24 maggio 2021 - 07:23

Stresa, le cause dell’incidente: il cavo rotto verificato nel 2020 e il mistero dell’avaria dei freni

Il sistema di sicurezza non è riuscito a bloccare la cabina. L’azienda addetta alla manutenzione: non c’era nessuna criticità. Il procuratore Bossi: uno scenario di guerra

di Giuseppe Guastella

Stresa, le cause dell'incidente: il cavo rotto verificato nel 2020 e il mistero dell'avaria dei freni
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DAL NOSTRO INVIATO
STRESA (VERBANO-CUSIO-OSSOLA) — La fune d’acciaio «traente» che si spezza quando manca pochissimo all’arrivo e tutti stanno già preparandosi ad uscire a circa 1.400 metri di altitudine, proprio sotto la cima del monte Mottarone. La cabina che corre impazzita all’indietro fuori controllo, fa cento, duecento, trecento metri accelerando sempre più, si divincola dalla fune «portante» che deve sorreggerla e precipita a terra. Solo una delle 15 persone che si trovano a bordo sopravviverà. Come sia potuto succedere in un impianto appena revisionato è la domanda alla quale dovrà rispondere l’inchietsa della Procura di Verbania.

È passato da poco mezzogiorno. Sul Mottarone, la fredda montagna di 1.491 metri che separa il lago Maggiore dal lago D’Orta, splende il sole della primavera ed è meta di ciclisti che si inerpicano lungo le due strade che raggiungono la vetta, escursionisti che seguono i sentieri e cercatori di funghi. Quasi tutti arrivano in cima in auto, ma c’è chi sale con la funivia Stresa-Alpino-Mottarone che, mentre negli oltre cinque chilometri del suo percorso, regala una vista mozzafiato sul Lago Maggiore e le sue isole Borromee ed un panorama con pochi eguali sulle alpi italiane e svizzere. Le due cabine, quella che sale e l’altra che scende, possono trasportare fino a 40 persone ma a causa del Covid la capienza è stata ridotta per consentire il distanziamento dei passeggeri. Dal 26 aprile, quando le corse sono riprese, ci si può salire al massimo in 15. Non c’è manovratore, tutto è automatico e governato dalle stazioni di valle e di monte.

La cabina sta arrivando alla stazione di monte, mancano pochissimi metri. È facile immaginare che i turisti, tra cui alcuni stranieri venuti con gli amici, mettano gli zaini in spalla, per chi ce l’ha. Quando le manovre di avvicinamento stanno per cominciare si sente un colpo, «come uno schiocchio», riferisce un testimone al Corriere della Sera. È la fune traente, quella che tira la cabina e la fa muovere in salita, che si è rotta. La cabina comincia a correre all’indietro. Il pesante carrello che la sovrasta e poggia con le sue ruote sulla fune portante, in questo caso unica, anche se ormai quasi tutte le nuove funivie sono a doppia fune portante, la spinge in senso inverso. Forse entrano in funzione i freni di emergenza. Un altro testimone dice di aver sentito un «rumore forte, come lo stridere o di una frenata su un cavo metallico». È un giovane che con la fidanzata sta facendo trekking sotto il percorso della funivia. Sono passate ore, hanno ancora l’orrore negli occhi e non riescono a dire altro.

Traballa per la velocità la cabina mentre all’interno non possono che esserci panico e terrore assoluti. Dopo circa 300 metri raggiunge a folle velocità il pilone che aveva superato da qualche minuto in salita che ora si trasforma trampolino proiettandola in aria, facendola uscire dalla fune traente e cadere nel vuoto per una trentina di metri.Una tragedia immane, al momento senza una spiegazione. Dovranno darla i periti ch oggi saranno nominati dal procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose che, al momento, è contro ignoti, ma c’è da giurare che presto sul registro degli indagati saranno iscritti i primi nomi.

Il punto centrale dell’inchiesta sarà capire perché la fune traente si è spezzata e perché i freni di emergenza non hanno funzionato. Dopo i primi sopralluoghi dei Vigili del fuoco il magistrato ha posto sotto sequestro l’intero impianto. Per tutta la giornata di ieri, il procuratore è stato sul luogo dell’incidente con i Carabinieri, i Vigili del fuoco e gli uomini del Soccorso alpino, mentre i carabinieri della compagnia di Verbania sentivano i primi testimoni. «La cosa che mi ha colpito di più è la manina di un bambini che sporgeva dai rottami della cabina», dice la dottoressa Bossi do aver lasciato l’area del disastro. È stata colpita da ciò che ha dovuto osservare: «Ciò che ho visto è uno scenario di profondo dolore che immaginavo si potesse vedere solo in guerra». E rivela: «Abbiamo pianto in tanti. Prima di autorizzare la rimozione dei corpi, ho chiesto che si facesse un minuto di silenzio».

L’azienda che ha installato l’impianto e che si occupa della manutenzione, la Leitner di Vipiteno, una della più importanti nel settore al mondo, dichiara in una nota che «l’ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato a novembre del 2020 e gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità» e che «la revisione generale, che consiste in una severa revisione dell’intero impianto, dalle cabine ai carrelli, agli argani e alle apparecchiature elettriche, era stata realizzata nell’agosto del 2016. Da allora, ogni anno a novembre, si sono succeduti con regolarità i controlli alle funi. Sempre con esito positivo».

gguastella@corriere.it

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