16 giugno 2021 - 00:47

Fake news sul Covid: milioni di visite, i siti italiani, i danni che provocano, chi ci guadagna

di Domenico Affinito

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La mancanza di una regia unica sulle misure nella lotta pandemia, si traducono in iniziative a livello locale che creano inevitabilmente confusioni. La decisione delle ultime settimane da parte di alcune regioni di inaugurare gli «open day» aperti a tutti, somministrando il vaccino Astrazeneca anche ai giovani nonostante fosse stato sconsigliato da Ema e ministero della Salute alle donne sotto i 60 anni, non ha fatto bene alla campagna vaccinale. Alla fine c’è scappato il morto. Sappiamo che i rischi sono infinitesimi rispetto ai benefici, ma ogni imprudenza diventa carburante per negazionisti, scettici, esitanti. NewsGuard Technologies è una società indipendente americana nata nel 2018 con l’obiettivo di distinguere i siti con notizie verificate, bollati in verde, da quelli che diffondo fake news, bollati in rosso. Oggi ha una partership con l’Organizzazione mondiale nell’ individuare la disinformazione online sul Covid 19. Sono 449 i siti nel mondo che diffondono notizie false, NGT li ha monitorati uno a uno, e di questi 274 sono negli Stati Uniti, 57 in Francia, 44 in Germania, 20 nel Regno Unito. A fine maggio quelli italiani erano 41 per un traffico totale di pagine viste di oltre 15,5 milioni, stabili da novembre 2020.
Quali fake news

Ci sono due categorie di fake news legate al Covid: quelle sulle teorie del complotto e false cure, le prime a diffondersi, e quelle sui vaccini. Nel primo caso troviamo la notizia secondo la quale il virus è stato sottratto da un laboratorio canadese da spie cinesi, che è stato brevettato da un gruppo finanziato da Bill Gates, che la pandemia è collegata alla tecnologia 5G, che si cura con l’aglio o con dosi massicce di vitamina C, e che indossare la mascherina può causare un eccesso di anidride carbonica nel sangue. Nel secondo che i vaccini modificano il Dna umano, possano causare il cancro, o infertilità.

Ci sono due categorie di fake news legate al Covid: quelle sulle teorie del complotto e false cure, le prime a diffondersi, e quelle sui vaccini.

Il fact checking

I produttori di fake news spesso partono da una notizia vera, ne prendono un pezzo e la stravolgono. Come per l’aglio: l’Organizzazione mondiale della sanità ha più volte dichiarato che «L’aglio è un alimento sano che può avere alcune proprietà antimicrobiche», ma che «non ci sono prove in relazione all’epidemia del 2020 che il consumo di aglio abbia protetto le persone dal nuovo ceppo di coronavirus». Il primo esempio di questa affermazione è stato un post del 31 gennaio 2020 di un account Twitter anonimo con sede nelle Filippine, che condivideva una ricetta che sosteneva che il virus «può essere curato da una ciotola di acqua all’aglio appena bollito». O come nel caso di Bill Gates, che non ha mai finanziato il brevetto di un coronavirus, come sostiene il complottista statunitense Jordan Sather (140.000 follower su Twitter e 218.000 abbonati al suo canale YouTube «Destroying the Illusion»). È vero, invece, che la Bill and Melinda Gates Foundation ha finanziato il Pirbright Institute, con sede nel Regno Unito, per studiare un ceppo di coronavirus che colpisce i polli.

I produttori di fake news spesso partono da una notizia vera, ne prendono un pezzo e la stravolgono.

I siti italiani

Dei 41 siti italiani segnalati, quello più letto è Laverità.info, versione digitale del quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, che ha più volte cavalcato l’ipotesi del complotto. Nell’ottobre 2020, ad esempio, scriveva «La verità sul virus manipolato in Cina per colpire il mondo». Il Sars-Cov 2, hanno spiegato tutti gli scienziati, non può essere stato manipolato in laboratorio, perché non ha nel suo patrimonio genetico le caratteristiche di un virus confezionato dall’uomo. Quando si modifica un’agente patogeno in laboratorio si lasciano dei segni: all’analisi si rintracciano i pezzi dei diversi virus che si sono combinati. Altra storia, invece, è che ci sia stata una contaminazione nel laboratorio di Wuhan dove lo stavano studiando. E su questo le cose non sono ancora chiare. ComeDonChisciotte.org, cresciuto da 570 mila a 720 mila pagine viste, sostiene che «Un team di scienziati australiani scopre che il Covid è stato creato in laboratorio». In realtà un sito scientifico australiano ha pubblicato un articolo che mette a confronto le tesi scientifiche con quelle complottistiche, ma DonChisciotte pubblica solo queste ultime.

Si arriva anche a livelli quasi comici, come quello di disinformazione.it che a una settimana dallo scoppio della pandemia in Italia sosteneva nell’articolo «Coronavirus: cronologia di una dittatura» che l’epidemia è stata progettata negli Stati Uniti per punire l’Italia per la sua stretta partnership economica con la Cina. Un altro sito che genera molto traffico, oltre 1,5 milioni di pagine viste al mese, è Byoblu.com che a inizio pandemia pubblica un’intervista nella quale Adriano Panzironi, giornalista che promuove integratori alimentari, già condannato per fake news dall’AgCom, secondo la quale la vitamina C aumenterebbe le difese conto il Covid. Che la vitamina C aumenti le difese è vero, che protegga dal Covid purtoppo no. Più tardi un altro articolo sui vaccini si legge che «molti vaccini sono derivati da cellule fetali» e che questo potrebbe innescare «un processo noto come “ricombinazione omologa” cui consegue la modifica del patrimonio genetico di chi riceve il vaccino». Cosa contengono i vaccini è pubblico, e non ci sono cellule fetali. Inoltre il patrimonio genetico si può modificare solo intervenendo nelle prima fasi embrionali, non su un adulto. Oltre.tv, 1.150.000 pagine viste, il 29 agosto 2020 afferma che «uno studio del Dipartimento della Difesa americano ha confermato che l’aumento di probabilità di contrarre il coronavirus è del 36% in più negli individui vaccinati con l’antinfluenzale». Il Dipartimento della Difesa non si è mai espresso su questo argomento, inoltre lo studio linkato riguardava i dati dell’influenza riferita agli anni 2017-2018. AmbienteBio.it, un sedicente sito di salute e benessere, il 24 marzo 2020 afferma che Bill Gates «impianterà i microchip per combattere il Covid e per tracciare le vaccinazioni».

Si arriva anche a livelli quasi comici, come quello di disinformazione.it che (...) sosteneva (...) che l’epidemia è stata progettata negli Stati Uniti per punire l’Italia per la sua stretta partnership economica con la Cina.

L’importanza dei social

Sono almeno 34 le pagine Facebook che sono super-diffusori di disinformazione sullo sviluppo dei vaccini anti Covid. Molte hanno oltre 100.000 follower e hanno collezionato un totale di 14.139.288 like. Per la maggior parte dei post falsi o fuorvianti, Facebook non ha fornito alcun avviso, segnalazione o link a fonti più affidabili. In Italia NewsGuard ha scoperto una rete di otto pagine Facebook che condividono informazioni non corrette sui vaccini e che hanno 1.509.414 like. Sei hanno la stessa fonte, il sito oltre.tv, e nessuna condivide contenuti di altri siti. Poi c’è la pagina di Oltre.tv e quella del sito AmbienteBio. Non è calcolabile, invece, il numero di profili privati che, sia su Instagram sia su Facebook, diffondono notizie false. L’ultima è quella della moneta che rimarrebbe attaccata al braccio dopo il vaccino Pfizer, perché tra gli ingredienti ci sarebbero metalli pesanti o, in un’altra versione, un microchip. I vaccini sono sottoposti al rigido controllo delle agenzie regolatorie internazionali: Fda e Ema. Cosa contiene Pfizer è pubblico: liposomi sintetici, colesterolo, Potassio cloruro, Potassio di idrogeno fosfato, Sodio cloruro, Fosfato disodico diidrato, saccarosio, acqua per preparazioni iniettabili. Certo, può essere che dopo aver tolto il cerotto la moneta rimane attaccata, ma in questo caso il complotto è ordito dalla colla.

Il falso processo di Norimberga

Nelle ultime settimane gira nei gruppi Facebook negazionisti che si terrà un processo contro l’Organizzazione mondiale della sanità per crimini di guerra sulla vicenda Covid, a Norimberga il 3 luglio 2021, promosso dall’avvocato Reiner Fuellmich con 1.000 avvocati e 10.000 medici. Tutto falso. La vicenda è un’altra: in un’intervista dell’11 aprile l’avvocato Reiner Fuellmich, che esiste realmente ed è un negazionista, ha spiegato di aver presentato a inizio 2021 un ricorso alla Corte Canadese. L’esposto, che chiama in causa tra gli altri anche Papa Francesco e la regina del Regno Unito Elisabetta II, è stato rigettato, come ha spiegato direttamente la Corte Superiore di Giustizia dell’Ontario all’Afp, sulla base dell’articolo 2.1 del regolamento di procedura civile canadese, secondo cui «la Corte può, di sua iniziativa, può fermare o rifiutare un procedimento se questo appare evidentemente frivolo, vessatorio o comunque un abuso». Ma sui profili Facebook di negazionisti continua a girare la notizia: appuntamento, quindi, per tutti a Norimberga il 3 luglio.

Le conseguenze

In un mondo globalizzato anche per l’informazione le fake news si diffondono velocemente. Per chi le confeziona il gioco può valere la candela. Sette siti italiani registrano da un milione a 2,2 milioni di pagine viste e in queste condizioni il ritorno economico va da 2.000 a 4.400 euro al mese, che non sono pochi se dietro al sito c’è, come spesso capita, solo un paio di persone. Per esempio Oltre.tv, che risulta di proprietà di Arcanet Web, piccola società di marketing e comunicazione di Basciano (Teramo), o databaseitalia.it, che è animato da Roberto Davide Paderi di Porto Torres che si presenta così sui social: «Visito posti e faccio cose al computer». Giovani che hanno competenze informatiche e di marketing che usano la rete per sfruttarla al meglio economicamente e, si sa, che sul web chi la spara più grossa attira più persone e, quindi, più pubblicità.

Ma le conseguenze a livello sociale sono ben più complesse: secondo un sondaggio Ispos di fine aprile realizzato per conto del Word Economic Forum, negli Stati Uniti, dove le fake news sono più massicce gli esitanti erano il 54% , in Francia il 42%, 29% Germania, 23% Gran Bretagna, 21% Italia, Messico 12%, Brasile 7%.
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