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Al lavoro con… Giannina Granara, capo dei Musei Garibaldini di Caprera

Storica dell’arte con specializzazione in archeologia, già alla guida della Pinacoteca nazionale di Sassari, Giannina Granara, nata a Sassari nel 1957, è dall’agosto scorso a capo dei Musei Garibaldini di Caprera nell’arcipelago di La Maddalena, in Sardegna. È il primo direttore del Compendio ad avere scelto di vivere stabilmente sull’isola. Sposata con un giornalista della sede Rai di Sassari, ha tre figli.

ore 8

La Casa museo Garibaldi, sull’isola di Caprera.

«Lascio il mio alloggio a Caprera, all’interno del Compendio, il sito dove Garibaldi risiedette, ora area museale. Attraverso il cortile ombreggiato dal “Pino di Clelia” (piantato dall’Eroe dei Due Mondi per la nascita della prima figlia con la terza moglie, Francesca Armosino) e raggiungo la Guardia d’Onore, fulcro operativo del complesso. Qui incontro il personale di custodia per improntare la nuova giornata, divisa tra Casa Garibaldi e il Memoriale nel Forte Arbuticci a quattro chilometri, museo multimediale con cimeli storico-artistici sulla vita del condottiero».

ore 9

«La mattinata è scandita dalla scelta di contenuti multimediali per il portale istituzionale e per i social (pillole di curiosità per tenere alta l’attenzione sul sito e sul personaggio: abitudine nata durante il lockdown e mantenuta) e dallo studio “appassionato” degli anni trascorsi da Giuseppe Garibaldi nel buon retiro di Caprera. Studio soprattutto su appunti e quaderni autografi, insostituibili fonti di ispirazione per sviluppare nuovi progetti. L’intento è quello di ricomporre e fare emergere l’altra faccia del patriota, quella di Garibaldi contadino, appassionato di trattati di agronomia e astronomia (custoditi nella “casa di ferro”, prefabbricato dove sistemò la biblioteca) e creatore di un vero paradiso ricco di ogni varietà di piante, come gli agrumi fatti arrivare da Catania e gli ulivi, da cui produceva un ottimo olio».

L’area intorno a Cala Garibaldi, esplorata da Giannina Granara per individuare nuovi percorsi museali en plein air.

ore 15

«Dopo avere pranzato al circolo sottufficiali della Marina, dedico il pomeriggio lavorativo alla ricognizione del sito, per sviluppare nuovi percorsi museali en plein air legati alla vita quotidiana dell’eroe. Come quello intorno a Cala Garibaldi, dove ci sono ancora il capanno per il ricovero delle barche e i resti dell’argano per tirare in secca l’imbarcazione con cui Garibaldi andava quasi ogni giorno a La Maddalena a passare qualche ora con gli amici all’osteria. Altra idea da realizzare nel prossimo futuro: la ricostituzione degli orti, perché questa icona del Risorgimento amava con la stessa passione la patria e le fatiche della terra. Lo documentano il vecchio apiario, la vasca per il lavaggio del grano, la macina, la porcilaia, il mulino dove si faceva la migliore farina di Gallura e il forno all’aperto, tra piante di mirto e ginepro, per cuocere pane, focacce e la tipica farinata genovese».

Giannina Granara ama, come Garibaldi, le opere di Donizetti.

ore 20

«A fine giornata, talvolta, mi soffermo davanti alla sua tomba, imponente nella rudezza del blocco granitico appena sbozzato. L’isola di Caprera è un luogo magico, costantemente sferzato dal vento, che mi fa compagnia nelle ore serali quando, sola, leggo o ascolto musica, spesso la stessa che piaceva a Garibaldi: le opere di Donizetti, che amava cantare con la sua bella voce da baritono».

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA