Mascherina all’aperto, da metà luglio possibile stop

Bisognerà comunque portarla, per indossarla dove ci siano assembramenti. I malati gravi, oggi, sono «degenti di lunga data oppure persone non vaccinate»
Mascherina allaperto da metà luglio possibile stop

La mascherina all’aperto potrebbe diventare un ricordo già da luglio, forse dalla metà del mese. L’ipotesi è al vaglio del presidente del Consiglio Mario Draghi e viene ritenuta realistica anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza. L’Italia potrebbe seguire l’esempio di altri Paesi: in Francia la mascherina all’aperto non si porta più da oggi, in Germania da tre giorni. In Spagna succederà a breve.

In ogni caso, bisognerà comunque portare la mascherina con sé, per indossarla prontamente dove ci siano assembramenti (e quindi dove non sia possibile mantenere la corretta distanza sociale). «Sarà come con gli occhiali da vista per leggere da vicino che si portano sempre in tasca». E ancora: «Tutti gli studi ci dicono che in una situazione epidemiologica sotto controllo come in Italia la possibilità di contagio all’aperto con la metà della popolazione vaccinata almeno con la prima dose è quasi nulla. Ma non dobbiamo dimenticare che la mascherina resterà un accessorio da portare sempre con noi perché in determinate situazioni, in fila dal gelataio o allo stadio, per non correre rischi dovremo essere pronti a indossarla».

Intanto, per la prima volta dall’inizio della seconda ondata, il numero dei malati gravi è sceso sotto quota 500. Il merito è della campagna di vaccinazione: il 27% degli italiani dai 12 anni in su ha ricevuto anche la seconda dose. I malati gravi sono «degenti di lunga data oppure persone non vaccinate», come ha spiegato all’Ansa Francesco Dentali, direttore del Dipartimento di Medicina interna all’ospedale di Circolo di Varese. «Noi pensiamo a curarli, capiscono da soli di aver commesso un errore e si pentono di non essersi protetti».

«Le persone in terapia intensiva, oggi in Lombardia, hanno in media 61-62 anni», ha spiegato al Corriere Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Niguarda di Milano. «Direi che grazie alle vaccinazioni abbiamo protetto la fascia dei grandi anziani. L’età dei ricoveri per Covid infatti si è abbassata: l’identikit si colloca tra i 55 e i 70 anni. Però le forme gravi, seppur poche, sono sempre uguali e fanno paura. Certamente noi medici siamo diventati più bravi a curarle, pur in assenza di farmaci specifici».

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