutti dire grazie a Franca Rampi.

 

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