Transizione ecologica

Cingolani: «Serve un compromesso tra sostenibilità ambientale e fattibilità»

Chiamata tra il ministro e il commissario europeo Vestager sulle bollette scontate alle imprese «energivore»

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

«Vogliamo il rinnovabile ma escono fuori tutti i problemi paesaggistici, giustissimi, sui cui non discuto. Non vogliamo il nucleare, il gas e il carbone ma vogliamo telefonini, il modello industriale e il condizionatore a casa. Dobbiamo trovare il compromesso tra sostenibilità ambientale e fattibilità».

A dirlo è il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che sottolinea: «Dove vedo il vero problema? Se tutti non rinunciano a qualcosa, gli 8 miliardi di watt che dobbiamo mettere nei prossimi 10 anni non li metteremo».

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La telefonata con Vestager su interrompibilità delle imprese energivore

Cingolani ha avuto una telefonata con la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, in cui ha difeso il regime italiano di “interrompibilità delle imprese energivore”, che l’Unione europea ritiene aiuti di stato. L’interrompibilità significa che le industrie che consumano molta elettricità accettano di subire improvvise interruzioni delle forniture, per permettere al gestore della rete di coprire picchi di consumi in altri settori (ad esempio per il condizionamento d'estate). In cambio, le aziende ricevono uno sconto in bolletta, che viene coperto dallo stato.

Cingolani ha spiegato a Vestager che l'Italia ha un sistema di interrompibilità molto più avanzato ed efficiente degli altri paesi europei, e che questo sistema è necessario per evitare problemi e blackout sulla rete elettrica. Vestager ha risposto che l'argomento dovrà essere approfondito in incontri successivi, e che comunque l'Italia anche in questo campo deve permettere la concorrenza di altri operatori europei.

Una lunga transizione

«La mia preghiera è che ci sia capacità di discernere tra posizioni ideologiche e le situazioni di compromesso che sono alla base del grande disegno della sostenibilità» ha sottolineato il ministro durante l’evento in streaming “La Regione Emilia-Romagna tra neutralità carbonica e transizione energetica” al quale ha preso parte anche il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

«Purtroppo - ha aggiunto - non c’è la soluzione che spingo un pulsante e si risolve tutto. Siamo di fronte a un problema colossale ed è colossale non solo il problema dell’ambiente: anche se noi volessimo spegnere tutto ciò che inquina ci troveremmo milioni di disoccupati in giro. E non è credibile trasformare tutto subito in nuovi lavori verdi, perché bisogna crearla la transizione. Se siamo d’accordo che questa transizione duri 5, 7, 8 anni - ha concluso Cingolani -, per arrivare almeno al primo obiettivo della decarbonizzazione al 55% questo percorso va fatto insieme, non muro contro muro».

Impostare la transizione nei prossimi tre anni

«Io - ha aggiunto - non penso che la transizione ecologica non sia compatibile con il lavoro, però queste sono trasformazioni importanti che richiedono tempo. Noi cambiamo tecnologia, sappiamo che nei prossimi 20 anni quasi tutti i lavori che verranno inventati oggi non esistono. Avremo enormi opportunità di creare posti di lavoro, ma non nei prossimi tre anni, quindi se guardiamo i prossimi tre anni è uno scenario pazzesco, ma se guardiamo i prossimi 15 dovremmo essere molto ottimisti».

«Il punto è che per giustificare l’ottimismo dei prossimi 15 anni, nei prossimi tre dobbiamo lavorare bene, quindi dobbiamo impostare la transizione. Questa transizione - ha aggiunto il ministro - non può essere che da domani tutto l’idrogeno verde si elimina, tutto il gas si elimina domani, perché questa cosa qui non sarebbe sostenibile per quelli che ci sono. Perché è vero che dobbiamo garantire un futuro, ma dobbiamo anche garantire un presente per avere un futuro».

Sulle riforme operare in maniera innovativa

«Noi dobbiamo fare investimenti - ha ricordato Cingolani - solo in ambito ambientale per quasi 70 miliardi in 5 anni e in ambito digitale per 45 miliardi, vado a memoria. Non c’è una organizzazione fatta apposta per un evento speciale di questo tipo, quindi anche qui, persino dal punto di vista delle riforme, bisogna accettare l’idea che su alcune cose dobbiamo operare giocoforza in maniera un po' innovativa, per non dire distruttiva per certe regole, e anche qui il muro contro muro non va bene».

Fase implementazione la più difficile, serve collaborazione

«Succede una cosa mai successa prima - ha detto il ministro nel suo intervento -: ci prestano dei soldi, ma ci danno anche la tabella dei tempi che abbiamo per usarli. Se pensiamo al Next Generation Eu come al mutuo della nostra casa, forse possiamo capirlo.Chi dice di avere delle prerogative rischia di mandare all'aria tutto e si rischia di fare una figuraccia. Spero che nelle prossime settimane lo spirito di collaborazione sia ancora più forte. Tutti sanno scrivere un buon progetto, ma la fase di implementazione è quella più difficile».

La parola del futuro è sostenibilità

«Ho cercato, lavorando al Pnnr, di fare un’operazione che fosse il più possibile sostenibile, perché per me la parola del futuro è sostenibilità» ha spiegato il ministro. «Penso che il ministero della transizione ecologica, proprio per nome, non potrà essere tale troppo a lungo. Una transizione può durare molti anni - ha aggiunto il ministro - però una volta impostata non deve essere più il ministero della Transizione, ma deve essere il ministero che ha un obiettivo, cioè una grande area di interesse di un Paese avanzato, da difendere. E io vedrei se non un ministero del futuro, che è troppo poetico, un ministero della sostenibilità, dove per sostenibilità io continuo a dire che dobbiamo trovare l’equilibrio tra le diverse istanze», ha concluso Cingolani.

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