Europei di calcio

L’Italia in piena fiducia alla prova dell’ostacolo Svizzera

L’Italia ritorna all'Olimpico per il secondo turno contro la Svizzera, avversario meno banale di quanto si creda

di Dario Ceccarelli

Lorenzo Insigne, Ciro Immobile e il commissario tecnico Roberto Mancini (Afp)

4' di lettura

Riprende la giostra. Dopo un primo giro quasi euforico con la Turchia, che ha permesso agli azzurri di raggiungere il 28esimo utile consecutivo, e di far crescere ondate di entusiasmo intorno alla nazionale, l'Italia ritorna all'Olimpico per il secondo turno contro la Svizzera, avversario meno banale di quanto si creda anche se il suo esordio contro il Galles (1-1) non è stato dei più brillanti, anzi. .

Il contrario dell'Italia che, nel caso le cose girassero bene (successo sulla Svizzera e pareggio tra Galles e Turchia), potrebbe addirittura centrare la qualificazione anticipata agli ottavi di finale.

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Già qui si intravedono dei pericoli: quelli di un eccesso di ottimismo. Finora infatti è andato tutto bene. E la Turchia, incollata nella sua metà campo, ci ha facilitato le cose. Vero che per passare in vantaggio ci è voluto un tempo e un autogol, però l'Italia, con la sua velocità e il suo gioco incalzante, aveva ormai messo alle corde gli avversari poi sgretolatisi per incapacità di opporre uno straccio di reazione.

Ora con la Svizzera bisogna replicare. C'è un problema, però: che gli elvetici, dopo il pareggio col Galles, non possono lasciar altri punti per strada. In più il suo c.t., Petkovic, ex tecnico della Lazio, conosce molto bene il calcio italiano. Cosa abbia in mente non lo sappiamo, e certo non ce lo dirà. Comunque non farà quella specie di indegno catenaccio praticato dalla Turchia. Probabile invece che ci pressino più in alto, per crearci qualche problema in difesa. In attacco gli svizzeri non scherzano: Embolo è rapido e potente. Da da non dimenticare anche l'atalantino Remo Freuler, un altro che ci conosce bene. Lo stesso Mancini avverte: «La Svizzera è una squadra forte e quadrata, dovremo fare una partita perfetta, senza quasi sbagliare nulla».

Inquadrati i rischi, ci sono però buoni motivi per essere fiduciosi. Il primo che l'Italia, sull'onda dell'entusiasmo, può permettersi di non cambiare quasi nulla. A parte Florenzi, che verrà sostituito da Di Lorenzo, scende in campo la stessa formazione che ha fatto faville con la Turchia. Una scelta giusta perchè, al di là della doverosa fiducia, non si vedono segnali di stanchezza. L'impressione è di un gruppo in crescita reso ancora più compatto dalle ultime prestazioni. Nelle ultime nove partite l'Italia sempre vinto senza prendere un gol. Inoltre gli azzurri hanno avuto cinque giorni per recuperare.

Meno tranquilla è la Svizzera che ha avuto un giorno in meno di riposo e un viaggio di otto ore in più sulle spalle. Facile quindi che nella ripresa abbia un calo. Per questo è probabile che nel secondo tempo scatti qualche avvicendamento. Federico Chiesa, con i suoi blitz, è pronto per entrare, magari al posto di Berardi, non del tutto guarito da un taglio profondo alla gamba destra. Uno come Chiesa, con la sua velocità e il suo cambio di passo, può essere molto utile per sparigliare una situazione eventualmente bloccata. Una nuova tentazione di Mancini potrebbe essere quella di Marco Verratti, pronto per scendere in campo. Il ginocchio è ormai a posto, forse in panchina potrebbe già avere un posto.

Squadra che vince non si cambia, però l'Italia, come ha dimostrato finora, è anche intercambiabile. Mancini lo ribadisce di continuo: «La nostra squadra è fatta di tutti titolari. È stato dimostrato in questi anni che le cose, anche quando cambiamo, vanno sempre bene. Cambiano gli uomini ma non il risultato. È ovvio che dobbiamo dare una lista di undici giocatori, ma abbiamo il nostro tipo di gioco: i ragazzi sanno quello che devono fare in campo, non ci sarebbe grande differenza».

Diciamo che Mancini non dice una bugia. In questa nazionale sono pochissimi gli indispensabili. Per esempio Jorginho perchè è una specie di metronomo, player indispensabile per dettare i tempi e leggere lucidamente i movimenti di una partita. Anche Donnarumma e Insigne sono poco intercambiabili. Ma la lista finisce qui. E questo perchè il gruppo azzurro su basa su due pilastri ugualmente decisivi: un modello di gioco ormai imparato a memoria e una forte coesione dei giocatori. Si vede che l'ambiente è sereno, senza quelle nevrotiche rivalità che indeboliscono un collettivo. Quando si vince è tutto più facile, ci vorrà la controprova, certo. Ma i segnali sono chiari.

E qui è stato decisivo l'imprinting dato da Mancini, tecnico capace di stare sul pezzo ma di creare ugualmente un ambiente accogliente ed empatico. In un lungo torneo come un Europeo non è un elemento secondario. Infine, e poi chiudiamo con gli elogi, va riconosciuto che questa nazionale diverte e, ultimamente, segna anche tanti gol. Era un nostro punto debole, la capacità realizzativa, ma questo tridente a trazione suddista (Berardi, Immobile, Insigne) nelle ultime prove si è messo a girare al meglio. Chi si loda s'imbroda, dice il saggio. Ma la strada è buona. Bisognerà verificarlo contro le favorite del torneo. La Francia, che ha battuto la Germania su autorete (1-0), ha comunque dimostrato una grande solidità e un potenziale enorme. Anche il Portogallo, facilmente vittorioso sull'Ungheria (3-0) grazie anche a una doppietta di Ronaldo, si fa sentire. Restano dubbi sull'Inghilterra e sulla Spagna. Ma c'è tempo. E presto i migliori emergeranno.

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