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Quest’estate si va a scuola

Si faranno corsi di vela, tornei di scacchi, laboratori di scrittura creativa, teatro, lingue straniere, gare di debate. Tanto sport, tante attività all’aperto. Dopo due anni più a distanza che in presenza, la grande scommessa è il Piano Scuola Estate voluto dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per permettere il ritorno alla socialità e il recupero delle competenze compromesse dall’altalena di aperture e chiusure. Varato il 27 aprile, il Piano per la prima volta chiede alle scuole – a fronte di un finanziamento mai visto, pari a 510 milioni di euro – di rimanere aperte d’estate, con progetti che però potranno andare avanti fino alla fine dell’anno e oltre. Un azzardo, certo, soprattutto perché l’adesione di docenti e studenti è volontaria. Quanti effettivamente parteciperanno?

Rocco Rorandelli

Il primo segnale è stato molto positivo: al bando per i fondi europei del Programma Operativo Nazionale (Pon, la fetta più cospicua, pari a 320 milioni), hanno risposto 5888 scuole, tra le quali 5162 statali, circa due su tre. Da notare che il 70 per cento della cifra va agli istituti del Sud. La scadenza per le domande era il 21 maggio: pochi giorni dopo, c’era già la graduatoria. Tra i moduli più richiesti, quelli per il potenziamento delle competenze di base, in italiano e nelle materie Stem.

La resistenza degli insegnanti

«La scuola che sogniamo è aperta tutto l’anno ed è un centro di riferimento nel territorio» dice Giovanni Vinciguerra, direttore della testata specializzata Tuttoscuola. «Già nel 2013 abbiamo presentato il dossier “Sei idee per rilanciare la scuola”, con il presupposto di cambiare il patto non scritto del nostro sistema d’istruzione (cioè “Ti pago poco e ti chiedo poco”), innestando un circuito virtuoso dove le scuole, a fronte di più risorse, offrono più servizi. Da allora si è fatto poco, questo è il primo piano che va in questa direzione, anche se i tempi stretti e le modalità lasciano pensare che non sarà molto efficace. Difficile sradicare un’abitudine consolidata. E poi c’è l’aspetto amministrativo; partecipare ai bandi Pon è complicato, non tutti gli istituti hanno gli strumenti necessari».

D’accordo Mario Rusconi, presidente dell’Anp (l’Associazione nazionale presidi) del Lazio: «Le scuole che non hanno aderito sono quelle dove mancano i direttori amministrativi, ce ne sono migliaia senza. Dovrebbero essere aiutate dagli uffici scolastici regionali, ma non tutte le regioni sono attrezzate. Il pericolo è che proprio le scuole nelle situazioni più fragili finiscano per essere tagliate fuori. In più c’è il dubbio sulla partecipazione degli insegnanti, che saranno retribuiti extra (50/70 euro lordi l’ora, ndr ), ma non si sa se accetteranno. In ogni caso, l’iniziativa è lodevole e utile soprattutto per il rafforzamento dei corsi di recupero: dopo due anni scolastici con il Covid, le carenze sono evidenti. Ne vedremo delle belle ai prossimi test d’ingresso universitari».

Oltre ai 320 milioni di fondi Pon, il Piano Estate prevede altri 150 milioni del decreto Sostegni già distribuiti a pioggia a tutti gli istituti statali, per una cifra media di 18mila euro, destinati a favorire il recupero di socialità e competenze. Infine, la terza linea di finanziamento sono i 40 milioni del Decreto ministeriale 48 del 2 marzo 2021, destinati alle aree a rischio dispersione scolastica, anche questi a bando come i Pon. Tra le scuole che partecipano a tutto, c’è l’istituto comprensivo Pirandello di Taranto: «È nostro dovere offrire il massimo», dice la dirigente Antonia Caforio. «Abbiamo un corpo docenti coeso che ha progettato con gli studenti le attività estive. Siamo partiti dal loro bisogno di attività all’aperto. Con i fondi della 440 vogliamo riqualificare gli spazi esterni per attività ludiche e motorie. Con quelli Pon punteremo su Stem, italiano, matematica ma anche coro, sport».

Attività all’aperto

In generale, sembra che negli istituti comprensivi sarà più alta la partecipazione, anche perché molti portano avanti progetti già rodati. Si tratta di ampliarli e declinarli in versione estiva. A La Voce del Bosco di Sassetta (LI), i bambini svolgono già molte attività all’aperto, così come a L’asilo nel bosco di Ostia, che fa parte della rete di istruzione parentale. A Milano, il comprensivo Riccardo Massa, nel quartiere Gallaratese, insieme alle associazioni del quartiere organizza per i ragazzini delle medie, tra giugno e luglio, un laboratorio di scrittura creativa: «Scriveranno dei racconti e realizzeranno libri su materiali che forniremo» dice la dirigente, Milena Piscozzo, che ha comprato dei kit da campeggio per lezioni outdoor. «Andranno sul Monte Stella, qui vicino, a fare osservazioni botaniche. Tra giugno e luglio punteremo sulle relazioni. A settembre, sull’accoglienza e il recupero. Per i bambini della primaria, siccome ci sono anche i campi estivi del Comune, ci dedicheremo a quelli con fragilità, o con famiglie disagiate».

Le attività sono gratuite, e in quest’anno così complicato non è un aiuto da poco. Non a caso, in prima linea ci sono gli istituti di periferia. Al comprensivo Francesca Morvillo di Tor Bella Monaca, a Roma, la dirigente Valeria Sentili ha già ricevuto oltre un centinaio di richieste per il Centro che sarà aperto ogni giorno dalle 7 alle 17 fino alla prima settimana di agosto. Il recupero verrà affrontato in leggerezza, insieme al Terzo Settore: «Faremo laboratori di ceramica, pittura su tela, psicomotricità; con un docente del Coni e una esperta in inglese uniremo attività motoria e lingua straniera, con un altro che segue i Giochi paralimpici daremo opportunità ai bambini disabili. Abbiamo aderito a tutti i finanziamenti, è un’occasione unica. Recupereremo anche gli spazi esterni con gazebo e panchine». Obiettivo, riavvicinare e rimotivare i bambini che la Dad ha tenuto ai margini.

Lo scambio dei “primini”

Nelle scuole superiori il Piano Estate sta incontrando qualche difficoltà in più, perché è difficile convincere un teenager, dopo mesi in casa, a rinchiudersi in un’aula «con 40 gradi e le zanzare, come da noi a Busto Arsizio», dice Amanda Ferrario, dirigente dell’Istituto tecnico economico Tosi. «Meglio essere realisti, partire dalle proprie risorse e puntare sulla qualità, più che sulla quantità. I bambini, soprattutto al Nord, hanno il tempo pieno, e la scuola d’estate può essere un grande aiuto per i genitori che lavorano. Ma gli adolescenti hanno sofferto di più per l’isolamento, hanno bisogno di stare tra di loro e rilassarsi. Meglio allora puntare su settembre, con qualcosa di diverso rispetto alle solite lezioni di recupero, magari sui laboratori o il debate, che piace tanto, per affrontare più forti la sfida del nuovo anno».

All‘ISIS Giulio Natta di Bergamo, con i fondi del decreto Sostegni verrà organizzata una settimana per i “primini”, dal 2 al 9 luglio: l’istituto scambierà gli studenti con quelli di una scuola vicina, contando sulla ricchezza di una quarantina di laboratori, da biotecnologie a meccanica. «Il ministro ha voluto dare un segnale importante» commenta la dirigente, Maria Amodeo, «anche se c’è qualche resistenza al cambiamento. Noi abbiamo un forte legame con il territorio, che ci sostiene: i privati ci permettono di avere laboratori d’avanguardia, la scuola è sempre al passo. C’è un forte senso di appartenenza».

Rocco Rorandelli

All‘IIS Savoia Benincasa di Ancona gli insegnanti hanno fatto un sondaggio per capire le esigenze degli studenti. «Ora cerchiamo di coniugare il loro bisogno di stare insieme in leggerezza, con la necessità di apprendere» spiega la dirigente Alessandra Rucci. A luglio e agosto verranno organizzati corsi di vela, in accordo con la Lega Navale. Ripartirà il corso di teatro, fermo da due anni, e si faranno laboratori di lingue sul territorio: «Verranno simulate situazioni reali in città» spiega la dirigente. «Si scriveranno brochures illustrative, si racconterà la storia del porto e del mercato. Un’altra iniziativa sarà il corso di Mindfulness, per abbassare lo stress da eccesso di connessione. Infine, lavoreremo sugli arredi esterni. Abbiamo partecipato a tutti i bandi, è un’occasione da non perdere».

A scuola come all’Onu

Anche il liceo Pascasino di Marsala ha risposto a tutti i bandi: «È il primo anno che riusciamo ad avere così tante risorse» sostiene la dirigente, Annamaria Angileri. «Le prime sono arrivate con i tanto vituperati banchi a rotelle, che invece sono utili per la didattica collaborativa. Abbiamo avuto anche 166 tablet, girati in comodato agli studenti bisognosi, e abbiamo costruito un padiglione per i laboratori. Grazie ai fondi Pon, quest’estate faremo 11 moduli di musica, teatro, sport». Il problema della partecipazione, secondo lei, non c’è se ai ragazzi si propongono le sfide, «come il debate, che li aiuta a esporre le loro tesi e a vincere la timidezza. Con i fondi del decreto Sostegni organizzeremo la simulazione di una seduta dell’Onu dove gli studenti si confronteranno sui temi dell’Agenda 2030 e uno Steam lab, dedicato alle ragazze. A settembre riqualificheremo gli spazi esterni e realizzeremo con i vecchi banchi un’installazione dedicata al Dna. Potremo ripartire con più fiducia».

E con la speranza di essersi lasciati alle spalle la pandemia, le scuole chiuse e la Dad.

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