Decreto Sostegni bis

Reddito cittadinanza, salta la stretta. Non passa l’obbligo di accettare lavori stagionali

Giudicato inammissibile l’emendamento M5S che obbligava i percettori del Rdc ad accettare, «pena decadenza del beneficio», offerte di lavoro stagionali entro 100 km dalla propria residenza

di Mariolina Sesto

(IIMAGOECONOMICA)

3' di lettura

Salta la stretta al reddito di cittadinanza. Stop all’emendamento al decreto Sostegni bis a firma D’Orso (M5S) che puntava a imporre ai percettori di Reddito di cittadinanza di accettare lavori stagionali pena la decadenza. La questione si era posta con le riaperture post-Covid e con la denuncia, soprattutto da parte di ristoratori e proprietari di stabilimenti balneari, della mancanza di camerieri, barman e stagionali, non invogliati a lavorare perché percettori del reddito o della cassa integrazione. La proposta non ha superato la tagliola dell’ammissibilità in commissione Bilancio della Camera.

L’emendamento M5S

L’ emendamento al decreto Sostegni bis era stato presentato da Valentina D’Orso del Movimento 5 Stelle. I percettori del reddito di cittadinanza - prevedeva - saranno obbligati ad accettare, «pena decadenza del beneficio», offerte di lavoro stagionali entro 100 km dalla propria residenza, sospendendo la fruizione del beneficio, ma allo stesso tempo potranno godere di un’integrazione Inps nel caso in cui il compenso mensile sia inferiore all’importo del Rdc. «La norma - aveva spiegato D’Orso - intende incentivare il ritorno nel mercato del lavoro dei beneficiari del Reddito che in passato erano dediti a lavori stagionali garantendo loro che questo reinserimento avvenga a condizioni economicamente vantaggiose e non svilenti». Il principio alla base, ha puntualizzato la deputata, è quello di stipulare regolari contratti di lavoro e rafforzare la lotta al sommerso.

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Le difficoltà di albergatori, ristoratori e agricoltori

La novità veniva incontro ad albergatori e ristoratori, ma anche agli agricoltori, che da settimane si lamentano di non riuscire a trovare personale e puntano il dito proprio contro il reddito di cittadinanza (oltre che contro lo specifico bonus Covid per gli stagionali) sostenendo che abbia un effetto distorsivo sul mercato del lavoro. Effetto che anche secondo il ministero del Turismo starebbe penalizzando il settore ricettivo, chiamato a una difficile ripartenza dopo la stagione delle chiusure. L’emendamento M5S sembrava inoltre trovare il sostegno del ministero dell’Economia che punterebbe a sfoltire la platea dei percettori diventata sempre più ampia nei mesi della pandemia. Oggi la misura costa il 35% in più rispetto a 2 anni e mezzo fa quando fu attivata e l’inserimento dei percettori del reddito nel mondo del lavoro non è mai decollata.

Le altre proposte di modifica del Rdc

Quella del M5S non è comunque l’unica richiesta di modifica ai meccanismi del reddito che, come riconosciuto anche da diversi esponenti del governo, avrebbero bisogno di un tagliando. Roberto Pella (FI) chiede per esempio la decontribuzione totale per le imprese del turismo che assumono lavoratori del settore in Cig-Covid o percettori di Rem o Rdc. Per facilitare l’inserimento al lavoro, il Pd propone invece di rifinanziare con 30 milioni di euro i centri per l’impiego nel 2022, mentre Alessandro Amitrano del M5S guarda al ministero del Lavoro per promuovere progetti di occupazione a favore dei beneficiari, attraverso delle convenzioni ad hoc con le partecipate pubbliche. Fratelli d’Italia chiede che chi percepisce il reddito debba aderire a percorsi di formazione obbligatoria, mentre la Lega vorrebbe una riduzione degli stanziamenti per la distribuzione del beneficio del 10% annuo.

Dall’Iva sul car sharing agli incentivi per le auto ibride

Come decreto omnibus, il Sostegni bis colleziona peraltro emendamenti di tutti i tipi. I Cinquestelle insistono ancora sul Superbonus, per prorogarlo ma anche per allargarlo a nuovi tipi di intervento, dal verde al parcheggio delle biciclette, fino alla bonifica dell’amianto. Gran parte della maggioranza chiede di tagliare l’Iva su car sharing, scooter, bici e monopattini a noleggio, mentre a livello bipartisan si propone di rifinanziare l’ecobonus auto, con risorse che - a seconda degli emendamenti - oscillano tra i 400 e i 500 milioni di euro. L’idea è quella di riproporre gli incentivi che sono andati finora a ruba, ovvero quelli per le auto ibride, a benzina e a diesel compresi nella fascia di emissioni 61-135 g/Km, esauriti ormai da un paio di mesi. Iv, Lega e M5S propongono infine anche contributi per l’installazione di impianti a metano e a Gpl.

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