Lettera al risparmiatore

Coinbase e bitcoin, la battaglia delle cripto-borse per conquistare i clienti

Focus. La piattaforma sbarcata al Nasdaq punta ad ampliare prodotti e servizi. I nodi dell'arbitraggio normativo e della volatilità delle diverse criptovalute

di Vittorio Carlini

(NurPhoto via AFP)

5' di lettura

Il mondo delle criptovalute continua a cresce. Diversi segnali sono lì a dimostrarlo. Così, ad esempio, la capitalizzazione delle cryptocurrency, secondo Coingecko, ha raggiunto il 7 maggio scorso il record di 2.458 miliardi di dollari. Non solo. Varie istituzioni finanziarie, di recente, hanno iniziato a “esporsi” al bitcoin. Tra le altre Black Rock, che ha autorizzato due suoi fondi ad investire in future sulla cripto valuta creata da Satoshi Nagamoto.

Si tratta di mosse che, spinte da opportunismo oppure no, costituiscono un’implicita legittimazione della “criptoeconomy”. Un mondo rispetto al quale, da tempo, sono riferiti diversi strumenti finanziari scambiati su piazze tradizionali: dai future alla Borsa di Chicago fino agli Etf quotati in Canada. Insomma: i segnali positivi ci sono.

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BILANCI A CONFRONTO
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Dubbi e polemiche

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Le discussioni (e polemiche) rispetto al bitcoin e i suoi fratelli non mancano. L’attuale segretario al Tesoro Usa Janet Yellen ha definito la criptovaluta uno strumento inefficiente, spesso usato per finanziamenti e transazioni illecite, evidenziando anche la grande quantità d’energia necessaria per le transazioni stesse. Inoltre, unitamente all’incognita dovuta al fatto che non di rado si è in assenza di normativa, il bitcoin resta volatile. A inizio dello scorso settembre la cryptocurrency si trovava intorno ai 10.000 dollari. Successivamente, in dicembre, ha accelerato moltissimo al rialzo raggiungendo quota 40.000. Da lì è ulteriormente balzata ai massimi di metà aprile (oltre il 63.300 dollari). Oggi viaggia intorno ai 58-59.000 dollari. Si tratta di un andamento che, graficamente, è rappresentato da dei “denti di sega” inclinati positivamente. Cioè: il trend è contraddistinto da massimi, e successivi minimi, ciascuno sempre maggiore nel tempo. Ebbene: proprio questo saliscendi mostra l’erraticità della criptovaluta. Certo: analizzando l’intero arco di vita del bitcoin si nota che i vari record al ribasso sono sempre a prezzi maggiori rispetto ai precedenti. Tuttavia, il Bitcoin volatility index, calcolato dal sito buybitcoinworldwide e stimato sugli ultimi 30 giorni, è circa del 4,03% mentre la media, ad esempio, dell’oro è intorno all’1,2%.

LE STIME AZIENDALI SU PRIMO TRIMESTRE 2021

Dati in milioni di dollari

LE STIME AZIENDALI SU PRIMO TRIMESTRE 2021

La quotazione

Ciò detto, all’interno dello scenario descritto si è concretizzato il seguente evento: la quotazione al Nasdaq della piattaforma centralizzata di scambi di criptoasset Coinbase. Lo sbarco è avvenuto con il modello del “direct listing”. Il prezzo di riferimento per l’operazione era di 250 dollari ad azione. Nella prima seduta di contrattazioni il titolo ha raggiunto il valore massimo di 429,54 dollari per, poi, chiudere a quota 328,28. Attualmente viaggia intorno ai 263 dollari. Cioè: sopra il prezzo di riferimento ma lontano da quello del debutto. Un andamento che deve indurre estrema cautela e prudenza.

LA CAPITALIZZAZIONE DELLE CRIPTOVALUTE

Dati in miliardi di dollari

LA CAPITALIZZAZIONE DELLE CRIPTOVALUTE

La corsa all’oro dei clienti

Al di là della dinamica dei prezzi in Borsa, Coinbase pone alcune priorità a sostegno del busines. Tra queste: aumentare la base dei clienti.

Già, aumentare la base dei clienti. Quest’ultimo fronte, a ben vedere, implica una sfida che coinvolge le altre cripto Borse. È la stessa società che, nel prospetto alla quotazione, sottolinea «l’alta competizione» portata dalle differenti piattaforme. «Senza scordare, poi - sottolinea Ferdinando Ametrano, fondatore e ceo di CheckSig -, che la verde età del business, unitamente all’innovazione tecnologica e all’evoluzione normativa, spingerà il consolidamento del settore». E, di conseguenza, «la sfida per la crescita e l’acquisizione di nuovi utenti sarà serrata». Sia come sia, nel radar delle cripto Borse ci sono i nuovi clienti. Un mondo variegato che può essere quantificato? Secondo alcune stime i portafogli virtuali, a livello globale, dovrebbero assestarsi intorno ai 100 milioni. Tuttavia, visto anche il fatto che molti operatori hanno più “wallet” su diversi exchange, dare numeri precisi è difficile. Più sensato, invece, offrire indicazioni riguardo specifici aspetti degli exchange. Così «attualmente – spiega Marco Monaco, director di PwC Italia – può stimarsi, da un lato, che i ricavi annuali da trading delle piattaforme centralizzate di scambio delle criptovalute valgono circa 18 miliardi di dollari»; e, dall’altro, che «il controvalore dei volumi giornalieri, considerando anche la piattaforme decentralizzate (che però hanno un peso limitato, ndr), è intorno ai 250 miliardi di dollari».

QUANTO PESANO LE VARIE CRIPTOVALUTE

Dati in % su totale capitalizzazione

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Le criptoBorse

I dati sono significativi. Ben si capisce, quindi, il perché ci sia la corsa all’oro, rappresentato dai nuovi utenti, da parte degli exchange centralizzati. Piattaforme che sono numerose. Tra le varie tuttavia, oltre alla neoquotata al Nasdaq Coinbase, alcune ricorrono più frequentemente di altre nei commenti degli esperti. Quali? In primis Binance, la cripto Borsa più importante in termini di scambi. Poi: Kraken, Crypto.com e Gemini. Molto rilevanti, infine, le piattaforme asiatiche: da Huobi Global, al quarto posto nella classifica di coinmarketcap.com, fino Bithumb e Kukoin.

Il modello di business

Detto dei diversi player, c’è un tema trasversale che li lega: le commissioni da transazione. Cioè gli exchange realizzano gran parte del loro giro d’affari attraverso le “fee” che l’investitore paga per l’operatività sui criptoasset. Coinbase, in tal senso, indica che i suoi ricavi derivano sostanzialmente proprio dalle “transaction fee”. È intuitivo, quindi, come la ricerca di nuovi utenti, sia retail che istituzionali, passi anche attraverso diversi modelli commissionali. Un esempio? Lo offre il sistema cosiddetto del “maker taker fee”. Si tratta di un meccanismo, replicato dalle Borse tradizionali, «che - spiega, Amedo Altamura di Be Shaping the future - mirando ad incentivare gli scambi sulla piattaforma, prevede uno sconto sulla commissione per l’ordine non immediatamente eseguito (maker)». Rispetto invece alla proposta subito concretizzata (taker) l’investitore paga la “fee” piena. «A ben vedere Coinbase prevede il sistema in oggetto, ma all’interno di una proposta più articolata. Altri player, quali ad esempio Binance, ci puntano con maggiore forza».

La diversificazione

Ma non è solo questione di “transaction fee”. Nel prospetto per la quotazione Coinbase indica altre fonti di ricavi. Quali? Tra le altre: le “revenues” legate alla conversione tra diverse cryptocurrency e alla custodia delle medesime; oppure alla vendita di “analytics”. O, ancora, al cosiddetto “staking”. Questo, senza pretesa di esaustività, consiste nel realizzare determinati atti amministrativi (ad esempio, la validazione di un blocco) in favore di terzi che hanno criptovalute depositate presso l’exchange.

Ciò detto la società, sempre per aumentare la base clienti, punta, unitamente all’ampliamento dei criptoasset offerti, a fornire nuovi prodotti e servizi. Si tratta di una strategia che, peraltro, contribuisce a rendere meno volatile il business. Le “transaction fee” (soprattutto su bitcoin ed ethereum che, nel 202o, hanno costituito il 56% dei volumi da trading della società) sono infatti collegate alle cryptocurrency. Le quali, risultando molto erratiche, possono rendere il giro d’affari di Coinbase oggetto di fluttuazioni. Di qui l’utilità a diversificare le entrate.

La spinta su nuovi prodotti e servizi, va però sottolineato, attiene anche e soprattutto all’aumento dei ricavi. In tal senso Coinbase sottolinea che, nel 2020, quando un utente retail è stato “coinvolto” con almeno un prodotto “non d’investimento” la media delle “revenues” a lui riferita è aumentata intorno al 90%.

Il nodo legislativo

Fin qui alcune suggestioni su diversificazione e corsa ai clienti. C’è però un altro fronte importante: quello normativo. Le cryptocurrency, per la loro stessa natura innovativa, spesso si sono sviluppate in assenza di legge. In tal senso per Coinbase la quotazione, che richiede di conformarsi a norme precise, può essere un handicap nei confronti della concorrenza. La quale, magari, opera in assenza di legge. «In realtà - tiene a precisare l’avvocato Andrea Conso, dello studio Annunziata & Conso - la situazione è più articolata. La “compliance” può essa stessa essere una marcia in più». Vale a dire? «Pensiamo all’arbritaggio normativo. In prima analisi può credersi che avere la sede legale in uno Stato “off shore” con una legge più favorevole sia un vantaggio. E però, a fronte del fatto che questi settori verranno via via normati, è probabile che chi ha già le carte in regola ne potrà trarre maggiore beneficio in futuro».

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