12 giugno 2021 - 22:04

Il doppio livello di Salvini: il sostegno al premier e le accuse in stile No vax

Il leader della Lega e le frasi sui bimbi-cavie dopo la morte di Camilla. Nel mirino Speranza e il Comitato tecnico scientifico

di Cesare Zapperi

Il doppio livello di Salvini: il sostegno al premier e le accuse in stile No vax
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Prima la telefonata, informale ma all’insegna del sostegno convinto, al premier Mario Draghi in partenza per il G7. Poche ore dopo, quella frase bruciante («Il pensiero va a Camilla e a coloro che hanno pensato di usare bimbi e ragazzi come cavie da laboratori») che colpisce al cuore il Comitato tecnico scientifico e, per competenza politica, il ministro della Salute Roberto Speranza. Cioè un esponente di primo piano del governo di cui fa parte e guidato proprio dall’ex governatore della Banca centrale europea.

Matteo Salvini è abituato al doppio registro. Dentro l’esecutivo ma anche con la libertà di critica di un oppositore. Un po’ di lotta e un po’ di governo, così da tenere insieme la partecipazione dei suoi uomini al Consiglio dei ministri e la raccolta firme con i radicali per i referendum sulla giustizia. Stavolta, il suo danzare sul filo dell’equilibrio lo porta a sferrare un duro attacco a chi, cambiando strategia sulla somministrazione anche ai giovani del vaccino AstraZeneca, avrebbe posto le condizioni per il dramma di Camilla. Le parole più dure gli escono venerdì all’ora di pranzo, prima di presentare il candidato sindaco di Roma Enrico Michetti. Ma sui social il concetto non è più morbido: «Sulla salute dei nostri figli e nipoti non si scherza. E chi ha sbagliato sulla pelle dei ragazzi, paghi!».

Negli ambienti di governo l’uscita provoca qualche malumore. C’è chi vi vede l’ennesimo attacco a Speranza (ma anche ai presidenti di Regione che hanno promosso gli open day), da sempre nel mirino salviniano. E su questo, dice chi ha avuto modo di parlare con il segretario leghista nelle ultime ore, non c’è margine di errore. Con il ministro della Salute il conto era e resta aperto, troppa la distanza di idee e di approccio al tema. Ma vi è anche chi intravede nelle parole di Salvini il tentativo di comprendere per ragioni elettorali anche le posizioni no vax, fossero anche solo limitate alla vaccinazione dei più giovani.

Del resto, sui vaccini l’ex ministro dell’Interno non ha mai avuto una netta posizione favorevole, senza se e senza ma. In più occasioni ha spiegato che è per la libertà di vaccinazione. Chi è contrario alle iniezioni, per timore di conseguenze sulla sua salute o per scelta ideologica, ha sempre potuto trovare comprensione in Salvini. Per mesi, alla domanda sulla volontà di sottoporsi al vaccino, il leader leghista ha risposto in maniera sibillina: «Lo farò se me lo consiglierà il medico». Ma nello stesso tempo, ha sottoposto il ministro Speranza e i componenti del Comitato tecnico scientifico ad un vero e proprio bombardamento polemico. Una «strategia della tensione» che non è venuta meno neanche quando la Lega ha deciso di sostenere, entrandovi da protagonista, il governo Draghi. Dal di dentro ha ottenuto, non certo solo per forza e volontà propria, una nuova composizione del Cts e la sostituzione del commissario straordinario.

Ed è qui che il doppio registro salviniano si è sublimato. Da un lato, espressioni di stima sconfinata in Draghi e dichiarazioni solenni di fedeltà al premier. Dall’altro, iniziative politiche in libertà, come quella recente dei referendum sulla giustizia, e dichiarazioni critiche (e talvolta urticanti) nei confronti di esponenti del governo o di loro scelte non condivise. Fino alle accuse più pesanti («chi ha sbagliato sulla pelle dei più giovani, paghi») apprezzate da chi è ostile all’esecutivo ma che risultano poco comprensibili a chi vede i ministri leghisti al fianco di Draghi e si aspetterebbe, a fronte di parole così forti, azioni conseguenti.

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