Italy Grand Tour: il Museo d'Arte provincia di Nuoro

In un territorio liquidato come marginale, una storia di intuizioni e passioni ha trasformato il MAN di Nuoro in uno degli osservatori culturali più attivi e sorprendenti dell’Europa mediterranea
Italy Grand Tour il Museo d'Arte provincia di Nuoro

Questo articolo è pubblicato sul numero 23 di Vanity Fair in edicola fino al 8 giugno 2021

Nato nel 1999 come Pinacoteca Provinciale dall’unione di varie raccolte di arte locali separate, il MAN di Nuoro è un’istituzione che rappresenta una metafora assai fedele del territorio su cui insiste: periferico, ma centrale, arcaico, ma assolutamente votato alla contemporaneità. Il MAN ha rappresentato per la comunità nuorese, barbaricina, sarda in generale l’espressione di un aspetto eterodosso del carattere, se non dell’antropologia insito in quello e in tutti gli angoli di mondo ritenuti, spesso troppo sbrigativamente, periferici. L’intuizione che potesse germinare, ed essere coltivata, in quell’area del mondo, folkloricamente conservativo e resistenziale, una tensione di ricerca, un’apertura all’ipotetico sperimentale dell’arte, ha prodotto una delle istituzioni di arte contemporanea più attive e sorprendenti di quella parte d’Europa che gravita nel bacino mediterraneo. Considerando l’ampiezza e l’influenza per la cultura occidentale di quell’area infatti risulta chiaro come la Sardegna e Nuoro (che della Sardegna è il cuore culturale in senso genetico) non siano affatto periferici ma centrali. Sotto la guida di Lorenzo Giusti, successore alla direzione di Cristiana Collu, il MAN ha stabilizzato la sua vocazione glocal e ha sancito la sua aderenza a una comunità che nonostante la conclamata perifericità, ha dato i natali a Grazia Deledda (unica italiana a vincere il Nobel per la letteratura, nel 1926)o a Salvatore Satta, che con Il giorno del giudizio ha prodotto uno dei testi più importanti del Novecento letterario. Non c’è contraddizione, dunque, tra l’essere provincia e l’essere propulsivi. Con Luigi Fassi, attuale direttore, il MAN ha precisato un indirizzo che lo specifica come spazio in cui si possa leggere un’altra storia della nostra cultura contemporanea e dei fattori che l’hanno determinata. Partendo proprio da un rinnovato senso della centralità, il Museo d’Arte contemporanea di Nuoro è diventato uno spazio su cui si possano individuare gli estremi di quell’area mediterranea, mitica e prosaica, antichissima e modernissima, estesa assai oltre le sue sponde, che Fernand Braudel ha definito «falda di Storia lenta». Cosicché il Museo si sviluppa in una struttura in perenne contatto col proprio territorio, ma per sviluppare un pensiero che abbia una eco globale. Che sia in grado di interpretare senza schermi consolatori il proprio passato recente attraverso una mostra di enorme successo come Il Regno Segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale. Assieme al Festival Autunno Danza di Cagliari, il MAN ha prodotto uno spettacolo dal vivo (al museo) sulla figura di Anna Marongiu (2019), ponendo l’accento sui percorsi artistici e biografici di grandi figure di donne: Maria Lai, Maliheh Afnan, Anna Marongiu, Lisetta Carmi, Edina Altara, di cui è in programma un’attesa mostra monografica. Il centro del mondo visto dal MAN ha a che fare con la demolizione costante di molti luoghi comuni e rappresenta Nuoro, centro della Sardegna, la Sardegna, centro del Mediterraneo, come un immenso archivio di ricerca sul mondo da attivare e fecondare col lavoro degli artisti contemporanei.

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