1 giugno 2021 - 22:31

M5S e Rousseau, Grillo spingeva per l’intesa. Adesso la vera battaglia si gioca sull’uso del simbolo

La possibile contromossa dell’Associazione guidata da Davide Casaleggio, che ha fatto intendere che qualsiasi voto si svolga fuori dalla cerchia di Rousseau darebbe il la a battaglie legali

di Emanuele Buzzi

M5S e Rousseau, Grillo spingeva per l'intesa. Adesso la vera battaglia si gioca sull'uso del simbolo
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«Popcorn e maalox»: nelle chat dei Cinque Stelle la decisione del Garante della Privacy viene salutata con un mix d’ironia e perplessità. Il provvedimento, adottato d’urgenza, è solo la punta di un gigantesco iceberg, che non è ancora ben chiaro quali contorni possa assumere. «La sentenza non scioglie i nodi», dicono diversi parlamentari. «Siamo sempre in stallo, così non se ne esce», fanno eco alcuni pentastellati di peso. La decisione del Garante - attesa dai vertici già lunedì - in realtà arriva in un momento delicato. L’intesa economica per risolvere la controversia con Rousseau era a un passo, mai stata così reale negli ultimi mesi, almeno a detta di diverse fonti vicine a entrambi i duellanti.

La frenata dei vertici

Beppe Grillo aveva fatto pressione per raggiungere un accordo, alcuni big M5S appoggiavano la scelta, Davide Casaleggio stava trattando per una cifra compresa tra i 250 e i 300mila euro: saldato il conto economico - pari a un mese di nuove restituzioni dei parlamentari M5S - avrebbe consentito la votazione e si sarebbe fatto da parte, prendendo strade diverse. I vertici e Vito Crimi (e qualche malelingua sostiene anche Giuseppe Conte) hanno frenato, giusto in tempo per attendere la sentenza. Ora però la pronuncia del garante rigetta paradossalmente il Movimento nelle sabbie mobili. Le possibilità di un ricorso restano alte, altissime. Non solo. Il rischio adesso si fa politico. E tangibile. Se la situazione non dovesse sbloccarsi per via dei reclami, il M5S avrebbe non poche difficoltà a presentare le liste per le Comunali. Già adesso c’è chi ragiona di correre solo nei capoluoghi. Oltretutto - in caso di stallo - se Crimi certificasse le liste in qualità di reggente, ciò darebbe il via a una serie di ricorsi. In poche parole, la battaglia si sposterebbe sull’uso del simbolo. Una situazione che i vertici del Movimento vorrebbero evitare. Ecco perché potrebbe essere chiamato ancora in causa Grillo per sciogliere la diatriba del rappresentante legale: difficile però che lo showman - che si è speso per un accordo - non rammenti le sue posizioni ai contendenti.

Guerra conclusa?

Nel M5S invece sono convinti che la guerra sia conclusa. «Nel pronunciarsi il Garante ha confermato che Vito Crimi è il legale rappresentante del Movimento a cui consegnare i dati, anche nella sua veste di membro più anziano del comitato di garanzia. Se così non fosse stato - come sostiene Rousseau - il Garante avrebbe rigettato la richiesta di Crimi», è il ragionamento dei vertici. Non solo. «Dopo questo pronunciamento del Garante, non è più possibile votare su Rousseau come sostiene Casaleggio, perché Rousseau non può continuare oltre il termine del Garante a trattare i dati degli iscritti», spiegano. E proseguono: «La decisione del Garante è vincolante anche per il Movimento. Nello statuto ci sono clausole statutarie che parlano anche di altre modalità di voto non solo di Rousseau. E d’altra parte se Rousseau il 22 aprile ha interrotto i servizi o vuole decidere che tipo di votazione fare è evidente che il titolare perde fiducia nel responsabile e non ci sono più le condizioni per proseguire con la collaborazione».

Ogni due minuti un attivista di meno

Ambienti vicini all’associazione però sostengono che i servizi siano ancora attivi e che proprio per questo motivo vi sia un ulteriore deficit da supportare. Casaleggio ha fatto intendere che qualsiasi voto si svolga fuori dalla cerchia di Rousseau darebbe il la a battaglie legali. Perché non si è arrivati a una intesa con Rousseau? «La risposta - dicono nel Movimento - è che le pretese non erano accettabili. Inoltre è evidente che Rousseau non accetti il nuovo corso politico del Movimento, ha bloccato un’intera comunità, ma Conte non può accettare ingerenze politiche, ne va della credibilità del nuovo percorso. Quale credibilità, capacità innovativa, respiro europeo o internazionale può esprimere una forza politica che si fa ricattare dal soggetto incaricato di gestire i dati?». Ma tra i due litiganti, il terzo... scappa. Ieri dopo la pronuncia del Garante in quattro ore 120 attivisti hanno cancellato la loro iscrizione. Uno ogni due minuti. Da metà febbraio 7.719 persone hanno lasciato il M5S e Rousseau alle loro beghe. ©

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