Pugni in faccia e mattonate in testa. Probabilmente non è questa la linea difensiva che gli avvocati hanno consigliato alla direzione della Texprint per convincere il Prefetto a rimuovere l’interdittiva antimafia che recentemente è stata confermata ai danni della stamperia tessile di Prato. Eppure, come si vede dalle immagini riprese dai dipendenti che da sei mesi denunciano condizioni di sfruttamento, è proprio il modo con il quale oggi pomeriggio Zhang “Valerio” Sang Yu, già indagato per il coinvolgimento in “una pluralità di delitti con aggravante di appartenenza a un’associazione di tipo mafioso” e altri 15 dipendenti dell’azienda hanno tentato di porre fine al presidio di protesta che va avanti senza sosta da sei mesi.

“Hanno approfittato di un momento in cui con altri lavoratori avevamo lasciato il presidio per unirci allo sciopero in corso in un’altra azienda del distretto tessile – spiega Luca Toscano del SiCobas che dall’inizio segue la vertenza – c’erano solo tre lavoratori che stavano ostacolando l’ingresso di un camion quando sono stati aggrediti”. Nonostante i tentativi di blocchi, nella pratica la produzione della Texprint non si è mai fermata nonostante il presidio e le proteste, ma la tensione è sempre più alta.
Nei giorni scorsi la Regione aveva invitato l’azienda a riaprire il dialogo con i lavoratori ma per ora l’appello sembra essere caduto nel vuoto. Mentre i tre operai raggiungevano l’ospedale per medicare le ferite, i dipendenti Texprint capitanati da Zhang “Valerio” Sang Yu si premuravano di smontare, pezzo per pezzo, il presidio e gli striscioni presenti davanti ai cancelli. Il presidio è ripreso al ritorno degli altri lavoratori ai quali si è unito un folto gruppo di solidali di altre ditte del distretto tessile di Prato.
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