Vaccini anti-Covid, Crisanti: "Italia come Israele e Regno Unito in 2-3 mesi"

Salute e Benessere

Il microbiologo critico sulle riaperture: "La decisione del governo di riaprire determina i rischi per le persone più fragili. Israele e Inghilterra insegnano che con il vaccino se ne può uscire mentre in Italia si è deciso di far correre rischi inutili alle persone fragili solo per non aspettare 2-3 settimane"

"Nel giro di 2-3 mesi potremo essere anche noi ai livelli di Israele e Inghilterra". Lo ha detto Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova, ad "Agorà" su Rai3. "Poi la sfida è restare tali - ha ricordato Crisanti - e dobbiamo capire che se nel mondo centinaia di milioni di persone non vengono vaccinate si creano le condizioni migliori per creare sempre nuove varianti: è nostro interesse che tutti ricevano i vaccini. virus è esclusivamente una questione di probabilità, più ci si incontra più le probabilità crescono. Ogni azione conta - spiega Crisanti - conta la mascherina, conta il distanziamento, conta evitare gli assembramenti. Il virus circola alle 8 di mattina come la sera tardi ma il coprifuoco dà il suo piccolo contributo al controllo dell'indice Rt ”.

 

Rischio riaperture

Crisanti resta scettico sulla decisione di riaprire il Paese. Due o tre ulteriori settimane di chiusura, secondo il professore di Padova, avrebbero fatto la differenza per una riapertura in maggiore sicurezza. “La decisione del governo di riaprire determina i rischi per le persone più fragili. Israele e Inghilterra insegnano che con il vaccino se ne può uscire mentre in Italia si è deciso di far correre rischi inutili alle persone fragili solo per non aspettare 2-3 settimane.

E 'una corsa tra le vaccinazioni e il virus ”. In sostanza secondo Crisanti è ancora troppo presto per valutare gli effetti delle riaperture sull'andamento del Covid in Italia. Il modello Israele resta ancora lontano dal nostro: secondo i dati del ministero della Salute, oltre l'80% della popolazione israeliana di età superiore ai 16 anni ha già ricevuto le dosi del vaccino.

 

Liberalizzare i brevetti

"Non penso proprio che la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini da un momento l'altro ne farebbe produrre di più. Innanzitutto bisogna capire chi effettivamente possiede i brevetti - ha spiegato Crisanti - poi bisogna porsi un altro problema: se questi brevetti vengono in qualche modo 'espropriati', chi li fa i prossimi vaccini? Ci sono altri 200 vaccini anti Covid in via di sviluppo. Bisogna evitare il disincentivo: secondo me la cosa migliore è pagarli di più e chiedere alle case produttrici di dare licenze favorevoli ai Paesi che ne hanno bisogno. C'è un precedente - ha ricordato il microbiologo - In Africa l'Aids fece una strage fino a quando non venne fatto un accordo con le grandi società farmaceutiche titolari dei brevetti ei farmaci furono distribuiti anche lì ".

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