Malika, cacciata dai genitori: la nuova vita a Milano con la fidanzata

La 23enne di Castelfiorentino cacciata dalla famiglia dopo il coming out si racconta. «Non sapevo cosa avessi combinato, semplicemente perché non avevo combinato niente di male»
Malika cacciata dai genitori la nuova vita a Milano con la fidanzata

È cominciata una nuova vita per Malika Chalhy, 23enne di Castelfiorentino, cacciata di casa dopo il coming out. Ora abita a Milano insieme alla compagna Camilla e al loro cane Frank. «Cerco un mestiere e vorrei andare all’università, penso a Giurisprudenza, del resto adoravo studiare Diritto anche quando lavoravo in pelletteria per essere autonoma», racconta al Corriere.

In queste settimane, Malika ha cercato di spiegarsi l’odio della sua famiglia. «Forse, credo, iniziò tutto quanto subito, quando nacqui. Non ero desiderata. Punto. Le botte di mia madre, gli insulti di mio padre. Per ogni pretesto, per ogni scusa, per punire me dei problemi di mio fratello... Io ero sempre e comunque quella sbagliata».

A poche settimane dalla maturità, ricorda, «passai uno di quei frequenti momenti post-adolescenziali di difficoltà: non mi alzavo dal letto, uscire dalla camera era già un’impresa… E avevo tutte le materie sotto, dovevo recuperare altrimenti mi avrebbero bocciato. I miei? Zero. Volevo isolarmi dal mondo? Facessi pure. Ne venni fuori per merito di una professoressa che, non senza fatica, riuscì a venire a trovarmi, e avviò un percorso di sostegno con uno psicologo».

Ma è quando ha dichiarato alla famiglia di essere lesbica che quel già fragilissimo equilibrio è precipitato. «I messaggi che ho reso pubblici li hanno letti in tanti, i messaggi vocali che ho diffuso ugualmente. Per loro due, e anche per mio fratello, non esisto. Sono morta e sepolta. Oppure, essendo ancora viva, sperano che crepi. Fossi rimasta, sarebbe successo... Devo ringraziare delle mie amiche se, grazie alla geo-localizzazione con il cellulare, individuarono il punto scelto per suicidarmi. Questione di minuti».

Malika ha trascorso anni cercando di alleggerire un presunto senso di colpa. «Non sapevo cosa avessi combinato, semplicemente perché non avevo combinato niente di male, ma cercavo di apparire trasparente, così magari non mi avrebbero investito di botte. Qualcuno ha tirato in ballo la religione ma a mio padre, nato in Marocco, la religione interessa meno di zero... I soldi che guadagnavo li lasciavo tutti a casa, tenevo solo quelli della benzina per andare in fabbrica. Non tardavo la sera, non portavo persone in famiglia, stavo zitta...».

E adesso i genitori «stanno facendo una battaglia legale per togliermi la residenza dal loro indirizzo». Ma lei guarda avanti. «Si tratta di mia mamma e mio padre... Come faccio a cambiarli? Ero una bimba peperina e oggi sono una ragazza che ce la mette tutta».

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