4 giugno 2021 - 10:10

Paesaggio o clima? Non è un gioco di società, serve una strategia

La lacerazione nel mondo ecologista tra conservazione della bellezza e innovazione: al sogno dell’energia pulita si contrappone chi teme le sagome delle pale eoliche

di Venanzio Postiglione

Paesaggio o clima? Non è un gioco di società, serve una strategia Le pale eoliche installate sul crinale della montagna sopra a Castiglione Messer Marino, in provincia di Chieti : accusate di «inquinare» il paesaggio (foto Ansa)
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L’ecologia ha vinto. Ma adesso viene il bello. O il brutto. O tutti e due uniti, intrecciati, abbracciati. L’ambiente è l’avvenire. Ma non siamo in Germania, dove i Verdi volano e lo sbocco politico esiste da sempre. La vita green sta già avanzando. Ma la “transizione ecologica”, formula magica del nostro tempo, ha bisogno di metodo e obiettivi. Adesso. Prima che la forma delle procedure (dolcemente, inesorabilmente) bruci la sostanza del traguardo. E come si fa? Gli ecologisti non festeggiano. Per motivi di serietà però anche, diciamolo, per una lacerazione che non ha nulla di frivolo e banale ma è reale, profonda, culturale. Qual è l’orizzonte? Il paesaggio o il clima? Proteggere le città e le coste oppure salvare il pianeta? L’ambientalismo con cui siamo cresciuti, quello che ha difeso le nostre montagne e le nostre piazze, è scosso dal vento del futuro: ora, proprio ora, con i fondi europei, con la fiducia dei ragazzi, è il momento della svolta verde.

«Dilemma vero. Dibattito reale. Ci voleva. La transizione è già qui. È tempo di scatti creativi». Il 4 e 5 giugno su Corriere.it un grande appuntamento online con scienziati, scrittori, imprenditori e manager per parlare di questi temi al centro del progetto Pianeta 2021. Dalla lotta al cambiamento climatico alle energie rinnovabili, dallo sviluppo di città sostenibili all’attenzione ai consumi responsabili, ma anche alla promozione di un’istruzione di qualità e della parità di genere

Più pannelli solari e pale eoliche, meno emissioni e vecchi combustibili. Il sogno dell’energia pulita: oltre la crisi, la pandemia (e i profeti di sventura). Siamo al punto. Perché si può vincere e dividersi: ci sta. Una fetta del mondo ecologista freme e scalpita: basta con i veti dei soprintendenti, sì ai nuovi impianti e alla nuova epoca. Non tanto per una smania futurista («Noi non vogliamo più saperne, del passato», scriveva Marinetti), ma piuttosto per afferrare l’attimo («Cambiare adesso perché domani è tardi», dice Greta Thunberg). Ma un altro fronte ambientalista, altrettanto combattivo, teme che pale eoliche e simili possano deturpare il paesaggio, cioè la nostra storia, la nostra stessa anima, «il bel paese ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe», come sapeva già Petrarca. E allora viva i soprintendenti e anche le regole: va bene aggiornarle, non scavalcarle, perché l’Italia è bellezza e turismo o non è nulla. Dilemma vero. Non gioco di società su chi è più ecologista. Dibattito reale, e ci voleva, in un Paese che per una volta può discutere (anche litigare) sul suo futuro.

 Paesaggio o clima? Non è un gioco di società, serve una strategia

Gli impianti eolici e fotovoltaici come segno del progresso green o come simbolo di una comunità senza memoria (chissà cosa direbbe Pasolini, che si indignò pure per un brutto condominio di Orte). La “transizione” per salvare il clima è già qui, la vuole l’Europa ma soprattutto la chiedono i nostri ragazzi. Così come sarebbe insensato sconvolgere pezzi d’Italia senza chiedersi quando e perché. Tra i due estremi c’è un mare di ipotesi e di sfumature, magari una via possibile: ora si tratta di cercarla, con fatica. Con uno scatto. Magari un politico che tenga assieme passato e futuro. O un giurista che riesca a conciliare procedura e rapidità. O un architetto che sappia catturare il vento senza offuscare la bellezza. Si chiama creatività italiana, dicono.

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