ROMA. «Se a ottobre escono dal governo i 5stelle e poi esce pure Salvini terrorizzato dalla Meloni, restiamo da soli a reggere la baracca con Draghi...», scherza uno dei pochi big di prima fascia vicini ad Enrico Letta. Dando voce ai timori dello stato maggiore Pd. Certo, il segretario saluta come una vittoria l’ intesa con 5stelle e quel che resta di Leu sulla candidatura comune in Calabria: che rinsalda una foto di gruppo sbiadita negli ultimi tempi dopo le gelate di Conte sull’alleanza «non strutturale». Ma tra i dem è forte il sospetto che i 5stelle di Conte mollino in autunno il governo Draghi, o passino a un appoggio esterno, o quantomeno salgano sulle barricate in stile Salvini. Il che metterebbe il Partito democratico in seria difficoltà: per questo si può ritenere con poco margine di errore che Letta abbia chiesto lumi a Luigi Di Maio, nel lungo colloquio in Spagna a margine del foro di dialogo italo-spagnolo. Anche se i due dicono di aver parlato di Biden e di atlantismo (anche questo tema caldo dopo le uscite di Grillo sulla Cina), le mosse di Conte sono sotto i riflettori dem e anche quelle del ministro degli Esteri. A Letta arrivano segnali di un M5s lacerato su cosa fare col governo, Di Maio fa sapere come la pensa: «La maggior parte dei miliardi di euro del Recovery plan andranno alle tematiche identitarie del movimento, digitale e ambiente», fa notare a Conte, collegandosi a una manifestazione elettorale dell’ex premier con la Raggi. Per dirla in altri termini, «saremmo pazzi a mollare proprio ora», si infervora un esponente di governo grillino. Discorsi che rimbalzano al Nazareno, così come i report della geografia pentastellata sul nodo cruciale del sostegno al governo Draghi. Fico e Di Maio uniti Il gotha dei 5stelle è spaccato e Di Maio non appoggerebbe disegni isolazionisti. Su questa linea governista, anche la sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia; ma anche Roberto Fico e il ministro Federico D’Incà, entrambi per la prima volta dalla stessa parte del ministro degli Esteri. Molti invece i mugugni, specie tra i senatori vicini a Di Battista, dell’ala barricadera che spera di riconquistare posizioni allontanandosi dal governo. Che, fanno notare al Nazareno, vanta curiosamente una solidità istituzionale, sostenuto da due ex premier, Letta e Conte, un ex vicepremier, Salvini e un ministro in carica. «E va detto che fin qui i 5 stelle sono stati leali, cosa che non si può dire per la Lega», dicono dalle parti di Letta. «Sono gli scossoni di un Movimento che consolida la sua leadership», si consolano nel Pd. Dove festeggiano l’intesa calabrese proprio mentre Conte fa un comizio con la arcinemica Virginia Raggi... Il travaglio della Calabria Ma non c’è che dire, il travaglio della Calabria non ha mai fine, neanche quando le parti si accordano e le faide locali vengono messe a tacere. Stavolta la pace a sinistra non è durata neanche un giorno: quando Letta, Conte e Speranza stanno per annunciare la candidatura della imprenditrice Maria Antonietta Ventura per la presidenza della regione, già i focolai di polemica scoppiettano nella prateria della coalizione. Le Sardine si dissociano per «una scelta al ribasso» e Francesco Boccia è costretto a sedare i malumori dei potentati locali in un summit al Nazareno... — © RIPRODUZIONE RISERVATA