Stella McCartney diventa ancora più sostenibile. E ci racconta la sua collezione Autumn

Realizzata per l’80% con materiali eco-consapevoli, ‘Autumn’ è la collezione più sostenibile della stilista inglese. Che dopo vent’anni di carriera spiega a Vogue perché il futuro della moda è fur free. E, proprio sul tema, inscena un Guerilla gathering anche a Milano
Stella McCartney Guerilla gathering fur free a Milano

“Animals are our equals”, gli animali sono come noi: è questo il messaggio che Stella McCartney vuole mandare con lo shooting per la collezione ‘Autumn’ (pre-fall) e con il mockumentary che vedete qui sotto. Immortalate da Mert and Marcus, le modelle indossano i capi della collezione e teste di animali giocattolo mentre girano per Londra a fare “rewilding”, cioè a ripopolare le strade di animali, a sottolineare il fatto che il brand non ha mai utilizzato pellami e pellicce per vent’anni. E per darvi un’idea del tipo di impegno che la maison porta avanti da sempre, basti pensare che, se fossero state in pelle, per realizzare il milione e passa di borse Falabella vegane che sono state vendute da quando il modello è stato lanciato con l’AI09 ci sarebbero volute 400.000 mucche.

Quello che rende ‘Autumn’ un risultato unico e fondamentale nella storia di Stella McCartney, però, è che si tratta della collezione più sostenibile realizzata finora dalla stilista, che ha utilizzato per l’ 80% materiali eco-friendly, dal cotone bio dei pantaloni patchwork al legno di faggio delle suole delle scarpe. E attraverso una palette colori vivace e molto varia, McCartney dice di aver voluto evocare un senso di freschezza e di ottimismo che riflette il momento dell’anno in cui la collezione viene lanciata, la primavera, una stagione “piena di grandi speranze”. Il tocco athleisure dei marsupi, dei vestiti ispirati allo skiwear e delle tute sportive, invece, è un invito “a stare all’aria aperta e a celebrare la vita”.

Per celebrare anche a Milano il lancio della campagna Autunno 2021 "Our Time Has Come" Stella McCartney ha organizzato anche qui un Guerilla gathering che ha visto riunirsi sostenitori del brand che incitavano i passanti a firmare la petizione “Stop Deadly Fur” della Humane Society International, per diffondere consapevolezza sul movimento cruelty-free e per fermare in modo definitivo la commercializzazione delle pellicce in tutto li mondo. 

A loro si sono uniti alcuni studenti dell’istituto Marangoni, sia dalla sede di Milano che da quella di Londra e Martina Pluda, Direttore Italia di Humane Society International (HSI).

In collegamento su Zoom dalla sua casa di campagna, McCartney ci ha spiegato come intende continuare a ridurre sempre più l’impatto del suo brand sul pianeta, e perché il futuro della moda è fur free

La nuova adv affronta questioni importanti in modo leggero: quanto è efficace il senso dell’umorismo per convincere le persone ad adottare abitudini più eco-friendly e a smettere di indossare pellicce?

“Il senso dell’umorismo, il non prendere troppo sul serio il mondo della moda, mi hanno sempre aiutata a mantenere il mio equilibrio mentale. Quando affronti un argomento così serio come il trattamento etico degli animali e dell’ambiente a volte è necessario un tocco più leggero e trovare il lato positivo, altrimenti le cose che dici possono essere molto demoralizzanti. Da Stella, il senso dell’umorismo è al centro del brand: parliamo di questi argomenti da sempre, ma è solo da poco che le persone hanno cominciato a sentirsi a disagio, o a stare sulla difensiva. Con un po’ di humor è più facile elaborare certi messaggi”.

L’attore comico David Walliams ha prestato la sua voce al film per la adv. Come è nata questa collaborazione?

“Il concept della campagna è incentrato sugli animali che rivendicano le aree urbane che gli sono state portate via senza nessun riguardo. Durante il lockdown, gli aerei erano fermi, c’erano meno macchine per le strade e alcuni di noi sono stati fortunati e hanno potuto andare fuori città: si sentivano gli uccelli cinguettare. C’era rispetto per la natura che ci stava accanto, cosa che siamo di solito troppo occupati per riconoscere. Volevo una voce comica, ma sullo stile di David Attenborough per il film. Quando ne ho parlato con David, che conosco da sempre, l’idea gli è piaciuta moltissimo e non ha esitato un secondo. Ha una voce molto riconoscibile, un altro buon motivo per averlo con noi”.

Courtesy of Stella McCartney

Quello del rewilding è uno dei temi della campagna e della charity Rewilding Britain che chiede che il 30% delle terre e del mare venga restituito alla natura entro il 2030. Quali sono le sue esperienze personali con il rewilding?

“Sono cresciuta in una fattoria bio, e oggi ne ho una mia, che in tre anni ho fatto diventare fattoria bio certificata dalla Soil Association. Una delle prime cose che abbiamo fatto è stato espandere la zona del promontorio perché ci fossero zone selvatiche fra le siepi e i campi coltivati, per dare una casa agli animali. Non ho mai capito perché l’uomo sente di avere il diritto di prendersi tutto. È meraviglioso che il rewilding non significhi solo riportare gli animali, ma anche mettere insieme persone che la pensano allo stesso modo”.

Sta aiutando a portare avanti una petizione con la Humane Society per eliminare l’allevamento di animali da pelliccia in tutto il mondo. Crede che saremo in grado di avere una moda fur free?

“So che possiamo, si tratta di capire se c’è la volontà di farlo. Molti brand stanno eliminando le pellicce (il più recente Valentino NDR) e si tratta di un passo enorme nella direzione giusta, ma non è abbastanza, le pellicce vengono ancora usate a tutti i livelli nella moda. Se i cappotti di pelliccia sono destinati a una clientela specifica a un certo prezzo, le guarnizioni o i portachiavi sono ovunque e spesso vengono usati animali selvatici più che quelli di allevamento. È l’opposto del concetto di glamorous: il modo in cui gli animali vengono allevati e uccisi è incivile, allora perché si fa? Specialmente quando le alternative sono così realistiche. La pelliccia finta di solito si fa con materiali come il modacrilico, che non è ecologico. La nostra pelliccia ecologica KOBA per il 40% è fatta di materiali vegetali ed è riciclabile. Tutti possiamo cambiare le cose in modo significativo. Una delle cose più facili che possiamo fare è non comprare e non indossare più pellicce, e non ci sarà più domanda”.

Courtesy of Stella McCartney

La collezione ‘Autumn’ è realizzata per l’ 80% con materiali eco-friendly. Quali sono i nuovi tessuti di cui è più entusiasta?

“Per ‘Autumn’ ho deciso di utilizzare il più possibile i tessuti di scarto, ormai li abbiamo usati quasi tutti, quindi adesso sto cercando di capire di chi usare gli scarti in futuro. Tutto il nostro nylon e poliestere è riciclato, e tutte le nostre borse — compresa la Frayme, che lanciamo questa stagione— sono vegane e le catene sono in alluminio, che è facile da riciclare. Ogni anno, 150 milioni di alberi vengono tagliati per fare i tessuti, ma i nostri vestiti sono realizzati in viscosa forest-friendly e tracciabile che deriva da boschi certificati in Svezia, non vengono distrutti boschi antichi o a rischio di estinzione. Dovrebbe essere illegale tagliare un albero senza ripiantarne un altro”.

Che cos’è per lei la sostenibilità? 

“Come settore è nostro dovere calcolare la nostra impronta ecologica, e da Stella il nostro obiettivo è ridurre quell’impronta, non sostituirla. Per essere davvero sostenibili in qualunque attività, il modello di business deve avere limiti autoimposti. Non siamo perfetti, affatto, e cerchiamo sempre di migliorare il modo in cui otteniamo i materiali. In questo momento, ad esempio, stiamo portando avanti degli esperimenti pilota di coltivazione rigenerativa”.

Courtesy of Stella McCartney

Crede che il fatto che il Covid-19 sia una zoonosi (malattia degli animali trasmissibile all'uomo), ma anche l'abbattimento di milioni di visoni in Danimarca abbiano reso le persone più consapevoli sul modo in vengono trattati gli animali?

“La reazione all’uccisione dei visoni è stata interessante perché gli animali venivano allevati per essere uccisi, con l’unica differenza che in questo caso sono stati abbattuti tutti insieme e non sono diventati guarnizioni di pelliccia. Il Covid-19 si è diffuso molto rapidamente nel mondo, ci ha fatto capire che siamo tutti collegati. Purtroppo credo che l’economia avrà sempre priorità rispetto al COP26 (la conferenza sui cambiamenti climatici dell’ONU che si terrà a Glasgow a novembre, NdR) per gran parte dei governi. E credo che i cambiamenti verranno dalla difesa dei diritti umani — i prodotti chimici usati per fare il PVC che sono cancerogeni, ad esempio, l’innalzamento del salario minimo o l’eliminazione totale del lavoro minorile — più che dall’interesse per il benessere degli animali. Per quanto mi riguarda, quello che è successo l’anno scorso mi ha reso ancora più determinata a ridurre il nostro impatto sull’ambiente”.

Courtesy of Stella McCartney