29 maggio 2021 - 22:30

Il no di Toninelli alle scuse a Uggetti: l’ultima trincea dell’ex ministro che colleziona gaffe

Dal tunnel inventato al «mai con Draghi»: la parabola del grillino ortodosso. Sull’ex sindaco di Lodi (assolto con formula piena): «Devo vedere le carte....»

di Maria Teresa Meli

Il no di Toninelli alle scuse a Uggetti: l'ultima trincea dell'ex ministro che colleziona gaffe
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Lo chiamano il gaffeur seriale. E lo prendono in giro per quelle che più italianamente si definiscono topiche. Ma Danilo Toninelli, classe 74, nato a Soresina, in provincia di Cremona, ha elevato la gaffe a forma d’arte.
Grillino ortodosso, si è infastidito per quel mea culpa di Luigi Di Maio sul Foglio per il caso Uggetti: «Non c’è da chiedere scusa, prima voglio vedere le carte perché è un problema di moralità, bisogna prima guardare le motivazioni della sentenza», ha puntualizzato. E non ha aggiunto altro o quasi. L’ultima volta che aveva fatto una dichiarazione pubblica così netta era stato altrettanto ultimativo: «Non ci vengano a chiedere i voti per Mario Draghi». Glieli hanno chiesti, al Movimento 5 Stelle, e i grillini glieli hanno dati senza fare troppi problemi.

È lungo l’elenco delle gaffe del fu ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Un dicastero mica da ridere, da lui presieduto ai tempi del Conte uno. Quello che chiudeva i porti, per intendersi, con allegata spiega di Toninelli: «Fino a oggi non Salvini da solo, ma Salvini, con il sottoscritto e il presidente del Consiglio Conte abbiamo diminuito di una cifra davvero enorme il numero degli sbarchi».

Ma non è per questa affermazione che l’ex ministro dei Trasporti è diventato famoso: questa frase è stata prontamente dimenticata ai tempi del Conte due. Piuttosto sono altre le affermazioni che lo hanno reso famoso. Nell’esercizio delle sue funzioni, cioè da ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, una volta, nell’ottobre del 2018, ebbe a spiegare: «Sapete quante delle merci italiane e quanti dei nostri imprenditori utilizzano con il trasporto principalmente ancora su gomma il tunnel sul Brennero?» Era una domanda retorica, almeno nelle sue intenzioni, che l’allora ministro rivolgeva ai giornalisti. Peccato che Toninelli trascurasse il fatto che il tunnel non esisteva.

Ma l’allora ministro dei Trasporti non era un tipo da arrendersi alle prime difficoltà. Quando sono arrivate le seconde, con il ponte Morandi, ha ipotizzato un viadotto a 45 metri di altezza dove «si giochi e si mangi». E per far capire meglio il concetto del «dopo tragedia torna la vita» si è fatto un selfie un po’ di giorni dopo dil crollo del ponte in spiaggia sorridente con un baseball cap. I grillini si sono arrabbiati ma lui ha retto botta. Del resto lo ha fatto anche quando intervistato in tv doveva sponsorizzare gli incentivi alle auto elettriche e ha confessato di avere un simil suv Diesel.

Uomo di partito fino al midollo, Toninelli ha sempre fatto campagna per il Movimento. In Emilia-Romagna, alle ultime regionali,l’intrepido ex ministro dei Trasporti, pur sapendo che era una partita persa, si spese per il Movimento. E un giorno trionfalmente presentò il candidato grillino:«Ecco a voi Daniele Tanichelli». Su «La7» L’aria che tira gli fece tana: il candidato si chiamava Simone Benini. Toninelli aveva sbagliato il nome. E anche il cognome.

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