Al Piazzo è rivolta contro i nuovi orari della Ztl. Il borgo antico blindato da via Avogadro a Corso del Piazzo dalle 17,30 alle 5 del mattino, e il sabato e la domenica tutto il giorno, non piace a cittadini e titolari delle attività, che chiedono con forza al Comune di tornare sui suoi passi. Negli ultimi due mesi gli orari sono stati cambiati tre volte. Alle 10,15 di venerdì, il giorno dopo l'entrata in vigore del nuovo corso, la panetteria in piazza aveva già perso tre clienti del sabato. «Da noi vengono tante persone dai paesi vicini – spiega Enrica Fontana, la proprietaria -. In diversi mi hanno detto che se il Piazzo è chiuso non riescono a venire. Usare la funicolare o lasciare l’auto agli ingressi fa perdere tempo. Senza contare che ho dovuto telefonare in Comune per chiedere come far passare chi mi porta il pane: serve un pass per partita Iva. Ma se la ditta che me lo porta ha tre furgoni come può bastare un solo pass?». Tra i clienti di «Pane al Piazzo» c'è Massimo Perona di Cossila: «Sabato non riuscirei a venire a prendere il pane come sempre, e viene da me Enrica. E' molto gentile, ma non è giusto che debbano perdere tempo loro per un provvedimento che non li aiuta». Valentina Destermich, della tabaccheria, è un fiume in piena: «Un mese e mezzo fa abbiamo raggiunto un compromesso che bene o male accontentava tutti, chiudere solo la piazza. E adesso senza dire niente a nessuno ci siamo trovati i semafori rossi alle 17,30 ai varchi. La gente non capisce più nulla. Già ci hanno tolto il bancomat, la posta, la sinagoga, la chiesa è chiusa. Al Piazzo ci siamo solo più noi. Torniamo agli orari dell'estate scorsa con chiusura dalle 19 fino a sabato, così il borgo vive. Non ci siamo battuti per mantenere la funicolare storica, ma questa volta non subiremo in silenzio. Dobbiamo farci sentire anche per quei poveri anziani che rischiano di restare soli e isolati». La parrucchiera Simona Canova è preoccupata perché non sa come fare arrivare le clienti che hanno difficoltà a camminare. «Il Piazzo non è al centro di Biella, se lo chiudi non ci arrivi – commenta Benito Possemato de La Civetta -. Chi lo tiene in vita siamo noi, le attività». «Oggi la gente è di corsa – si sfoga Monica Mauro del laboratorio La Locomotiva -. Se le attività non sono a portata di auto sono penalizzate. Se davvero si vuole fare del Piazzo un gioiellino, come dicono, pensiamo a un progetto che abbia senso». Noureddine Ahmame ha una trattoria in piazza ed è preoccupato perché da lui tante persone vanno per mangiare qualcosa in fretta e poi scappano, ma con questo blocco non avrebbero più il tempo di attraversare il borgo per raggiungere il ristorante. Anche i residenti sono contrari. Diego Persico, consigliere parrocchiale e dell'asilo, non riesce ad avere il pass perché non ne ha diritto e non può nemmeno accompagnare la mamma che abita in piazza quando arriva dall'ospedale. Anche Matteo Villano e Francoise Mello Teggia hanno paura che il Piazzo muoia: «Come fa qualcuno a venire a trovarci se il traffico è chiuso?».