Il numero di persone anziane aumenta in tutto il mondo, mentre diminuisce quello delle persone che possono assisterli. Ma niente paura: decine di aziende specializzate in intelligenza artificiale sono al lavoro per garantire ai più vecchi la sicurezza di cui hanno bisogno. A occuparsi di loro non saranno più badanti e infermieri, ma sistemi tecnologici che li sorveglieranno notte e giorno, capiranno se seguono le prescrizioni, lanceranno un allarme se stanno male, se cadono o se non mangiano o non vanno in bagno.  

Abbiamo solo una vaga idea di quanti progressi abbia fatto l’intelligenza artificiale nel campo dell’assistenza sanitaria, grazie allo sviluppo dell’Internet delle cose e dei sistemi cyberfisici, noti in inglese come CPS. Un CPS è un sistema informatico che interagisce con il mondo reale, ad esempio può controllare il traffico in una città, far funzionare una fabbrica o dire a Charles Leclerc quando deve fermarsi per cambiare le gomme alla sua Ferrari. Ma può anche sorvegliare un anziano lasciato solo nella sua stanza, e verificare che agisca sulla base di una serie di parametri prestabiliti.  

Già da molti anni erano in uso dispositivi tecnologici che sorvegliavano gli anziani e i bambini: ciondoli da portare al collo, telecamere, sensori per intercettare pianti o grida di aiuto. La grande novità è che i nuovi sistemi sono in grado di valutare una situazione e prendere decisioni. Queste tecnologie si avvalgono di ogni dispositivo esistente, dai sensori di movimento alle scansioni laser simili a quelle utilizzate dalle auto a guida autonoma. Un comportamento “vagabondo” di un individuo, una caduta o anche solo un cambiamento nel numero o nella durata delle visite al bagno può fare scattare un avviso per i familiari o per gli assistenti. “CarePredict”, un sensore posizionato sul braccio, può registrare i movimenti ripetitivi e accertare dunque se l’anziano sta mangiando, e se lo fa con la durata e all’ora previste. Altri sensori rilevano se una persona che è andata in bagno è seduta, e ne deducono che sta usando il water.  

Molti ospizi e centri di assistenza americani già si avvalgono di sistemi di controllo che accertano ad esempio se i loro ospiti hanno fatto la doccia,  o quanto e a che ora hanno dormito. Una tecnologia chiamata SafelyYou può capire se l’anziano dopo una caduta si è rialzato e sta bene, o se ha battuto la testa e ha bisogno di aiuto. Introdotto in una casa di cura, questo sistema ha ridotto della metà gli interventi del personale nelle stanze degli ospiti.  

Queste tecnologie, ovviamente, sollevano importanti domande sulla privacy, sul consenso da parte di persone non sempre in grado di intendere e di volere, e sull’affidabilità dei sistemi. I dati digitali si spostano rapidamente attraverso lo spazio, mentre i dati fisici degli esseri umani si spostano molto più lentamente, e a volte i due mondi non si sincronizzano in modo funzionale. Ci sono molte cose da perfezionare: i sistemi, ad esempio, ancora non distinguono se una persona si è inginocchiata per pregare o perché sta male, ma lo impareranno in fretta.  

E’ chiaro che in futuro l’assistenza sanitaria dipenderà sempre di più da sistemi ciberfisici in grado di analizzare lo stato di un malato e di consigliare la cura più adatta per ogni patologia. Già oggi i medici, soprattutto i più giovani, quando visitano un paziente passano più tempo al computer che non a esaminarne direttamente lo stato di salute e ognuno di noi consulta Internet prima di chiamare un medico.  

La grande accelerazione della ricerca nell’assistenza virtuale agli anziani è stata però determinata negli Stati Uniti dalla mancanza di personale, dovuta alle carenze delle infrastrutture pubbliche. Ad occuparsi dei vecchi sono lavoratori pagati pochissimo, quasi tutti immigrati e di colore, che vivono in gran parte al di sotto della soglia di povertà. Mentre la domanda cresce con il crescere del numero degli anziani, l’offerta si riduce, perché quasi ogni altro lavoro è meglio di questo.  

Toccherà dunque alle macchine farlo, rendendo reale quello che abbiamo finora visto solo nei film di fantascienza e riducendo gli anziani a esseri assistiti da sistemi cibernetici che ricevono la visita di un umano solo quando un algoritmo decide che è necessario. La scienza già ci dice che potremo vivere fino a 150 anni, ma non è detto che ne valga la pena.