Festival dell’Economia di Trento

Visco: serve Stato responsabile per gestire fase post emergenza. La ripresa sarà complicata, occorrono ammortizzatori evoluti

All’evento sono intervenuti anche i ministri Giorgetti e Colao. Il primo ha parlato di Alitalia e blocco dei licenziamenti. Il secondo di rete unica e nodi digitali della Pa

Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco (Imagoeconomica)

7' di lettura

Serve uno «Stato responsabile», «capace di capire», per accompagnare la «transizione post pandemia». Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al Festival dell’Economia di Trento. Si dovrà gestire, ad esempio, «l’accelerazione legata alla digitalizzazione, una economia in cui le imprese e gli individui opereranno in modo diverso dal passato, molte dovranno chiudere e molte dovranno porsi sul mercato e poi crescere. Come garantire che questo avvenga senza traumi o con il minimo di traumi e garantendo le persone e consentendo il ricambio e la ristrutturazione produttiva è il ruolo che lo Stato ora dovrà avere, secondo Visco.

Nuovo ruolo dello Stato nell’economia

«Abbiamo avuto - ha sottolineato Visco - un aumento del debito straordinario in quest’anno di emergenza, è servito un intervento pubblico a livello europeo di sostegno per la ripresa. Il ruolo dello Stato dopo la pandemia sarà sicuramente diverso da quello visto finora. Anche prima avevamo uno Stato molto presente nell’economia, intorno al 45%, che è una dimensione particolarmente ampia. Ma adesso il ruolo cambierà, necessariamente

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Patto stabilità: Visco, agire prima del termine sospensione

Il governatore di Banca d’Italia ha poi detto che nella revisione del Patto di stabilità «bisogna agire prima del venire meno della sospensione altrimenti si tornerebbe al sistema preesistente. Le regole sono utili se non sono meccaniche e non si concentrano sul rispetto dei decimali tra un anno e l’altro».

Visco, guidare ristrutturazioni, con dialogo con parti

Il governatore Visco ha toccato anche il tema del lavoro e del blocco dei licenziamenti. «Dopo la pandemia ci sarà molta ristrutturazione della produzione - ha detto Visco -. Se affidata solo alle forze di mercato, ci saranno molti rischi, deve essere guidata non lasciata a se stessa, nel guidarla non ti puoi sostituire al settore produttivo» ma bisogna «garantire che il cambiamento avvenga con la consapevolezza che bisogna dialogare con imprese e lavoro».

Visco, ripresa complicata, servono ammortizzatori evoluti

«La ripresa sarà complicata», ha aggiunto il governatore della Banca d’Italia, sottolineando che con la pandemia si è capita la necessità di avere un sistema «evoluto» di ammortizzatori sociali. «Dobbiamo cambiare sia la domanda sia l’offerta di lavoro. In uno stato di crisi come questo bisogna dare sostegno a coloro che sono in difficoltà, cioè imprese e lavoratori, che siano autonomi o precari», ha detto Visco.

Visco, a breve carta sostenibilità Bankitalia

«Usciremo tra poco con una carta della sostenibilità» degli investimenti della Banca d’Italia, in cui spieghiamo criteri investimenti ambientali. «Questo è un modo di aiutare per spingere in quella direzione», rispondendo ad una domanda sul possibile ruolo dell’istituto come “influencer” sulla sostenibilità

Alitalia non può fare concorrenza a low cost

Al festival dell’Economia di Trento ha parlato anche il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Affrontando il tema Alitalia, il titolare del Mise ha spiegato: «Non ci sono certezze per nessuno in tempo di pandemia e il mercato ne sarà sconvolto. Tutti quanti devono comprendere l’incredibile sforzo per far partire una compagnia pubblica che risponda ai criteri di economicità. Voglio far capire a tutti, compresi i sindacati, che lo sforzo del governo è davvero importante, saranno mesi molto complicati».

Secondo Giorgetti, la compagnia «non può fare concorrenza alle low cost che prendono magari sussidi pubblici da aeroporti di destinazione o da paradisi fiscali. Questa compagnia non potrà fare concorrenza a queste ma a giudizio mio e del Governo dobbiamo trovare una leva internazionale con cui fare sinergia».

Alitalia sarà inizialmente «una compagnia interamente a capitale pubblico», ma poi «l’intervento dello Stato deve contemplare la presenza di un socio privato, dall’imprenditore singolo, al fondo straniero, a quello italiano, ma che creda nel progetto e metta a sua volta la dotazione finanziaria perché altrimenti diventa in qualche modo troppo facile che in ogni situazione di crisi obbliga lo Stato ad intervenire», ha detto il ministro.

«I soggetti privati hanno sempre fallito sul settore del trasporto aereo» ha aggiunto Giorgetti. Ovviamente in un mercato ridisegnato dalla pandemia non ci sono «certezze per nessuno infatti anche i colossi come Lufthansa e Air France hanno dovuto fare importanti iniezioni di capitale pubblico e credo che il mercato ne risulterà un po’ sconvolto perché la clientela business, che faceva quadrare i conti di queste compagnie, verrà ridimensionata».

Blocco licenziamenti? Va rivisto per settori

«Credo che il blocco dei licenziamenti sia stata una misura eccezionale e tale deve rimanere, il problema è come gestire questa transizione - ha spiegato Giorgetti -. La ripresa sarà in modo sorprendentemente più veloce di quello che pensiamo ma dipende da settore a settore».

Secondo il ministro della Lega «deve essere rivisto e collegato al nuovo sistema degli ammortizzatori sociali che non può essere quello del mondo prepandemia». Il blocco dei licenziamenti andrebbe «declinato più utilmente sui settori, ad esempio il tessile avrà una uscita più lenta rispetto ad altri».

Su sostegni troppa confusione, mettere ordine

Il ministro dello Sviluppo economico ha affrontato anche il tema dei sostegni. «C’è una tale confusione di sussidi e incentivi che c’è bisogno di mettere ordine - ha sottolineato -. Come distribuire gli aiuti? Bisogna capire se l’azienda era già decotta prima della pandemia o se è andata in crisi per la pandemia.

Per fare questo servono dei soggetti valutatori che abbiano una copertura politica nel loro operato. Altrimenti inizia il circolo vizioso perché bisogna salvare a tutti i costi. Serve una politica seria e forte capace di fare anche delle scelte forti, ma con la copertura sociale per chi perderà il lavoro, cercando di reindirizzarli nel mondo del lavoro».

Pnrr, bisogna tornare a fare industria

Giorgetti ha parlato anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza da 240 miliardi. «I tavoli di crisi - ha ricordato - sono numerosi ma il tavolo di crisi è uno strumento che comunque va riaffinato. Arriviamo da un ventennio di crisi che è stata declinato con le modalità di ragioneria pubblica. In questo contesto la politica industriale è scomparsa dai radar. Bisogna creare una situazione che renda interessante tornare a fare industria in Italia e consenta di convergere qui gli investimenti stranieri. La grande dote del Pnrr chi la mette a terra? La burocrazia. Ecco perché bisogna reclutare risorse tecnicamente preparate perché altrimenti non serve a nulla. Oggi non ci sono condizioni e competenze. La sfida è avere una struttura adeguata».

Ex Ilva, Giorgetti, impazienti per sentenza

Quando all’ex Ilva, «è chiaro - ha detto Giorgetti - che abbiamo già in testa in modo realistico e pragmatico quale potrà essere il profilo di investimento per arrivare a una produzione che tenga conto delle legittime aspettative in materia ambientale ma continui a produrre acciaio al servizio dell’industria nazionale» ma il quadro per l’ex Ilva si chiarirà «soltanto quando il Consiglio di Stato si pronuncerà, presumibilmente dovremo aspettare fino a metà giugno». «A quel punto - ha continuato il ministro - ci metteremo al tavolo con Mittal per capire che intenzioni, ha come vuole rimanere nella partita». Secondo Giorgetti, nel progetto di investimento «lo Stato può e, in questo caso, deve essere protagonista».

Giorgetti: «Credo in riforma giustizia, Cartabia fa lavoro serio»

Un passaggio dell’intervento di Giorgetti è stato sulla riforma della giustizia. «Ci credo - ha detto -, e non penso solo al penale ma penso anche alla giustizia tributaria e amministrativa. Dobbiamo fare grandi passi in avanti, Cartabia sta lavorando molto seriamente, abbiamo preso un impegno con l’Ue, è un altro tassello fondamentale della nuova Italia».

Colao: ruolo Stato su innovazione è quello di allenatore

Al Festival dell’Economia di Trento è intervenuto anche Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale. Il ruolo dello Stato sull’innovazione, ha spiegato, è quello di «allenatore, cioè mettere risorse sulle priorità e per favorire la crescita della migliore innovazione ma si deve cominciare nelle aree dove lo Stato è monopolista, cioè la Pa ed i servizi pubblici per poi uscire dal modello normativo che replica il passato. Il Governo lo sta facendo con la riforma del ministro Brunetta, con le assunzioni di giovani e la spesa in formazione, perché lo Stato spende solo 43 euro per dipendente. Dobbiamo essere innovatori ed allenatori e favorire istruzione e ricerca».

Rete unica: Stato garante cittadini non singole imprese

Rispondendo a una domanda sulla rete unica, Colao ha detto: «lasciamo che piccoli e grandi» operatori «trovino il loro equilibrio, se poi i giocatori non vogliono giocare allora lo Stato dovrà intervenire ma noi dobbiamo garantire l’interesse dei cittadini non di specifiche imprese».

Pnrr, Colao: non ci interessano alleanze attori mobili, ma i cittadini

«Il Pnrr - ha continuato Colao - è assolutamente chiaro nel porre degli obiettivi che interessano ai cittadini a cui non interessa con chi lo Stato si metterà in relazione. Chiederemo a tutti gli attori mobili presenti quali investimenti intenderanno fare nei prossimi cinque anni. Alla luce di questo, vedremo se aiutare o meno e come chi darà le risposte per i cittadini. Poi se le strutture faranno alleanze o meno, lo giudicheremo dopo. Se le cose funzioneranno bene, altrimenti si cambierà rotta e lo Stato farà la sua parte».

Banda alta in scuole e strutture sanitarie entro 2027

«Il nostro obiettivo - ha affermato il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale - è che nel 2027 vogliamo che qualunque casa ,scuola edifico con infrastrutture sanitarie sia connesso a banda alta. Per avere quello che serve nella maniera più efficiente possibile. Immagino che la maggioranza sarà collegato a fibra mentre un’altra parte si farà con il 5g che per allora funzionerà molto bene».

95% server Pa non sono in condizioni di sicurezza

Secondo Colao, «abbiamo il 93-95% dei server della Pubblica amministrazione non in condizioni si sicurezza. Qui nessuno è sicuro e non possiamo andare avanti così, abbiamo bisogno di cloud più sicuri perché i dati sensibili dei cittadini e quelli meno sensibili siano tenuti in sicurezza». Colao ha poi aggiunto: «Dobbiamo andare verso il cloud con la creazione del Polo strategico nazionale. Lo Stato allenatore si aspetta che tutte le imprese diano le loro proposte per creare un polo nazionale sicuro e ridondante le cui chiavi di accesso di crittografia siano in controllo pubblico e in cui possiamo avere i vantaggi di esser al sicuro con la nostra tecnologia».

Colao: su smart working andiamo verso modello misto
Colao ha anche detto che stiamo andando incontro «ad un modello misto, un modello di lavoro a distanza che permetterà alla gente di non essere angosciata per essere al lavoro alle 8. Ma ci sono anche elementi di socialità del lavoro e culturali da tenere in considerazione. Dobbiamo stabilire un quadro normativo e giuridico». Sugli aspetti culturali dello smart working, ha proseguito Colao, «non vorrei tornassimo indietro sulla qualità del lavoro femminile, dobbiamo essere attenti in particolare sulla gestione dei pregiudizi».

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