Debito pubblico, nulla è gratis. La lezione dei bond MeFo del Terzo Reich

scritto da il 06 Giugno 2021

Post di Stefano Pietrosanti, economista, e Luciano Somoza, dottorando presso lo Swiss Finance Institute all’Università di Losanna –

Per “moneta fiscale” si intende l’uso di debiti del governo come mezzo di pagamento tra privati (1) . Ci sono pochi esempi storici di questa pratica; tra questi, spicca l’impiego delle obbligazioni della Metallurgische Forschungsgesellschaft, le cosiddette obbligazioni MeFo, da parte del governo nazista negli anni trenta. L’episodio MeFo è circondato da un’aurea di eccezionalità, centrata attorno alla convinzione che l’uso di questo strumento sia stato determinante per spiegare l’esplosiva ripresa economica tedesca tra il 1933 e il 1938 (2). Data la mancanza di un sommario divulgativo in lingua italiana delle evidenze storiche su questo episodio, intendiamo fornirlo qui. Facendo ciò, vogliamo sottolineare come il ruolo di mezzo di pagamento tra privati svolto dalle obbligazioni MeFo sia probabilmente sopravvalutato e come l’uso di tale strumento non possa essere pienamente compreso ignorando l’apparato repressivo e i piani espansionistici del Terzo Reich.

Le obbligazioni MeFo erano uno dei molti elementi del piano di mobilitazione economica a scopi militari di cui fu in parte responsabile Hjalmar Schacht, presidente della Banca Centrale Tedesca (Reichsbank) fino al 1939 e ministro dell’economia del Terzo Reich dal 1934 al 1937. Questo piano aveva davanti a sé due grossi ostacoli. Il primo erano le forti limitazioni che il trattato di Versailles poneva al riarmo tedesco, tra cui quella di mantenere un esercito di dimensioni ridotte. Nascondere le tracce, anche contabili, del riarmo era necessario per limitare il rischio di invasione preventiva. Il secondo era il terrore diffuso tra popolazione e imprenditori di ripetere l’iperinflazione del 1921-23. Per tenere tranquilla l’opinione pubblica era quindi necessario rispettare almeno formalmente lo statuto della Reichsbank, che limitava il finanziamento diretto del deficit dello Stato.

Schacht parla alla Commissione per la politica economica del partito nazista, a Lipsia, nel 1936. (Photo Imagno/Getty Images)

Schacht parla alla Commissione per la politica economica del partito nazista, a Lipsia, nel 1936. (Photo Imagno/Getty Images)

Su idea di Schacht e con la collaborazione dei principali gruppi dell’industria militare, venne quindi fondata la Metallurgische Forschungsgesellschaft, una scatola vuota con lo scopo principale di essere fuori dal bilancio pubblico. Questa emetteva titoli di debito a scadenza trimestrale, in seguito prorogati a cinque anni, le obbligazioni MeFo. Queste obbligazioni erano garantite dallo Stato, accettate dalla Reichsbank per risconto e funzionavano come segue: 1) il tesoro pagava le forniture dell’esercito con obbligazioni MeFo; 2) i fornitori potevano scontare (i.e. vendere a sconto) le obbligazioni presso le banche commerciali; 3) le banche commerciali potevano riscontarle presso la Reichsbank. In questo modo la banca centrale tedesca sostenne l’emissione di grandi quantità di debito pubblico non contabilizzato. L’ammontare di obbligazioni MeFo in circolazione era un segreto di Stato e l’uso limitato al pagamento di forniture militari (3). In questo modo lo Stato tedesco creava una contabilità separata per il riarmo, confondeva gli stati esteri e teneva traccia della partecipazione del sistema bancario allo sforzo militare.

Altri commentatori hanno sottolineato come le obbligazioni MeFo circolassero tra i gruppi industriali come moneta (4), ma nel lungo interrogatorio di Schacht e dei vertici della Reichsbank al processo di Norimberga non vi è menzione di tale ruolo, suggerendo che Schacht considerasse questo aspetto quantomeno secondario. Le obbligazioni MeFo furono assorbite in buona parte dal sistema bancario, come confermato da Schacht: “Una larga parte delle obbligazioni MeFo era già sul mercato finanziario e dei capitali. Quando il mercato era troppo oberato dal governo, le banche portavano le obbligazioni MeFo alla Reichsbank, che aveva promesso di accettarle” (5). Il motivo per cui le banche accettavano di detenere queste obbligazioni è spiegato da Wilhelm Vocke, membro del consiglio direttivo della Reichsbank sotto Schacht e poi presidente della Bundesbank dal 1948 al 1957: “Se ci si chiede perché le banche non comprassero buone note commerciali (i.e. cambiali aziendali a breve scadenza) invece di obbligazioni MeFo, la risposta è che dal collasso dovuto alla crisi economica non vi erano più buone note commerciali sul mercato” (6).

È molto importante sottolineare come la sostenibilità economica di queste pratiche fosse precaria e spiegabile solo combinando il capillare apparato di repressione e controllo nazista con la fiducia in futuri enormi ritorni dalla politica di potenza condivisa in modi diversi da popolo, mondo produttivo e classe dirigente. Un caso estremo e irripetibile (si spera).

Che l’intero sforzo fosse guidato dalla prospettiva della politica di potenza, è evidente se si osserva la politica economica tedesca dopo l’ascesa nazista del 1933. Primo elemento chiave fu l’accentramento del commercio internazionale nelle mani dello Stato, che usava le scarse riserve di valuta estera strettamente in favore dell’industria pesante. L’industria pesante impiegava comparativamente molti meno lavoratori che, per esempio, l’industria tessile, le cui attività si contrassero a causa della difficoltà di accesso alle materie prime. Il sistema, quindi, sacrificava coscientemente consumo e l’occupazione in alcuni settori per favorire il riarmo (7). Già due anni dopo la presa del potere era chiara la preponderanza della componente militare nella ripresa tedesca. “Nel 1935, il consumo privato era ancora del 7 per cento inferiore al suo livello pre-depressione, mentre l’investimento privato era del 22 per cento inferiore. Al contrario, la spesa pubblica era salita del 70 per cento rispetto al 1928 […]. Tra il 1933 e il 1935, la componente di spesa militare del PIL tedesco crebbe da meno del 1 a circa il 10 per cento” (8).

Hitler e Schacht alla posa della prima pietra del nuovo edificio della Reichsbank a Berlino nel 1934 (Foto Herbert Hoffmann/ullstein bild via Getty Images)

Hitler e Schacht alla posa della prima pietra del nuovo edificio della Reichsbank a Berlino nel 1934 (Foto Herbert Hoffmann/ullstein bild via Getty Images)

Ma cosa voleva dire politica di potenza? Certo, c’era il piano d’aggressione a Est in cerca dello “spazio vitale”, voluto dalle frange agrarie del partito nazista con in testa Walther Darré; questo piano era chiaramente collegato all’uso della ritrovata forza militare. Schacht, forte dei suoi documentati dissidi con quell’ala del partito, costruì almeno in parte l’argomento della sua quasi-innocenza a Norimberga sulla sua contrarietà alla “spinta ad est” (9). Anche Schacht e il mondo imprenditoriale tedesco avevano però un piano di impiego per lo sproporzionato apparato militare. Questo consisteva nello sfruttamento economico dell’instabilità commerciale e politica del periodo, ed è descritto nel recente “L’Impero ombra di Hitler: La guerra civile spagnola e l’egemonia economica nazista” di Pierpaolo Barbieri.

La gestione nazista dell’intervento nella guerra civile spagnola è appunto l’esempio principale di questa strategia. In tandem con l’intervento militare, vennero costituite due imprese paravento gemelle, una spagnola, la HISMA (Compagnia Ispano-Marocchina di Trasporti) e una tedesca, la ROWAK (Società d’Acquisto Materie Prime). La ROWAK acquistava forniture militari tedesche, e le rivendeva alla HISMA. Questa pagava barattando diritti estrattivi e materie prime spagnole di cui la Germania era bisognosa. L’esuberante produzione militare tedesca diventava così un prezioso bene di esportazione, e le importazioni tedesche non consumavano riserve di moneta estera. Attraverso questo sistema la storica dipendenza economica della Spagna dall’Inghilterra venne velocemente rimpiazzata da una dipendenza economico-militare verso la Germania (10). Se la ricerca dello spazio vitale mobilitava la base nazista, la prospettiva dell’impero ombra poteva mobilitare l’enorme credito interno da settore industriale e risparmiatori.

Per quanto riguarda il ruolo fondamentale dello Stato d’eccezione sotto cui operava lo Stato nazista, elenchiamo tre fatti. Primo, già per sostenere la domanda per il precursore delle obbligazioni MeFo — le obbligazioni per la creazione di lavoro (11) — si ricorse a una depressione artificiale dell’attrattiva degli investimenti privati. Si forzò infatti per legge una “limitazione dei pagamenti in contanti dei dividendi [privati] al 6 percento del valore delle azioni. Ogni dividendo ulteriore andava pagato alla Banca per lo Sconto dell’Oro e investito in obbligazioni governative in nome degli azionisti” (12). In secondo luogo, la spinta inflazionistica conseguente a un tale aumento di spesa era limitata direttamente attraverso politiche di controllo dei prezzi. L’inflazione repressa si manifestava, quindi, nel deterioramento della qualità dei beni e nella compressione del costo del lavoro (13). Infine, la statalizzazione dell’import di materie prime fondamentali rendeva il settore industriale fondamentalmente prigioniero del governo, mentre qualunque cittadino tedesco che volesse lasciare la madrepatria con beni superiori a 50,000 marchi sarebbe Stato sottoposto a una tassa sulla fuga di capitali del 25 percento —strumento usato, in ottica nazista, anche per derubare gli ebrei in fuga (14).

Se si hanno a disposizione incentivi negativi abbastanza grandi, chi ha bisogno di convincere? Con le parole dello stesso Hitler: “Ho dovuto rendere chiaro a Schacht che la prima causa della nostra stabilità monetaria sono i campi di concentramento: la moneta è stabile quando chiunque domanda di più è messo al suo posto” (15). E a quanto pare questa “lezione” non era poi così estranea allo stesso Schacht, che in occasione di un discorso pubblico nel 1938, si espresse nel seguente modo: “È possibile che nessuna banca di emissione, in tempo di pace, abbia perseguito una politica di credito così ardita come la Reichsbank dalla presa del potere del nazismo. Con l’aiuto di questa politica di credito la Germania ha creato un arsenale secondo a nessuno e questo arsenale ha reso possibile il nostro successo” (16) [corsivo nostro].

Nonostante i piani di espansione e i metodi del regime nazista, i nodi cominciarono a venire al pettine alla fine del 1938. Le prime obbligazioni MeFo erano prossime alla scadenza e il governo avrebbe dovuto ripagarle alla Reichsbank. Nelle parole di Vocke: “Il ministro delle finanze venne a incontrarci per chiederci di prorogare il pagamento, altrimenti non avrebbe potuto pagare gli stipendi di gennaio. Ci rifiutammo. Non gli demmo un centesimo. Gli dicemmo che la cosa migliore che poteva succedere era una bancarotta in modo da mostrare a tutti quanto fosse impossibile continuare questo sistema e questa politica di credito” (17). A questo seguì un memorandum a Hitler, dove Schacht e altri direttori della banca centrale spiegavano l’insostenibilità del sistema (18). In risposta Hitler forzò le dimissioni di Schacht da governatore della Reichsbank e, poco dopo, iniziò le operazioni militari.

In conclusione, le obbligazioni MeFo furono principalmente un metodo ingegnoso di truccare il bilancio statale, utile a finanziare una scommessa imperialista e possibile solo grazie ai mezzi autoritari del regime nazista. Senza questi mezzi l’intera esperienza MeFo è comprensibile solo parzialmente; allo stesso tempo, è utile documentare questo episodio storico nella sua interezza per privarlo di qualsiasi fascino. La cosa più importante che i cittadini di una democrazia possono imparare dal caso delle obbligazioni MeFo è che, come sempre, nulla è gratis.

Nota: La Figura riporta l’evoluzione della popolarità della chiave di ricerca “Fiscal Money”, confrontata con “Inflation Targeting”, un concetto standard di politica monetaria. I dati sono medie mobili annuali di un indice di frequenza delle ricerche fornito liberamente da Google tramite il servizio Google Trends.

Nota: La Figura riporta l’evoluzione della popolarità della chiave di ricerca “Fiscal Money”, confrontata con “Inflation Targeting”, un concetto standard di politica monetaria. I dati sono medie mobili annuali di un indice di frequenza delle ricerche fornito liberamente da Google tramite il servizio Google Trends.

Twitter @pietrosantiste1 @luciano_somoza

NOTE

1. Per maggiori dettagli sulla moneta fiscale nello specifico, si veda la nota della Banca d’Italia.

2. Per esempio, si veda Bossone, B. e S. Labini. “Macroeconomics in Germany: The forgotten lesson of Hjalmar Schacht”, articolo pubblicato su VOX CEPR Policy Portal, Luglio 2016.

3. Office of the United States Chief of Counsel for Prosecution of Axis Criminality, “Nazi Conspiracy & Aggression”, Volume II, Capitolo XVI, pp.742-743.

4. Si veda Bossone e Labini prima citato.

5. International Military Tribunal, “Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione mattutina del 3 Maggio 1946, p. 20

6. International Military Tribunal, “Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione pomeridiana del 3 Maggio 1946, p. 60.

7. Tooze, A. “The Wages of Destruction”, Penguin Books, 2008, Capitolo 3, pp. 94-95, edizione Kindle.

8. Tooze, A. “The wages of destruction”, Penguin Books, 2008, Capitolo 3, pp. 64, edizione Kindle. Si veda anche Ritschl, A. “Deficit spending in the Nazi recovery, 1933-1938 a critical reassessment”, Working Paper pubblicato nella Research Collection ETH Zürich, 2000

9. International Military Tribunal,“Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione pomeridiana del 3 Maggio 1946, pp.76-77.

10. Barbieri, P. “Hitler’s shadow empire: Nazi economics and the Spanish Civil War”, Harvard University Press, 2015, Capitolo 5, edizione Kindle.

11. Le così dette obbligazioni Oeffa, concepite immediatamente prima della salita al potere dei nazisti, ma emesse copiosamente anche dal governo nazista. Dall’analisi della contabilità parallela nazista, risulta che nel 1934 era Stato emesso un ammontare di obbligazioni Oeffa poco superiore alla metà del futuro totale di obbligazioni MeFo (Ritschl, A. “Deficit spending in the Nazi recovery, 1933-1938 a critical reassessment”, Working Paper pubblicato nella Research Collection ETH Zürich, 2000, Tavola 4).

12. International Monetary Fund, Debla-Norris, E. (Curatrice) “Debt and Entanglement between the Wars”, 2019, Capitolo 6, De Broeck, M. e Harold James, p.218.

13. International Monetary Fund, Debla-Norris, E. (Curatrice) “Debt and Entanglement between the Wars”, 2019, Capitolo 6, De Broeck, M. e Harold James, p.223
14 La legge in questione è la così detta “Tassa sulla fuga dal Reich”, istituita prima della cancelleria Hitler nel 1931, ma inasprita dal governo nazista nel 1934.

15. A. Hitler, riportato in International Monetary Fund, Debla-Norris, E. (Curatrice) “Debt and Entanglement between the Wars”, 2019, Capitolo 6, De Broeck, M. e Harold James, p.224, che cita Jochmann, W., ed. 1980. Adolf Hitlers Monologe im Führerhauptquartier 1941–1944: Die Aufzeichnungen Heinrich Heims. Hamburg, Germany: Albrecht Knaus Verlag. 16 International Military Tribunal, “Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione mattutina del 3 Maggio 1946, pp.24.

17. International Military Tribunal, “Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione pomeridiana del 3 Maggio 1946, pp.70.

18. International Military Tribunal, “Trial of the Major War Criminals before the International Military Tribunal”, Volume XIII, Sessione pomeridiana del 3 Maggio 1946, pp.62.