Area Marina: La distopia di The Handmaid's Tale e la Partita del Cuore

«Dopo ciò che è successo ad Aurora Leone dei The Jackal, è sorprendente vedere come, persino in un contesto benefico come quello legato alla ricerca sul cancro, l’ambiente calcistico si riveli ancora una volta uno dei più maschilisti»
Area Marina La distopia di The Handmaid's Tale e la Partita del Cuore

Ci sono giorni in cui l’idea di un futuro distopico come quello raccontato da Margaret Atwood nel suo libro, Il racconto dell'ancella, da cui è stata tratta anche una serie, non mi sembra poi così assurdo.

«Sei una donna, non puoi stare qui, sono le nostre regole», queste le parole che il direttore generale della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini, ha rivolto ad Aurora Leone dei The Jackal alla vigilia della Partita del Cuore, durante la cena ufficiale. Quando Aurora Leone ha ribadito di essere stata convocata esattamente come Ciro Priello e di aver dato anche le misure per il completino, Pecchini aggiunge: «Il completino te lo metti in tribuna, da quando in qua le donne giocano?». Devo ammetterlo, non beccavo un episodio di sessismo così plateale dai tempi in cui Trump dava «il meglio di sé» su Twitter.

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Una cosa grave come questa avrebbe meritato quantomeno una reazione da parte della Nazionale Cantanti e di tutti i presenti che hanno invece scelto il silenzio, l’unico a ribellarsi in quel momento, insieme alla Leone, è stato Priello. E come se non bastasse oltre il danno la beffa, dopo che i due membri dei The Jackal hanno denunciato l’accaduto a mezzo social, arriva una Story sul profilo Instagram della Nazionale Cantanti che, invece di prendere le distanze e scusarsi, mette le mani avanti srotolando una lista di donne che hanno partecipato alla Partita del Cuore, e accennando a quelle che fanno parte dello staff, perché loro no, non discriminano. Insomma, della serie «abbiamo anche tante amiche donne». È davvero sorprendente quanto persino in un contesto benefico come quello legato alla ricerca sul cancro, l’ambiente calcistico si riveli ancora una volta uno dei più maschilisti.

Sappiamo bene che all’interno dello sport le calciatrici non vengono riconosciute come professioniste e gli insulti che gli vengono rivolti sono tanti e frequenti, così come l’idea che le donne non capiscano niente di calcio è molto presente nell’immaginario collettivo. La mascolinità tossica del calcio maschile è cosa risaputa, del resto se calciatori dichiaratamente non eterosessuali si contano sulle dita della mano (e in Italia non ce n’è neanche uno), non credo sia un caso. Evidentemente un coming out in quell’ambiente con molta probabilità non verrebbe accolto positivamente.

Sessismo e misoginia sono dappertutto, e se nel calcio queste cose sono più evidenti è solo perché si tratta di un universo che è sempre riuscito a conservare una mentalità che si muove per stereotipi. Quando pensiamo all’uomo forte, che non deve chiedere mai, di successo e pieno di donne, quasi sicuramente l’immagine che si formerà nella nostra testa sarà quella di un calciatore. E infatti non c’è da stupirsi se quando gli uomini parlano in un certo modo alle donne, quei discorsi li definiamo «chiacchiere da spogliatoio».

L’ambiente calcistico è la cartina tornasole per capire che la nostra è una cultura misogina e sessista, ed episodi gravi come quello successo ad Aurora Leone ce lo dimostrano.

A questo punto in attesa che le cose cambino non ci resta che dire: sotto il suo occhio.

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